Mascherine, falso senso di sicurezza e pericoli reali.

Michael Haynes
lifesitenews.com

Un studio di recente pubblicazione avverte che l’uso di mascherine per prevenire la diffusione del COVID-19 non solo non è efficace, ma è anche un pericolo per la salute delle persone, dato che l’uso della mascherina sembra portare ad un aumento dei tassi di infezione.

Il Primary Doctor Medical Journal, una “rivista medica online peer-reviewed” senza legami con aziende o interessi politici, ha pubblicato uno studio in quattro parti sull’uso delle mascherine in relazione al COVID-19. Lo studio è intitolato “Mascherine, falsa sicurezza e pericoli reali.”

La parte finale dello studio illustra in dettaglio i “meccanismi proposti attraverso cui le mascherine aumentano il rischio di COVID-19” ed è firmato da Colleen Huber, un medico naturopata e oncologo naturopata (FNORI) che si interessa soprattutto di mascherine, COVID-19, cancro e alimentazione.

I risultati della Huber, che sono già stati sottoposti a revisione paritaria e rivisti di conseguenza, rivelano che le varie ordinanze sull’obbligo di indossare le mascherine, tempestivamente emanate in tutto il mondo nel 2020, “non hanno portato a nessuna riduzione dell’incidenza del COVID-19, come rilevato da test positivi alla reazione a catena della polimerasi (PCR) in diverse nazioni e all’interno degli Stati Uniti.”

È vero il contrario, afferma la Huber, poiché ha scoperto che “dall’obbligo di indossare le mascherine in tutto il mondo e negli stati USA sono derivati tassi aumentati o aumenti insignificanti nell’incidenza delle infezioni da SARS-CoV-2, come rilevato dai test PCR.” Come risultato delle sue scoperte, la Huber ha scritto che le mascherine “sono quindi un possibile fattore di rischio di infezione da SARS-CoV-2 e di una maggiore incidenza della malattia da COVID-19.

Per giustificare le sue affermazioni, la Huber indica i risultati di vari studi sull’applicazione e l’uso delle mascherine. Seguendo uno studio in 25 paesi condotto dal Council on Foreign Relations sull’utilizzo delle mascherine, il team della Huber ha scoperto che, dopo tre mesi, “non esisteva una relazione chiara e identificabile riguardo ai decessi.” Infatti, i Paesi che nello studio avevano riportato il minor numero di persone indossanti le mascherine erano quelli avevano “generalmente meno” casi di COVID-19.

Riferendosi ai risultati di un certo numero di stati americani e diversi altri Paesi, tratti dal COVID Tracking Project Data Download e Our World In Data, la Huber ha notato che i casi legati all’infezione virale erano “più spesso aumentati che diminuiti dopo le ordinanze governative di indossare le mascherine nelle stesse giurisdizioni.” Sette paesi (Israele, Perù, Filippine, Spagna, Francia, Ungheria e Argentina) “non avevano riportato alcun miglioramento,” in termini di casi o di ricoveri, attribuibile all’obbligo di indossare le mascherine.

Tuttavia, nei tre mesi successivi, tutti e sette i Paesi avevano mostrato un aumento dei casi, e lo stesso si era visto negli Stati Uniti. Solo lo stato del Mississippi e New York City avevano avuto cali nelle infezioni da COVID-19, cali che comunque erano già in atto due settimane prima dell’entrata in vigore delle ordinanze sull’obbligo della mascherina.

Nessuna delle giurisdizioni esaminate ha sperimentato una diminuzione dell’incidenza di COVID-19 dopo l’introduzione dell’obbligo della mascherina, tranne due che avevano visto una brusca discesa dei casi di COVID-19 già nelle settimane precedenti.”

La Huber ha anche sottolineato i risultati di uno studio danese sulle mascherine, il primo del suo genere, che aveva rilevato come le mascherine non avessero “significato statistico” nel ridurre il tasso infezione. Ha osservato che gli autori di quello studio avevano ammesso di essere favorevoli all’uso delle mascherine, ma che, in ogni caso, non avevano riscontrato alcuna differenza significativa tra l’indossare o meno la mascherina.

Le mascherine come ausilio all’infezione

La Huber ha anche avvertito che le mascherine possono essere non solo un aiuto alla diffusione delle infezioni, ma anche un rischio per la salute individuale. Uno studio del 2020 eseguito dalla Duke University del North Carolina aveva scoperto che i droplet respiratori cadevano a terra più velocemente, e quindi con meno probabilità di essere inalati da qualcun’altro, quando non si indossava la mascherina. Questo era dovuto alla “trama del tessuto di certe mascherine” che divideva le gocce respiratorie più grandi e pesanti in frammenti più piccoli e leggeri, che avevano “maggiori probabilità di rimanere sospesi più a lungo.” Visti i risultati, la Duke University ha dichiarato che le mascherine di stoffa sono “controproducenti.”

La Huber ha menzionato l’”effetto ugello” che hanno le mascherine quando canalizzano l’aria espirata attraverso le aperture laterali. A causa della maggiore pressione dell’aria all’interno della mascherina, “getti laterali, getti posteriori, un getto a corona, getti sulla fronte e un getto verso il basso … fuoriescono dalla mascherina nelle varie direzioni.” Inoltre, “si è notato un forte retroflusso d’aria in tutte le mascherine e le visiere studiate,” ha scritto la Huber.

Un individuo che indossi una mascherina potrebbe produrre un getto d’aria espirata, capace di viaggiare anche “per diversi metri.” Contrariamente ai portatori di mascherina in grado di produrre getti di aria espirata, chi respira normalmente non è potenzialmente in grado di spargere particelle virali “ovunque e alla distanza che un individuo con mascherina potrebbe involontariamente contaminare.”

Le mascherine danneggiano la salute di chi le indossa

A parte l’aumento del rischio di infettare le persone circostanti, la mascherina è un rischio per la salute di chi la indossa, ha scritto la Huber. Dopo soli dieci secondi dall’aver indossato una mascherina, “l’ossigeno disponibile, inteso come percentuale del volume d’aria disponibile, scende sotto la soglia minima del 19,5% richiesta dalla US Occupational Safety and Health Administration (OSHA) e rimane sotto quel valore.”

Questo stato di ipossia fa sì che l’organismo produca “il fattore 1 inducibile all’ipossia (HIF-1),” che è noto per “diminuire la funzionalità delle cellule T.” Le cellule che soffrono di conseguenza, sono quelle note per “combattere le infezioni virali” e quindi la mascherina mette a rischio chi la indossa, causando sia ipossia che una diminuzione della risposta immunitaria.

Un altro effetto dell’HIF-1 è la riduzione di un enzima (ACE2) che “gioca un ruolo chiave nel mantenimento della pressione sanguigna, degli elettroliti e nel controllo dell’infiammazione.” I recettori per l’enzima ACE2 sono la “porta d’ingresso” utilizzata dal virus COVID-19 per “entrare nelle cellule del tratto respiratorio superiore.” Poiché il COVID-19 attacca i recettori per l’ACE2, e [nei portatori di mascherina] l’enzima stesso è già stato ridotto dalla mancanza di ossigeno, “una persona con mascherina che venga infettata dal SARS-CoV-2 ha un rischio maggiore di contrarre un’infiammazione grave, con conseguente peggioramento della patologia concomitante.”

La Huber parla anche del pericolo dell’ipercapnia (ritenzione di anidride carbonica), poiché si è scoperto che la concentrazione ematica di anidride carbonica aumenta dopo soli “30 secondi” di utilizzo della mascherina. La ritenzione di anidride carbonica porta all’immobilizzazione delle “cilia” di dimensioni microscopiche [dell’epitelio ciliato delle vie respiratorie], che svolgono un ruolo chiave nella rimozione dalle vie respiratorie degli agenti patogeni nocivi. “In chi indossa la mascherina questo aumenta la predisposizione alle infezioni del tratto respiratorio e all’ingresso degli agenti patogeni,” ha avvertito la Huber.

Alla luce di tali prove, non solo contro l’efficacia delle mascherine nel prevenire l’infezione, ma anche riguardo al reale pericolo posto dal loro utilizzo, la Huber ha dichiarato: “Questo solleva la preoccupazione che le persone che indossano la mascherina possano più facilmente acquisire, incubare e successivamente trasmettere un virus che, nel 2020, ha suscitato molta attenzione, paura e preoccupazione in tutto il mondo.

Questo è un invito ad essere cauti nell’uso della mascherina, esteso a tutti coloro che desiderano ridurre il rischio, per se stessi o per gli altri, di infezione per la malattia SARS-CoV-2 o COVID-19“, ha concluso.

Michael Haynes

Fonte: lifesitenews.com
Link: https://www.lifesitenews.com/news/masks-a-possible-risk-for-spreading-covid-predisposing-people-to-infections-study?utm_source=featured&utm_campaign=standard
16.02.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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