Basta una nave incagliata nel canale di Suez per provocare secondo Bloomberg, che indica in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato, un autentico disastro commerciale. Una nave incagliata: rendiamoci conto da cosa dipende la nostra economia di carta che al primo evento imprevisto produce perdite enormi.
E ci sono centinaia di navi a loro volta strapiene di merci, di petrolio, che sono ferme in attesa di passare per il canale di Suez. E per chi è preoccupato di malattie e simili, ci sono pure una ventina di navi con bestiame; potete immaginare che tipo di problematica si pone a livello sanitario con molti animali ammassati in tali condizioni. Inutile dire che non essendo notizia da covid, non ha nessuna importanza. Figuriamoci poi cosa interessa l’inferno che staranno patendo gli animali là dentro…
Ancora una volta con questo episodio, si dimostra come il sistema della globalizzazione sia un gigante dai piedi di argilla che viene bloccato al minimo problema.
Lo abbiamo visto con la questione coronavirus: tutto fermo, tutto paralizzato, con economie distrutte, incapaci di dare qualsiasi minima risposta sensata ed efficace ad un possibile evento esterno, qualsiasi esso sia. Lo abbiamo visto con la crisi del 2008 dove tutto è crollato come un domino in un sistema di società costruite in modo rigido e centralizzato, totalmente dipendenti dalla finanza internazionale.
Con Andrea Strozzi in tempi non sospetti abbiamo analizzato efficacemente la situazione e dato soluzioni all’inevitabile, laddove nel libro “Solo la crisi ci può salvare” abbiamo indicato precise azioni su come invertire la rotta finchè siamo in tempo.
Il perché non potranno che susseguirsi problemi sempre più gravi è presto detto: il sistema della crescita infinita applicato su di un pianeta dalle risorse finite e la conseguente produzione illimitata di merci (in gran parte superflue) da trasportare in tutto il mondo, è impossibile da fare coesistere. In altre parole, è follia allo stato puro. Può essere affidabile una economia che ha perdite colossali per una nave che si incaglia?
Il messaggio, per chi vuole capirlo, è chiaro. I conti non si fanno mai senza l’oste, cioè la natura, e l’oste ha sempre l’ultima parola.
Io mi affiderei più all’oste piuttosto che ai dilettanti allo sbaraglio, i quali credono di essere i padroni del mondo e poi si bloccano di fronte ad una nave incagliata. Incagliata come la mente di chi pensa che l’infinita produzione di merci che corrono sempre più veloci ovunque nel mondo, sia un sistema e modello che ha un qualche futuro. Un sistema che rende “economico” farci arrivare, ad esempio, le pere dall’Argentina, l’aglio dalla Spagna, i kiwi dall’Australia, le noci dalla California, con conseguente produzione stellare di inquinamento.
Ma non preoccupiamoci, in qualche modo disincaglieranno la nave, la lezione non servirà a nulla e si proseguirà come se nulla fosse, fino alla prossima inevitabile crisi.