di Gianfranco Marelli
Eva Milan, Nemesis, Youcanprint SelfPublishing, 2018, pp. 656
Eva Milan, Eternity, Youcanprint SelfPublishing, 2018, pp. 490
«La critica che coglie la verità dello spettacolo
lo scopre come la negazione visibile della vita;
come una negazione della vita che è divenuta visibile».
(Guy Debord, La società dello spettacolo, § 10)
«Ogni certezza era crollata, tranne quella d’esser vivi, e così dilaniata ogni coscienza. Non era il mare, non il cielo, ad aver assunto un colore violaceo, ma gli occhi stessi dilaniati, dall’esplosione devastante di continenti interi, sotto l’inerzia e il giogo dei popoli viziati e ignari, ormai incapaci di leggere gli eventi e del discernimento, tenuti a bada con l’inganno e il terrore di perdere ogni cosa. In pochi poterono dirsi salvi, eppure condannati al post-umano, e tutta la Storia rasa al suolo, e reso eterno il Presente».
Mai sintesi più precisa, sintetica ed efficace credo sia stata fornita per descrivere il post-umano, vale a dire la mutazione antropologica che l’intera umanità sta affrontando nel presente stato pandemico, in cui le relazioni interpersonali hanno subito una radicale trasformazione attraverso un comunicarsi virtuale, privo di corporeità, imposto dal distanziamento sociale al fine di preservare la “nuda vita”. Sennonché tale analisi fu pubblicata ben due anni prima della tempesta virale da Covid-19 che repentinamente ha investito l’intero Pianeta, sconvolgendone l’assetto socio-economico, al punto da auspicare – addirittura desiderare – di poter ritornare a “vivere come prima”, sebbene già “prima” le condizioni di vita per la maggior parte dell’umanità non fossero affatto rosee; disastri ecologici, crisi economiche, implementazione di nuove tecnologie più pervasive hanno finito per stravolgere il vissuto quotidiano in un eterno presente dominato dalla precarietà del futuro, nell’incertezza di poter preservare il poco “benessere” conquistato con tanti sacrifici.
Se a questo aggiungiamo che le righe sopra riportate sono l’introduzione di un romanzo distopico, Nemesis, virato fra il fantascientifico e il thriller, possiamo ben comprendere quanto la descrizione del futuro appartenga ormai al passato, tant’è che il catastrofico 2041 – anno dell’immaginario fall-out nucleare – assomiglia terribilmente all’angoscioso 2020, affrontato con timorosa speranza e incerta fiducia nelle possibilità di uscirne indenni. Per questo – dopo aver affrontato scritti e autori che sotto diverse angolature hanno esposto e analizzato la realtà presente e i suoi possibili scenari futuri1 (qui, qui e qui) – abbiamo deciso di affidarci non più a un saggio storico-filosofico, bensì a un’opera letteraria, nell’intento di catturare l’afflato emotivo e passionale di una vicenda immaginifica, proiettata in un futuro prossimo, ma così vicino alla realtà che quotidianamente viviamo in modo frenetico e claustrofobico, da far percepire di trovarci di fronte a una svolta epocale, i cui contorni, più che prefigurare il domani, ci ripropongono un eterno presente, costituito da un passato che non passa mai.
Del resto, in diverse interviste, Eva Milan1 – autrice di Nemesis e del sequel Eternity, la saga che qui analizziamo – ha sempre sottolineato quanto la scelta di scrivere un romanzo sia maturata, dopo anni e anni di impegno come giornalista investigativa, dalla necessità di trasmettere l’esperienza e la conoscenza di militante mediattivista in una forma e con uno stile capaci di comunicare come l’Infosfera – lo spazio delle informazioni veicolate dalla Rete e dai mass media – abbia modificato la percezione della realtà, ma soprattutto le nostre emozioni; e cosa più di un romanzo – nel tempo divenuto appunto una saga che racconta le vicende di un gruppo di persone in lotta contro il dominio di un governo virtuale esercitato tramite un server privato – avrebbe potuto descrivere con passione e coinvolgimento la vita quotidiana al tempo di Internet of things, l’utilizzo dei Big Data e l’impiego dell’Intelligenza Artificiale?
La saga è suddivisa in sei libri. I primi quattro – raccolti nel volume Nemesis – descrivono la situazione creatasi a Seattle nel 2041 dopo un conflitto nucleare scoppiato su scala planetaria. In tal contesto sopravvivono due mondi perennemente in lotta: Nyx e Arcadia; il primo, ferito nel profondo dalla guerra nucleare e da lotte e contrasti sterili, è indirizzato verso l’estinzione dell’umanità; il secondo, idilliaco fin dal nome, è invece una specie di Paradiso Terrestre scampato al fallout nucleare in cui la pace e la serenità vengono mantenute ipertecnologicamente e l’unico accesso informativo è controllato mediaticamente da ArcadiaTV e Arcadia.Net. Addirittura, è ritenuto illegale qualsiasi giornalismo indipendente, in quanto foriero di dubbi e, pertanto, considerato dalla propaganda orchestrata dal sistema una minaccia per gli ignari abitanti di Arcadia, abituati a condividere una felicità senza verità propinatagli come la sola realtà immaginabile, ma soprattutto desiderabile. Ritenuti sobillatori e terroristi, i pochi giornalisti investigativi – fra i quali Julia, la protagonista principale dell’intera saga, figlia del fondatore del gruppo “Nemesis” – sono costretti all’esilio a Nyx e, grazie alle abili capacità informatiche dell’hacker Antonio – un libertario nato in Chiapas da madre zapatista e padre italiano, attivista desaparecido – riescono ad infiltrarsi nel Server di Arcadia al fine di svelare ciò che viene nascosto e negato dal regime mediatico.
Come si evince, i due mondi sono l’allegoria, da un lato, dei social network, chiusi nella loro dimensione autoreferenziale, felice, ipertecnologico; dall’altro lato, degli esclusi, dei senza voce, di coloro che rimangono umani di fronte al post-umano, autentici e non virtuali. Ma, al contempo, questi due mondi rappresentano la situazione geopolitica attuale, per cui Arcadia è il sistema globalizzato del neurocapitalismo che sta tendendo all’egemonia attraverso la singolarità tecnologica, le macchine, i robot, l’intelligenza artificiale, mentre Nyx è tutto ciò che di umano, di autonomo, dal basso, cerca di resistergli. Chiaramente Eva Milan, nell’utilizzare l’artificio letterario, vi traspone la propria esperienza di analista dei media, insistendo sulla contrapposizione fra realtà e menzogna, tra verità autentica e verisimiglianza pilotata mediaticamente come forma di controllo delle coscienze. Una tematica appartenente alla distopia più classica, da 1984 a Fahrenheit 451, e che in Nemesis compie un ulteriore salto prospettico, descrivendo come le moderne forme di dominio mediatico adottate non si limitino più a controllare e riscrivere la realtà in un presente senza storia, ma cooptino gli individui stessi, rendendoli partecipi e strumenti attivi del sistema di propaganda tramite i dispositivi tecnologici di consumo di massa, così da imporre uno stile di vita costantemente connesso all’infosfera; infosfera prodotta mediante mezzi di proprietà esclusiva di grandi gruppi élitari che, per citare McLhuan, non fanno altro che trasmettere il proprio messaggio ideologico, e suggestionare addirittura il codice genetico attraverso la natura stessa del loro medium.
Il romanzo non vira unicamente verso un registro fantascientifico e distopico, in quanto l’intreccio narrativo si sviluppa anche sotto forma di thriller, affidando ai protagonisti Julia, Antonio, e all’ispettore della sicurezza di Arcadia, Sinclair – che da integerrimo funzionario del sistema di controllo e di dominio istituito per sottomettere gli abitanti di Arcadia diverrà un prezioso alleato del gruppo Nemesis – il compito di indagare su alcuni strani omicidi apparentemente fra loro scollegati, ma riconducibili ad un progetto unitario teso a impedire qualsiasi espressione creativa non consona al regime (la prima vittima è una famosa rock star). Nel seguire le inchieste dell’ispettore e dei due “terroristi” si è catapultati in una dimensione frammentata di eventi, apparentemente sconnessi, in cui è difficile rintracciare un filo conduttore di cui è necessario tenere traccia, ma che mostra quanto la realtà attuale sia complessa tanto da esser fondamentale una approfondita analisi, senza adagiarsi alle semplificazioni fornite dal sistema mediatico imperante. Per questo la componente del thriller funge da cartina di tornasole in grado di rilevare l’opacità di quanto accade nel mondo virtuale della Rete, dove l’immagine della realtà è semplificata e addomesticata affinché se ne abbia una visione edulcorata tranquillizzante e soprattutto priva di qualsiasi conflittualità, in modo da far credere agli utenti cibernauti di vivere in un presente armonico e felice, poiché tutto appare possibile e a portata di mano con un semplice click del mouse. Persino la protesta.
Ed è proprio la protesta, condotta tenacemente dal giornalismo investigativo di Julia per denunciare le omissioni e le falsità propagandate dai media, così come la pirateria informatica di Antonio per boicottare il Server centrale, o le lotte condotte dal gruppo Nemesis assieme ai nativi indios e afroamericani per difendere il proprio territorio dallo sfruttamento delle risorse del sottosuolo e contro l’inquinamento ambientale, a essere al centro della riflessione di questo romanzo distopico, interrogandosi riguardo alla capacità di recupero, addomesticamento e strumentalizzazione che il potere attua nei confronti di qualsiasi opposizione. Soprattutto se l’accelerazione tecnologica ha dotato il sistema di dispositivi per la comunicazione– come l’invenzione del MindTransfer in grado di condizionare telepaticamente le menti, consentendo addirittura il loro upload su impianti hardware, al fine di esercitare un controllo psichico sulla volontà degli individui – da trasformarsi in minacciose armi letali in continua evoluzione, sì da sfuggire al controllo degli stessi creatori.
Se, apparentemente, tutto ciò può risultare fantasioso e ancora in fase di progettazione, è sufficiente ricordare che il futuro descritto da Eva Milan in Nemesis – ad iniziare dall’immaginare un esercito di robot utilizzati per sedare le rivolte popolari di Nyx– è ormai una triste realtà, come attestano i recenti progetti militari, concretizzatisi con l’uso di poliziotti robot a Denver contro la rivolta dei Black Lives Matter. Ugualmente, l’avvento dell’intelligenza artificiale connessa con il sistema mediatico e i suoi effetti psico-sociologici – trattati nel sequel Eternity, dove una piattaforma virtuale è in grado di replicare ogni esperienza e percezione della realtà, al punto da ricrearla e sostituirvi con back-up mentali i residenti di Arcadia – ha profonde e radicate affinità con il perenne stato di connessione che ci incatena all’infosfera, in cui mondo reale e mondo virtuale non solo si interfacciano, ma è la realtà ad uniformarsi al mondo virtuale, al punto da creare la percezione di essere individui separati che si uniscono, quando ad unirci è ciò che ci separa.
L’“immortalità”, la “clonazione delle menti”, il “sesso virtuale” e il rapporto con l’intelligenza artificiale sono al centro del sequel, in quanto connessi alla mutazione antropologica e cognitiva prodotta dall’accelerazione tecnologica; temi e circostanze che si intrecciano con i casi d’indagine dell’ispettore Sinclair, i reportage di Julia Conrad e le investigazioni informatiche dell’hacker Antonio, in una sinergia che li porterà a trovarsi intrappolati dentro la realtà parallela e metafisica di Eternity, in pericolo di vita sotto il ricatto dei potenti di turno, e ad interrogarsi continuamente su quale sia la cosa giusta da fare per non rendersi complici dei loro oppressori e non tradire la loro stessa causa. Ma è soprattutto l’afflato libertario a colorire ulteriormente la saga Nemesis/Eternity, laddove il redde rationem tra felicità senza verità del mondo di Arcadia e la felicità nella verità di chi ricerca sé stesso attraverso l’adesione a un progetto di liberazione collettiva, esprime compiutamente l’urgenza di una rivoluzione che nei corpi vivi dei suoi protagonisti individui il corpo principale di ogni rivoluzione. Infatti i protagonisti Julia/Antonio, Sinclair/Estelle si amano e non c’è surrogato virtuale che possa sostituire il loro amore rivoluzionario, in quanto i loro corpi sono la vita per cui vale la pena di lottare, resistere, proiettarsi nel futuro.
Ecco, in ultima analisi, il corpo, la nuda vita – qui intesa come identità di una comune appartenenza (l’umanità) – diviene l’arma vincente che Eva Milan nei suoi due romanzi individua come la sola in grado di tener testa allo spettacolo mediatico orchestrato, in quanto attraverso il corpo la rivoluzione si fa, diviene esempio e si trasforma in messaggio che nessuna Infosfera potrà mai negare, sostituire o peggio ancora cooptare. Non solo nel prossimo futuro, quanto nell’immediato presente. Ora più che mai.