La Q di Qomplotto, nuovo speciale | La verità su True Detective 1, La Q di Podqast 4 («Di(s)visioni»), recensioni e interviste

Svariate novità sul fronte de La Q di Qomplotto più una sensazionale rivelazione, che terremo per ultima o quasi.

■ L’intervista di Giuseppe Genna a Wu Ming 1 preannunciata nello scorso speciale è uscita su L’Espresso ed è ora disponibile sul sito del settimanale. Fatta salva l’apparizione (subito all’inizio) dell’aulico termine «regesto», lo scambio è comprensibile. Genna e WM1, che quando hanno occasione di interagire s’involano nel cabalistico, stavolta si sono contenuti. Si parla anche del potere dei libri, dei motivi per cui il romanzo rimane importante e dei tragitti sovente ingarbugliati che compie l’intelligenza collettiva.

Quando il «game» ci è scappato di mano. Su Linkiesta, a partire anche da La Q di Qomplotto, una riflessione di Guido Vitiello sulle dinamiche della «singolarità cospirazionista» e sul fondato rischio che con QAnon, come suol dirsi, non abbiamo ancora visto niente. «Da secoli le famiglie cospirazioniste hanno la fregola di ricongiungersi, se non altro perché condividono lo stesso codice genetico, ossia sono cresciute intorno agli stessi processi mentali sbilenchi, allo stesso stile paranoide, alla stessa ermeneutica deforme: quando si incontrano, sentono aria di casa. Questi viaggi di ricongiungimento potevano compiersi un tempo solo lungo mulattiere sconnesse e su mezzi di fortuna, di modo che le teorie del complotto si agglutinavano a gruppetti di due, di tre, di quattro. Ora, viaggiando sulla grande Rete e sul filo del chiacchierìo social, finalmente hanno trovato il modo di radunarsi in un grande sabba familiare […]»

■ È on line la quarta puntata de La Q di Podqast, intitolata «Di(s)visioni» (una citazione dal collega China Miéville). Puntata condotta dall’antropologa Stefania Consigliere, autrice di diversi libri tra cui il recente Favole del reincanto. Molteplicità, immaginario, rivoluzione. Registrata il 22 aprile scorso, la chiacchierata prende le mosse da un quesito prettamente antropologico – cosa succede alle collettività “prese” dalle fantasie di complotto? – ed è (finora) quella che più interroga l’emergenza pandemica, con le sue insensatezze e aporie, i suoi danni per nulla “collaterali” e il cospirazionismo come risposta spesso disperata alla situazione. Una disperazione che andrebbe compresa, senza pensare di cavarsela col dileggio.


Come sempre, la puntata è su Vimeo, su YouTube (niente link perché cerchiamo di tenere questo blog il più possibile degooglizzato) e, solo audio, su Archive.org e Apple Podcasts.

■ Nel nuovo numero – il decimo – della sua newsletter L’Indiano metropolitano, Matteo Pucciarelli ha pubblicato la versione integrale dell’intervista a Wu Ming 1 apparsa su Repubblica-Bologna (vedi lo scorso speciale). Ne La Q di Qomplotto, scrive Pucciarelli nella sua intro, «[QAnon] rappresenta un po’ la scusa per parlare di noi, come mondo occidentale, Europa e Italia. Del resto con gli Stati Uniti c’è una lunga storia di reciproci condizionamenti e influenze culturali. Quindi si parla anche della nostra realtà fatta di paure, sospetti, inquietudini, false ribellioni, esigenze di semplificare, catalogare, affibbiare comode etichette.»

■ Ed eccoci all’alluvionale rimuginazione su La Q di Qomplotto scritta dal collega Lorenzo Mari – scrittore come noi padano, poeta, studioso di letterature in lingua inglese – e apparsa su Pulp Libri. Come definirla? Una recensione-spinoff? Un incontro di wrestling col libro da godersi in modalità smark? Un esperimento mimetico, di “calco” sullo stile – inteso alla Hofstadter: stile paranoico – di cui La Q di Qomplotto ricostruisce genesi e peripezie?

Che è o che non è, lo scritto si apre e chiude con un’ipotesi conturbante: che Wu Ming 1 sia il vero sceneggiatore di True Detective 1.

Il titolo lo dà per certo: «Qomplotto! Wu Ming 1 è il VERO autore di True Detective!!!»

Tra gli indizi che Mari squaderna o piuttosto squinterna, tuttavia, ne manca uno fondamentale: l’ambientazione tra pianure subsidenti, archeologie del moderno e paludi d’acqua dolce o acqua salsa. La prima stagione di True Detective mostrava luoghi e tipi umani inquietantemente identici a quelli del Basso Ferrarese e del Delta del Po, tra il Mezzano, le Valli di Comacchio e la Sacca di Goro.

Luoghi e tipi umani, perché non si tratta solo di somiglianze geografiche ma di risonanze etnografiche. Non pochi Reggie Ledoux s’aggirano nel nordest cispadano. Ma qui ci vorrebbe un’antropologa. Forse non a caso Mari menziona la succitata Stefania Consigliere.

Ad ogni modo, il Satanic Ritual Abuse rimane una fanfaluca tanto in Louisiana quanto in Emilia.

■ Notizia dell’ultimo minuto: pare proprio che La Q di Qomplotto sarà tradotto in francese. Maggiori dettagli nel prossimo speciale. Intanto, si può leggere su Lundi Matin, e diffondere, la traduzione francese degli ultimi due post di Giap sulla situazione in Valsusa e sulla presentazione del libro a San Didero: «Merci à la vallée de Suse qui nous ouvre le cœur et nous ramène à la vraie vie !»

Per ora è tutto. Buoni ascolti e buone letture. Da qui alla prossima rassegna, aggiornamenti sul nostro canale Telegram, qui.

La Q di Qomplotto è in libreria ed è anche ordinabile dal sito delle Edizioni Alegre.

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