Perché sei Ghislaine Maxwell? E chi sono i tuoi amici?
Philip Giraldi – The UNZ Review – 9 marzo 2021
È passato ormai un anno e mezzo da quando il “finanziere” e pedofilo Jeffrey Epstein è morto, presumibilmente impiccandosi in una prigione di New York City. Da allora è emerso che c’è stata una serie di errori “amministrativi” nella prigione, il che significa che Epstein non veniva osservato o sottoposto a sorveglianza anti- suicidio, anche se aveva già tentato di uccidersi in precedenza. Il sospetto che Epstein lavorasse per il Mossad, l’agenzia di intelligence israeliana per gli esteri o per la sua controparte militare sembrava anche confermato da fonti sia israeliane che americane. Nella sua recente opera “Epstein: Dead Men Tell No Tales” (i morti non parlano, NDT), Ari Ben-Menashe, l’ex ufficiale dell’intelligence israeliana che ha effettivamente gestito l’operazione Epstein, ha raccontato tra l’altro come Epstein ricattasse politici di spicco per conto dell’intelligence israeliana. Epstein lavorava direttamente per il governo israeliano già dal 1980 e la sua operazione, che era finanziata da Israele e anche da importanti ebrei americani, era la classica “trappola al miele”, che si serviva di ragazze minorenni come esca per attirare noti politici di tutto il mondo, con un elenco che includeva il principe Andrew Mountbatten-Windsor (secondogenito maschio di Elisabetta d’Inghilterra, NDT) e Bill Clinton. I politici sarebbero stati fotografati e videoregistrati quando erano a letto con le ragazze. In seguito, sarebbero stati avvicinati e gli sarebbe stato chiesto di adoperarsi a favore di Israele.
Non ci vuole molto a mettere insieme ciò che è già noto e porre la domanda: “Chi tra le celebrità e i politici di alto livello che Epstein ha coltivato erano in realtà spie israeliane?” E, naturalmente, c’è una trama sottostante. Supponendo che Epstein fosse effettivamente coinvolto nel reclutamento e/o nella gestione di agenti americani di alto livello in una “operazione di influenza” che potrebbe aver implicato il ricatto, è possibile concludere che sia stato ucciso in prigione e che la storia del suicidio sia stata solo una comoda copertura. Il caso Epstein rimane “aperto” e sotto indagine, anche se sembra che non stia accadendo nulla, segno sicuro che qualcuno “potente” dell’establishment si sta assicurando che nulla di incriminante emerga.
In effetti, esistono già alcune prove che Epstein era stato protetto quando fu stato condannato in Florida per crimini sessuali, nel 2008, e gli fu data una condanna che era poco più di un buffetto sulla mano. Dopo il fatto, il procuratore degli Stati Uniti per Miami Alexander Acosta, coinvolto nel caso, ha riferito che l’arresto e la condanna erano al di sopra delle sue possibilità, che gli era stato detto che Epstein “apparteneva all’intelligence”, e di “lasciarlo stare”, un commento che apparentemente non è mai stato approfondito dagli investigatori.
Il fatto che l’indagine su Epstein sembri segnare il passo suggerisce che, al momento, uno o più potentati americani, per quanto non ancora implicati nel caso, sono preoccupati che questo possa cambiare, ma rimane un “elemento accessorio” di quanto è successo nella villa di Epstein a Manhattan e sulla sua isola privata nei Caraibi, cioè Ghislaine Maxwell, attualmente in prigione nel Metropolitan Detention Center di Brooklyn e che sarà processata a luglio. Come la storia di Epstein in generale, è in gran parte scomparsa dallo schermo dei media e ci si deve chiedere quale carta “esci gratis di prigione” potrebbe avere in mano.
Si è a lungo ipotizzato che Epstein abbia videoregistrato gli incontri sessuali con le ragazze minorenni che utilizzava nella sua attività di intelligence per ricattare, tra gli altri, politici di spicco. Si sospetta che Ghislaine abbia almeno alcuni di quei nastri nascosti in un luogo segreto e che possa usarli per fare un accordo con gli investigatori ed i procuratori. Ora sembra che avesse discusso brevemente dei nastri con il produttore di CBS News 60 Minutes Ira Rosen, chiarendo anche che c’erano nastri sia di Bill Clinton che di Donald Trump. La conversazione ha avuto luogo nel 2016 e lei avrebbe detto a Rosen che, dato il coinvolgimento di Trump nelle imminenti elezioni, non avrebbe rilasciato alcuna informazione ricavata dai nastri relativi a Clinton fino a dopo le elezioni e lo avrebbe fatto solo smascherando anche Trump. Finora non ha fatto nessuna delle due cose.
È noto da tempo che Epstein conosceva sia l’ex presidente che il futuro presidente, anche se entrambi hanno negato di conoscere bene il criminale sessuale per ovvie ragioni. Clinton, per esempio, ha volato sul Being 727 privato di Epstein, il “Lolita Express”, almeno 26 volte e anche la sua presenza al rifugio sull’isola di Epstein è stata ben documentata. Trump conosceva chiaramente Epstein ma ha negato di aver avuto qualsiasi contatto con lui dopo la sua schedatura come criminale sessuale nel 2008.
Ghislaine, da parte sua, avrebbe reclutato per Epstein giovani ragazze da sfruttare e sarebbe stata una partner nella sua attività, anche se ha negato ogni addebito. Numerose vittime dicono il contrario. I suoi avvocati hanno tentato una serie di stratagemmi per farla rilasciare, comprese le affermazioni che aveva subito abusi da parte del personale della prigione e che la giuria selezionata per processarla sarebbe stata “troppo bianca”. Suo fratello Ian ha dichiarato la settimana scorsa che sta subendo “un trattamento brutale e degradante” in prigione, con quattro guardie che la sorvegliano in ogni momento. Ha aggiunto che ha perso 10 chili e “la capacità di concentrarsi”.
Ghislaine si è anche offerta di pagare una cauzione di 28,5 milioni di dollari o un’obbligazione di 5 milioni di dollari per gli arresti domiciliari in cui indosserebbe una cavigliera elettronica ma il giudice ha deciso che, date le sue abbondanti risorse economiche, ciò costituirebbe un considerevole rischio di fuga persino se consegnasse i suoi passaporti americano, britannico e francese. Sarebbe infatti in grado di fuggire in Israele a causa della religione di suo padre Robert e del suo servizio in quel paese, e Israele normalmente non estrada.
L’aspetto più interessante dell’arresto, dell’imprigionamento e del processo di Ghislaine Maxwell è quello che non viene detto. Fondamentalmente viene processata sulla possibilità di confermare che è stata una “ruffiana” per conto di Jeffrey Epstein. Suo padre era un agente dell’intelligence israeliana e si crede che abbia fatto da collegamento tra Epstein e l’intelligence militare dello stato ebraico. Però nessuno in quell’aula di tribunale di New York a luglio chiederà questo. Né ci saranno rivelazioni sui “collegamenti” di Epstein con i servizi segreti o sulla possibilità che gli israeliani avessero i loro agganci sia con un ex che con un futuro presidente americano. Niente di tutto ciò sarà sul tavolo e nel frattempo Ghislaine potrebbe avere quei nastri probabilmente incriminanti nascosti da qualche parte. Queste sono le cose veramente importanti su cui vorrei avere le risposte. Il fatto che le risposte non siano disponibili suona un po’ come una copertura, vero?
Link: https://www.unz.com/pgiraldi/wherefore-art-thou-ghislaine-maxwell/
Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte