Il fatto che prendiamo in esame oggi potrebbe avere come titolo “Gli effetti della mascolinità tossica sui ventenni di oggi” e come sottotitolo “l’oggettificazione dei corpi delle donne non finisce mai”.
Partiamo dall’inizio. Succede una cosa semplice, perché uno dei gesti più semplici che i ragazzi e le ragazze dai 14 ai 25 anni compiono quotidianamente è quello di tenere premuto con il pollice il tasto delle “storie” su Instagram e condividere con il mondo dei social le loro opinioni. Nulla di nuovo e nulla di sbagliato fino a qui.
A questo punto, però, la faccenda si complica, perché si interseca con il privilegio maschile, con il dubbio gusto della comicità che non fa ridere, con la voglia di like e popolarità egocentrica, con la banalità del male che può fare anche chi si definisce “antifascista” e “di sinistra” senza capirci davvero un tubo.
È ora di fare nomi e cognomi, e di dare un paio di dati in più al lettorə per rendersi conto della gravità e della tristezza delle azioni di questo personaggio.
Alessandro Luna – classe 1998, uomo, bianco e a quanto si evince dai suoi profili cisgender eterosessuale – scrive per “Il Foglio”, oltre ad essere uno dei collaboratori originari di “Scomodo” (giornale indipendente di sinistra con una redazione under 25).
“Scomodo” è un giornale indipendente, sempre alla ricerca di nuove collaborazioni e di spazi in cui pubblicizzare la rivista, ed è proprio durante una di queste trasferte in giro per l’Italia, risalente al Dicembre del 2019, che al nostro impavido maschio italico Luna viene in mente un’idea geniale: stilare recensioni sui centri sociali italiani, partendo dai quattro visitati nel nord Italia da lui e dai suoi collaboratori.
Capiamoci, l’idea è sua ed è stata pubblicata esclusivamente dal suo profilo personale, la rivista viene citata solamente all’inizio dei video pubblicati per chiarire quale fosse l’occasione che lo aveva spinto a stilare questa gretta classifica. Già una settimana fa un comunicato pubblicato sui profili social di “Scomodo” si discosta dalle parole di Luna. Ciò detto riesce difficile credere che almeno i suoi “compagni” (come lui stesso li definisce) di viaggio non fossero al corrente del suo progetto.
Insomma queste recensioni, a detta sua, sono la prima puntata di una rubrica atta a classificare gli spazi sociali italiani secondo quattro categorie: location, menù, servizio e qualità fisica delle ragazze militanti nello spazio (categoria che lui riassume con un più conciso ed esauriente FIGA, scritto tutto in maiuscolo).
Già le prime tre categorie scelte fanno storcere il naso a chiunque sia mai stato attivə all’interno di uno spazio sociale. L’ultima a questo punto diventa quasi incommentabile, eppure noi, testardə, vorremmo provarci.
Perché qualcuno che si definisce di sinistra fa una cosa del genere? Qualcunə tra i più disincantatə e illusə potrebbe rispondere che è una boutade fatta con leggerezza, per scherzare e riderci su, in fondo “so’ ragazzi”. Diciamo già che questa non sembra essere una risposta accettabile, e potremmo partire da lontano per avvalorare questa tesi, potremmo partire da decenni di lotta per l’emancipazione femminile. Per questo Luna offende non solo le compagne oggetto della sua becera valutazione, ma chiunque in questi anni abbia mosso anche solo un dito nel senso della liberazione dei corpi.
Riconosciamo sicuramente che il suo gesto è frutto di una profonda immaturità e di una difficoltà palese nel riconoscere il proprio privilegio, una mancanza di cultura e di basi minime riguardanti ogni genere di femminismo esistente, un’interiorizzazione di canoni di bellezza stereotipati e un forte senso di superiorità rispetto alle donne.
Avere il privilegio di non venir classificatə secondo il proprio corpo, di non venir inseritə in categorie e di non essere oggetto di pregiudizio è prerogativa maschile in questo mondo. Non riconoscere questo dato di fatto è prerogativa destrorsa e fascista.
Non è “colpa degli uomini” e non sono “tutti gli uomini”, ma Luna non è nient’altro che un fulgido esempio del nostro tempo. Un esemplificazione dettagliata dell’immagine di una pacca sul culo e della frase sentita da molte di noi subito dopo: “e fattala una risata ogni tanto!”.
Bisogna dire chiaramente che questa è violenza e che non è accettabile. Bisogna dire che la satira, la comicità e il sarcasmo possono avere un risvolto violento e che non sono sempre giustificabili.
Abbiamo bisogno di dire che questo contenuto social ci offende tutte, tutti e tuttə e che non ci suscita nemmeno un mezzo sorriso di simpatia. Abbiamo bisogno di enunciare chiaramente che definirsi “antifascista” non basta, se questa definizione non viene interpretata nella sua pienezza: essere antifascista significa anche essere antisessista, significa sradicare le forme di dominio che sviliscono e umiliano le altre persone intorno a noi.
Per fare questo troviamo che l’episodio in questione sia abbastanza esemplificativo.
Essere giovani oggi dovrebbe portare a fare attenzione alle sensibilità e alle istanze di miglioramento che fioccano sulla bocca delle categorie oppresse, soprattutto per qualcuno che ha intrapreso la carriera di giornalista. Il linguaggio è importante, la comunicazione è importante, i contenuti sono importanti.
Luna ci dimostra che purtroppo sul transfemminismo non possiamo abbassare la guardia nemmeno un pochino, e forse questo lo sapevamo già, ma anche che non possiamo dare per scontato nulla, nemmeno negli ambienti che si definiscono “alleati”.
Dotarci della giusta cassetta degli attrezzi per decostruire il patriarcato è fondamentale per chi ha come obbiettivo rendere migliore questa società, Luna, e chi ha trovato anche solo minimamente divertente le sue “storie”, sono lontani anni luce dal poterci anche solo provare (eppure lui stesso è autore di un articolo per i diritti dellə sex worker, forse più per popolarità dell’argomento che per vera convinzione a questo punto).
Siamo sicurə che tutte le compagne prese in causa dall’accaduto stiano ribollendo di rabbia in questo momento, anche quelle che nella classifica hanno preso voti alti.
Non c’è invidia e non c’è rivalità tra chi si definisce femminista, e questa non può essere che motivo di orgoglio e di forza, nonostante patriarcato e mascolinità tossica lavorino costantemente per farci credere che questa vita si basi sulla competizione e sul primeggiare, tra di noi troverete sempre e solo solidarietà e sorellanza, e questo troverà anche Luna, nonostante i suoi sproloqui inutili.
Il fatto accade più di un anno fa, il che vuol dire che quei video sono stati visti da moltə che non ci hanno trovato nulla di strano, e questo un po’ ci spaventa e un po’ ci fa mettere sull’attenti.
Probabilmente la pandemia ha posto fine alle gitarelle di Luna, e forse è uno dei pochi aspetti positivi della situazione.
Speriamo che all’intrepido giovane giornalista non vengano altre idee del genere, e che possa fare un salto di qualità per sé stesso e per chi gli è vicino, ricredendosi sulla sua idea di comicità.
Intanto qui sotto vi lasciamo il comunicato dellə compagnə di Manituana, uno degli spazi oggetto delle valutazioni della classifica, che, come noi, rimangono costernatə dal dover parlare e lottare ancora contro questa merda nel 2021. Piena solidarietà alle compagne e attiviste, oggi, come ieri e come domani saremo sempre insieme per costruire un mondo migliore, e tagliare ogni tentacolo di patriarcato che proverà ad avvolgerci.
** Immagine di copertina: la giuria della serie “Pose” che giudica Luna attraverso 4 criteri: privilegio maschile, ignoranza, comicità becera e perfetta aderenza alla struttura gerarchica patriarcale.