F. William Engdahl
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La riorganizzazione verticista dell’economia mondiale da parte di una cabala di corporativisti tecnocratici guidata dal gruppo legato al Forum Economico Mondiale di Davos, il cosiddetto Grande Reset o Agenda 2030 delle Nazioni Unite, non è una proposta che riguarda il futuro. È già in fase di attuazione, mentre il mondo rimane in un folle isolamento per colpa di un virus. L’area di investimento più calda, fin dall’inizio dei lockdown globali causati dal coronavirus, è un’entità chiamata “ESG Investing.” Questo processo di riorganizzazione, soggettivo e supercontrollato, sta drammaticamente spostando i flussi del capitale globale verso un selezionato portafoglio di azioni e obbligazioni aziendali “approvate.” In particolare, questo favorisce la distopica Agenda 2030 delle Nazioni Unite e il programma del WEF per il Grande Reset. Questo sviluppo è uno dei cambiamenti più pericolosi e meno compresi dell’ultimo secolo.
L’agenda per “un’economia sostenibile” dell’ONU sta venendo silenziosamente portata avanti da quelle stesse banche globali che avevano creato la crisi finanziaria del 2008. Questa volta stanno preparando il Grande Reset del WEF di Klaus Schwab dirottando centinaia di miliardi (che presto diventeranno trilioni) in investimenti verso le loro aziende “woke” accuratamente selezionate e lontano da quelle “non woke,” come le compagnie petrolifere, del gas o del carbone.
Quello che banchieri e giganti dei fondi d’investimento come BlackRock hanno fatto è stato creare una nuova infrastruttura d’investimento che sceglie i “vincitori” o i “perdenti” degli investimenti in base alla serietà dell’azienda riguardo all’ESG, acronimo per ambiente, valori sociali e governance [Environment, Social values and Governance]. Per esempio, un’azienda otterrà una valutazione positiva se sarà seriamente intenzionata a diversificare management e personale in base al gender, o prenderà misure per eliminare la sua “impronta” di carbonio attingendo a fonti di energia verdi e sostenibili, tanto per usare il termine delle Nazioni Unite. Come le aziende possano contribuire ad una governance globale sostenibile è il più vago dei termini dell’ESG e potrebbe includere qualsiasi cosa, dalle donazioni aziendali a Black Lives Matter al sostegno di alcune agenzie delle Nazioni Unite, come l’OMS.
L’obiettivo centrale degli strateghi ESG è quello di farci passare all’inefficiente e costosa energia alternativa, la promessa utopica delle zero emissioni di carbonio. Questo processo è guidato dalle maggiori istituzioni finanziarie del mondo e dalle banche centrali. Per fare avanzare la loro agenda di investimenti verdi hanno creato una incredibile varietà di organizzazioni.
Nel 2013, ben prima del coronavirus, la principale banca di Wall Street, Morgan Stanley, aveva inaugurato il suo Istituto per l’Investimento Sostenibile [Institute for Sustainable Investing]. Questo era poi stato ampliato nel 2015, quando Morgan Stanley era entrata nel comitato direttivo della Partnership for Carbon Accounting Financials (PCAF). Sul loro sito web dichiarano che,
“Il PCAF si basa sulle conclusioni dell’Accordo sul Clima di Parigi, secondo cui la comunità globale dovrebbe fare di tutto per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali e decarbonizzarsi, in modo da raggiungere il traguardo delle zero emissioni nette entro il 2050.”
Nel 2020, il PCAF contava già più di 100 banche e istituzioni finanziarie, tra cui ABN Amro, Nat West, Lloyds Bank, Barcylays, Bank of America, Citi Group, CIBC, Danske Bank e altre. Molte delle banche facenti parte del PCAF sono state coinvolte in casi di riciclaggio di denaro sporco. Ora si sono autoinvestite in un nuovo ruolo, quello di modello di virtù per il cambiamento dell’economia mondiale, se dobbiamo credere alla retorica. In particolare, l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney è un “osservatore,” o consulente, del PCAF.
Nell’agosto 2020, il PCAF aveva pubblicato una bozza su un possibile standard per la quantificazione del carbonio globale. Questo significa che i banchieri stanno creando regole contabili proprie per valutare l’impronta di carbonio o il profilo verde di un’azienda.
Il ruolo centrale di Mark Carney
Mark Carney è al centro della riorganizzazione della finanza mondiale per la promozione dell’agenda verde 2030 delle Nazioni Unite che, a sua volta, è dietro al Grande Reset del WEF di Davos, di cui Carney è membro del consiglio di amministrazione. [Carney] è anche consigliere del segretario generale dell’ONU in qualiltà di inviato speciale delle Nazioni Unite per l’azione sul clima. Ha descritto il piano del PCAF come segue:
“Per raggiungere lo zero netto [di emissioni di CO2] abbiamo bisogno di una transizione dell’intera economia; ogni azienda, ogni banca, ogni assicuratore e ogni investitore dovrà adattare i propri modelli di business, sviluppare piani credibili per la transizione e implementarli. Per le imprese finanziarie questo significherà rivedere molto più che le emissioni generate dalla propria attività commerciale. Dovranno misurare e riferire le emissioni generate dalle aziende in cui investono e a cui prestano. Il lavoro del PCAF per standardizzare l’approccio alla misurazione delle emissioni [da loro] finanziate sarà un passo importante per assicurare che ogni decisione finanziaria tenga conto del cambiamento climatico.”
Come governatore della Banca d’Inghilterra, Carney ha giocato un ruolo chiave nel coinvolgimento delle banche centrali mondiali nell’Agenda Verde del Progetto 2030 delle Nazioni Unite. Le principali banche centrali del mondo, tramite il loro ombrello, la Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) di Basilea, hanno svolto un ruolo fondamentale nella messa a punto dell’infrastruttura globale che sta indirizzando i flussi di investimento verso le aziende “sostenibili,” a discapito di quelle ritenute “insostenibili,” come l’industria petrolifera e del gas. Nel 2015, quando era a capo del Financial Stability Board (FSB) della BRI, l’allora governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, aveva fondato un’organizzazione denominata Task-force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD) [Task-force sulla divulgazione finanziaria legata al clima].
Ai vertici del TCFD i banchieri centrali del FSB hanno nominato 31 persone. Oltre al presidente, il miliardario Michael Bloomberg, troviamo rappresentanti di BlackRock, JP MorganChase, Barclays Bank, HSBC, Swiss Re (la seconda più grande compagnia riassicuratrice del mondo), la banca cinese ICBC, Tata Steel, ENI petrolifera, Dow Chemical, il gigante minerario BHP e David Blood della Generation Investment LLC di Al Gore.
Anne Finucane, vicepresidente della Bank of America e membro sia del PCAF che del TCFD, ha osservato:
“siamo impegnati a garantire che i rischi e le opportunità legati al clima siano gestiti adeguatamente all’interno del nostro business e a lavorare con i governi e i mercati per accelerare le modifiche necessarie… il cambiamento climatico presenta dei rischi per la comunità industriale ed è importante che le aziende facciano sapere come vengono gestiti questi rischi.”
La vicepresidente della Bank of America descrive poi i criteri di valutazione utilizzati nel portafoglio dei prestiti immobiliari: “si tratta di un’analisi del rischio fisico reale riferito ad un portafoglio campione di mutui residenziali della Bank of America per tutti gli Stati Uniti. Ad ogni proprietà viene dato un punteggio basato sul livello di rischio associato a 12 potenziali pericoli: tornado, terremoto, ciclone tropicale, grandine, incendio, esondazione fluviale, inondazione improvvisa, inondazione costiera, fulmine, tsunami, eruzionie vulcanica e tempesta invernale.” Inoltre, il “rischio” di investimento delle banche nel petrolio e nel gas, così come in altri settori industriali, viene analizzato utilizzando i criteri del TCFD di Carney. Tutti i rischi sono definiti come legati alla CO2, nonostante il fatto che non esista alcuna prova scientifica conclusiva che l’emissione di CO2 da parte dell’uomo stia per distruggere il nostro pianeta tramite il riscaldamento globale. Piuttosto, è l’evidenza dell’attività solare a suggerire che stiamo entrando in un periodo instabile di raffreddamento, il Grande Minimo Solare. Questo non preoccupa affatto gli interessi finanziari, che rastrelleranno trilioni di dollari nel prossimo decennio.
Un’altro organo fondamentale per la preparazione finanziaria per il Grande Reset, la transizione da un’economia ad alta intensità energetica ad una a bassa intensità ed economicamente inefficiente, è il Sustainability Accounting Standards Board (SASB). Il SASB afferma di “fornire un chiaro insieme di standard per riportare informazioni di sostenibilità riguardanti una vasta gamma di problematiche…” Questo suona rassicurante, almeno fino a quando non si dà uno sguardo a chi sono questi membri del SASB che garantiranno l’imprimatur climatico. Nell’elenco vi sono, oltre al più grande gestore di fondi del mondo, BlackRock (più di 7.000 miliardi di dollari in gestione), anche Vanguard Funds, Fidelity Investments, Goldman Sachs, State Street Global, Carlyle Group, Rockefeller Capital Management e numerose grandi banche, come Bank of America e UBS. Molte di queste banche sono responsabili del crollo finanziario globale del 2008. Cosa sta facendo questo collettivo di lavoro? Secondo il loro sito web, “Dal 2011, stiamo lavorando verso l’obiettivo ambizioso di sviluppare e mantenere standard contabili di sostenibilità per 77 aziende.”
Lo scopo di tutto questo è creare una rete di entità finanziarie a livello globale, comprese assicurazioni e fondi pensione, in grado di controllare la ricchezza complessiva per una cifra che potrebbe arrivare a 100 trilioni di dollari. Stanno stabilendo le regole e daranno punteggi ad aziende, e persino ad interi Paesi, in base alla quantità delle loro emissioni di carbonio. Se siete puliti e verdi potrete ottenere investimenti. Se venite considerati inquinatori di carbonio, come lo sono oggi le industrie del petrolio, del gas e del carbone, i gestori del capitale globale disinvestiranno o eviteranno di finanziarvi.
L’attacco agli idrocarburi
L’obiettivo immediato di questo cartello finanziario è la spina dorsale dell’economia mondiale, il settore del petrolio, del carbone e del gas naturale. Gli analisti dell’industria petrolifera prevedono che, nei prossimi cinque anni o meno, i flussi di investimento nel più grande settore energetico mondiale diminuiranno drasticamente. “Visto quanto sarà importante la transizione energetica per le prospettive di crescita di ogni azienda, stiamo chiedendo alle aziende di rendere noto come intendono rendere compatibile il loro modello di business con un’economia a zero emissioni nette,” ha scritto il presidente e Amministratore Delegato di BlackRock, Larry Fink, nella sua lettera del 2021 ai vari CEO. Blackrock è il più grande gruppo d’investimento del mondo, con oltre 7.000 miliardi di dollari da investire. Un altro funzionario di BlackRock in una recente conferenza sull’energia ha affermato: “dove va BlackRock, gli altri seguiranno.”
“Per continuare ad attrarre capitali, i portafogli dovranno essere costruiti intorno a beni privilegiati – barili [non di petrolio ma di risorse] a basso costo, di lunga durata e a bassa intensità di carbonio,” ha detto Andrew Latham, vicepresidente di Global Exploration a Wood Mackenzie, un consulente energetico.
L’amministrazione Biden sta già tenendo fede alla sua promessa di eliminare gradualmente gas e petrolio, vietando nuove prospezioni in territorio federale e in mare aperto e bloccando la costruzione dell’oleodotto Keystone XL. I settori del petrolio, del gas e quello dei derivati, i prodotti petrolchimici, sono il cuore dell’economia mondiale. Le 50 più grandi compagnie mondiali del petrolio e del gas, comprese le società di proprietà statale e quelle quotate in borsa, nel 2015 avevano registrato entrate per circa 5,4 trilioni di dollari.
Mentre la nuova amministrazione Biden continua con la sua opposizione ideologica ai cosiddetti combustibili fossili, il mondo vedrà un calo precipitoso degli investimenti in petrolio e gas. I globalisti di Davos e gli attori finanziari dell’ESG sono pronti a garantirlo. E i perdenti saremo noi. I prezzi dell’energia saliranno alle stelle, proprio come dopo le recenti tormente di neve in Texas. Il costo dell’elettricità nei paesi industriali diventerà proibitivo per l’industria manifatturiera. Però state tranquilli. Tutto questo fa parte del Grande Reset attualmente in corso e della nuova dottrina d’investimento ESG.
Nel 2010, il capo del gruppo di lavoro N° 3 del Pannello Intergovernativo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, il dottor Otmar Edenhofer, aveva detto ad un intervistatore: “...bisogna dire in modo chiaro che noi, di fatto, con la politica climatica stiamo ridistribuendo la ricchezza del mondo. Bisogna liberarsi dall’illusione che la politica climatica internazionale sia una politica ambientale. Non ha quasi più niente a che vedere con la politica ambientale…” Il Grande Reset del WEF non è semplicemente una grande idea di Klaus Schwab nata dalla devastazione economica del coronavirus. Era stato pianificato da tempo dai signori del denaro.
F. William Engdahl
Fonte: journal-neo
Link: https://journal-neo.org/2021/03/19/the-great-reset-is-here-follow-the-money/
19.03.2021
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org