COVID: il pianeta che si ribella

Immagine da www.talentilucani.it

Un contributo di Bernardo Severgnini , membro del Gruppo Tematico Economia&Decrescita (*)

Il virus Covid-19 sta mettendo in crisi il nostro stile di vita e la nostra economia, ma se indaghiamo tra le cause che hanno favorito la proliferazione di questo virus scopriamo che proprio il nostro stile di vita e il nostro modello economico hanno contribuito a scatenarlo. Il covid19 è uno dei tanti effetti collaterali di questo sistema, che sempre più pretende di sacrificare gli equilibri naturali sull’altare della produttività e di un consumismo insostenibile. Ecco alcuni fattori che hanno favorito lo sviluppo del virus:

1) Il consumo eccessivo di carne da parte degli esseri umani, e quindi gli allevamenti intensivi, che aumentano la promiscuità fra uomini e animali favorendo il passaggio dei virus dagli animali all’uomo.

2) la deforestazione, strettamente collegata al consumo di carne (la principale causa di deforestazione è la necessità di ricavare spazio per la coltivazione di mangimi per animali da macello). La deforestazione costringe moltissime specie animali originarie delle foreste a lasciare il proprio habitat e migrare, diffondendo anche i propri virus.

3) il cambiamento climatico dovuto all’aumento di anidride carbonica, causato in larga parte proprio dalla deforestazione. Il cambiamento climatico, anch’esso, spinge le specie animali a spostarsi delle loro zone abituali per cercare climi più adatti, portandosi appresso i propri virus.

4) l’urbanizzazione incontrollata nei paesi poveri. Molte popolazioni perdono la propria terra a causa della desertificazione (vedi cambiamento climatico) o perchè le proprie terre sono requisite da multinazionali, spesso del settore agroalimentare (vedi sopra…). Lasciando le proprie terre le persone si ammassano nelle periferie delle città, dove vivono in condizioni igieniche disastrose e ammassati uno sull’altro in grande densità, favorendo la proliferazione dei virus.

5) La globalizzazione, che comporta lo spostamento continuo e rapido di persone attraverso il pianeta, favorendo la diffusione del virus e generando nuovi focolai in continuazione.

6) L’inquinamento atmosferico, dovuto soprattutto alle attività industriali ma anche, ancora una volta, agricole, che indebolisce il sistema respiratorio delle persone e rende più pesanti gli effetti del virus. A questo si aggiunga che le polveri sottili agiscono da “nastri trasportatori” per la diffusione delle particelle virali nell’atmosfera.

Quindi, nonostante gli attori protagonisti del sistema liberista globale continuino a dichiarare che la pandemia è stata determinata da fattori esogeni rispetto al sistema economico (ad esempio Mario Draghi in una recente intervista al New York Times), si evince chiaramente come invece siano state proprio le attività economiche ad averla scatenata e ad averne agevolato la diffusione. Le responsabilità maggiori ricadono sui grandi gruppi industriali che in nome del profitto non si fanno scrupoli a sfruttare intensivamente le risorse del pianeta e a scaricare sulla collettività le conseguenze. Ma queste responsabilità vanno condivise con i gruppi finanziari e tutti i soggetti che acquistando in borsa le azioni di queste società contribuiscono a sostenere la loro opera devastatrice. Un’opera che si avvale anche del sostegno della politica internazionale, incapace di legiferare in senso contrario agli interessi di queste lobbies, essendone il terminale istituzionale.

Certo, anche i comportamenti dei singoli consumatori hanno il loro peso, nessuno è esente da responsabilità, ma molto spesso i singoli cittadini si trovano nell’impossibilità di agire in modo virtuoso, perché le soluzioni “ecologiche” sono troppo costose, troppo lontane, troppo inaccessibili, o perché gran parte della popolazione non è adeguatamente informata sulla questione. L’ecologia insomma in molti casi rappresenta un lusso riservato a persone di un certo reddito e di una certa estrazione culturale. Sarebbe compito della politica allestire le condizioni affinchè i comportamenti ecologicamente virtuosi siano alla portata di tutti, ma, come si diceva, la politica risponde per lo più agli interessi di grandi aziende inquinatrici, le stesse che finanziano i partiti, e pone in secondo piano gli interessi della collettività. Ecco perché, ad esempio, la mobilità è ancora in gran parte affidata al trasporto privato. Ecco perché, sul piano culturale, lo Stato italiano affida progetti di educazione ambientale nelle scuole a un’azienda come ENI, tra le maggiori responsabili mondiali della devastazione della natura.

La pandemia è il frutto della scelta degli uomini di manipolare gli equilibri naturali degli ecosistemi per renderli funzionali alle esigenze della produzione. E’ uno dei tanti effetti nefasti della reazione della natura agli assalti che le sono stati tesi dagli umani e dai loro processi economici. E’ un altro esempio che ci dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, come sia imprescindibile agire nella ridefinizione radicale del sistema economico se si vuole davvero prendersi cura del pianeta Terra. I nuovi modelli dovranno essere finalmente tesi senza esitazioni alla riduzione della produzione, oltre che al suo efficientamento, e dovranno garantire il benessere di tutti prima che il tanto avere di pochi.

Ecologia ed economia sono indissolubilmente legate. Sta alla politica decidere se farle litigare o farle andare a braccetto. Per questo l’intervento pubblico si rende più che mai necessario nella ridefinizione delle scelte macro-economiche. Bisognerà abbandonare per sempre il mito liberista secondo cui il mercato, autoregolandosi, porterebbe alla risoluzione di tutti i problemi. Ormai i fatti hanno ampiamente dimostrato il contrario. Ma l’intervento pubblico potrà essere efficace solo se la classe politica sarà libera dal giogo, dalla pressione e dal condizionamento delle grandi lobbies inquinatrici. Un compito che chiama in causa tutta la comunità, che dev’essere in grado di costruire processi politici liberi e finalizzati alla tutela degli interessi collettivi. Per questo tutti noi siamo chiamati a lottare, diffondendo consapevolezza e passione.

Il tempo stringe, la natura ha già cominciato a ribellarsi.

(*) Gruppo Tematico Economia & Decrescita MDF

Il Gruppo Tematico è nato nel giugno 2015 allo scopo di affrontare il rapporto tra Decrescita ed Economia in modo sistematico, sia a livello microeconomico (proposte economiche in ambiti specifici) che a livello macroeconomico (definizione dei parametri che possono caratterizzare uno scenario economico con un impatto ecologico sostenibile).

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