Questo 2020, insieme alla pandemia da Coronavirus, ci consegna in dote tante “anomalie” che tendono a diventare norma, tanti episodi in cui l’uso strumentale dell’emergenza diventa un vero e proprio “abuso di potere”. E così succede che a Bari, meno di 48 ore prima che l’Italia piombi in un secondo lockdown, questura e comune usino un incendio come pretesto per lo sgombero di uno stabile da 11 anni occupato da migranti a scopo abitativo.
Stiamo parlando dell’Ex Socrate, un tempo un liceo situato in via Fanelli, dove intorno alle 10 di ieri mattina (martedì 22 dicembre) è divampato un incendio che è stato prontamente domato, senza causare danni alle aree abitative. Oltre ai Vigili del Fuoco, sul posto sono arrivare alcune pattuglie della polizia, che hanno evacuato la struttura per “ragioni di sicurezza” costringendo i 60 occupanti a prendere la propria roba e uscire: di fatto, uno sgombero. È dunque iniziata una protesta, con alcuni occupanti che hanno addirittura parlato di un incendio procurato in maniera dolosa, al solo scopo di far evacuare lo stabile: “Noi da qui non ce ne andiamo” è il grido che si è alzato da via Fanelli, dove sono prontamente giunti decine di solidali.
«Sono anni che la comunità di Residenti chiede lo stanziamento di fondi per l’autorecupero dello spazio e altrettanti che il Sindaco Decaro ignora le richieste. L’incendio -per una strana coincidenza- cade proprio a qualche giorno dalle dichiarazioni di Galasso che attestavano la volontà dell’ Amministrazione di stanziare 3,5 ml di euro per abbattere e ricostruire la struttura. Tutto molto strano! Sgomberare una comunità nella situazione in cui ci troviamo dove il Covid miete sempre più vittime è una scelta iniqua; è assurdo buttare in strada 60 persone al freddo». Questo si legge in un post scritto dall’Ex Caserma Liberata.
L’associazione Socrate punta il dito contro l’amministrazione comunale, che non ha mai attuato un protocollo sottoscritto negli scorso anni: «l’amministrazione Decaro non ha mai però dato attuazione al protocollo, nonostante i numerosi solleciti da parte dell’Associazione “Socrate”, che, nell’estate del 2017, aveva anche presentato un progetto preliminare per l’autorecupero dell’immobile, redatto da tecnici solidali. In questi anni, dato che fra le altre argomentazioni addotte per giustificare il mancato avvio della procedura, vi fosse la mancanza di fondi, l’associazione dei residenti, con l’aiuto di cittadini solidali, si è spesa nella messa in sicurezza della struttura e nell’avvio di alcuni lavori, quali l’impermeabilizzazione del terrazzo, la rimozione di calcinacci, la manutenzione degli impianti, nonché nell’acquisto di attrezzature edili, per una spesa complessiva di circa 11.000 euro. Il progetto di autorecupero è infatti ispirato al contenimento dei costi. In un periodo di grave crisi economica che non si preannuncia breve, scoprire che verranno spesi 3.5 ml per un progetto che comporterebbe comunque la perdita della propria abitazione per i residenti, lascia interdetti. Gli abitanti, stabili o temporanei del Socrate, quasi tutti rifugiati, sono persone che lavorano per lo più in nero e sottopagati, alla maggior parte delle quali non sono mai stati versati contributi».
La protesta dura diverse ore ed è intervenuta anche la celere, che ha provato a tenere lontano chi stava presidiando davanti all’Ex Socrate. Solo in tarda serata le 60 persone sono rientrate nello stabile, con cori e festeggiamenti che hanno accompagnato la resa della polizia.