Meno carne, più benessere

di Ayça Başak Bartu, moderatrice del Gruppo facebook MDF e fondatrice di chefoodrevolution.com/

La Carne e L’uomo

Dobbiamo la nostra identità culturale alla capacità dimostrata nel conservare le tradizioni; tra queste annoveriamo quelle gastronomiche.

Il cibo difatti caratterizza molte culture, ed è un bene e una ricchezza. Purtroppo però troppe volte ne dimentichiamo il contesto storico, e la frequenza con cui certe abitudini si svolgevano; ignoriamo ad esempio che “l’arrosto dei pranzi domenicali”, era tradizione solo della classe nobile, una manciata di persone quindi, mentre gli avi di origini più umili, (in pratica la maggioranza), vedevano la carne solo in rarissime occasioni.

Le proteine

Le proteine sono essenziali per noi, poiché svolgono vari ruoli nel corpo; e la loro presenza nella dieta, rende possibile la produzione di molecole biologiche, definite altamente qualificate, quali massa muscolare, enzimi, alcuni ormoni e neurotrasmettitori, cromosomi, membrane e tanto altro ancora.
L’utilizzo delle proteine animali da parte dell’uomo avviene sin dai tempi ancestrali, per poter accontentare e consolidare una garanzia alimentare alle popolazioni via via sempre più numerose, l’uomo primordiale circa 10 mila anni fa, escogitò gli allevamenti, addomesticando prima le pecore poi le capre, suini, vacche e così via(1). E dopo circa 9.900 anni, a qualcuno molto furbo è venuto in mente di mettere in pratica quelli intensivi. Ed è cosi che ebbe inizio il nostro declino frutto di paradossi continui: abbondanza, o se vogliamo opulenza alimentare e contestualmente la nascita delle cosiddette “malattie del benessere”: al 2019 nel mondo circa 2 miliardi di persone si possono definire sovrappeso, e 700 milioni tra queste hanno superato la soglia dell’obesità. La diffusione dell’obesità si è raddoppiata in più di 70 paesi, dagli anni ’80(2). I disturbi cardiovascolari, diabete di tipo 2, e sindromi metaboliche sistematicamente interessano dal 50 al 65% della popolazione adulta. La carne in sé, non ha nulla di tossico, ma è la quantità consumata a trasformarla in una bomba ad orologeria; oltretutto sorge una domanda semplice: è logico credere al benessere, mangiando un animale che non ha avuto una vita salubre?

Allevamenti intensivi

Al momento, nel mondo, due animali su tre vengono allevati intensivamente. Tutto è avvenuto per gradi, quasi “naturalmente”: l’iper produzione catalizzata dall’iper richiesta, ha fatto raddoppiare i consumi annuali pro capite, da 20 kg di carne nel 1961, a 43 kg nel 2014(3). Ma non vi rilassate, questo è solo un dato di media mondiale, in Italia mediamente consumiamo 83 kg di carne all’anno a testa (esclusi pesci e frutti di mare). Più di tre volte di quello che dovremmo consumare secondo il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF World Cancer Research Fund)(4). Se ci attenessimo alle raccomandazioni, non saremmo molto distanti da quello che consumavamo ‘tradizionalmente’ nel lontano 1961(5,6), prima ancora di diventare efficienti ma insostenibili.

Mentre era normale e naturale che una famiglia allevasse 50 – 100 unità di bestiame, oggi gli imprenditori riescono a gestire con una manciata di operai, migliaia di capi. Solo per farvi un esempio, negli Stati Uniti nel 1964, la metà dei capi di bestiame del paese venivano allevati nelle fattorie con meno di 50 animali cadauna; nel 1996 circa il 90% dei capi, è in mano a fattorie con più di 1000 unità(7).

Ma il fatto ancora più preoccupante è che secondo gli esperti ancora non siamo al culmine della produzione; il futuro è tutt’altro che roseo! Se le stime della FAO si confermassero veritiere, con l’aggiunta dei paesi in via di sviluppo, rischieremo di raddoppiare un’altra volta il consumo medio attuale di carne, già per il 2050.

(Dunque sarà sempre peggio e non solo per la nostra salute o nemmeno per il benessere animale; mi riferisco all’ecosistema e al mondo; perché gli allevamenti intensivi possono esistere solo grazie all’agricoltura intensiva, la quale non è altro che nemica di tutto quello che ci deve essere caro).

La produzione odierna si aggira intorno ai 56 miliardi di animali, sempre esclusi pesci e frutti di mare; circa 37 miliardi di questi, vengono allevati senza mezzi termini “da bestie”. Il 60% di tutto quello che si coltiva, viene destinato agli allevamenti: come possiamo raddoppiare ancora la produzione? Con quale terra, con quale acqua?

Doparla come avvenuto fin qui non è più un’opzione percorribile, perché l’insostenibilità delle nostre pratiche produttive ci presentano già il conto: la terra è meno fertile e arida, le riserve d’acqua sono diminuite, inquinate; siamo intrisi di pesticidi e il cambio climatico non è più una minaccia fantascientifica, da quando abbiamo preso l’abitudine di tagliare o bruciare le foreste per coltivare più mangime.

Purtroppo esistono molte altre questioni, anche relative alla nostra salute e di cui parlo approfonditamente nell’analisi “La nostra irrefrenabile voglia di carne”; fatti che ci portano a concludere come la decrescita passi soprattutto dal fronte alimentare.

Ridurre il consumo di carne è una necessità sotto il profilo salutare per noi stessi e l’ecosistema tutto; una volta in più bisogna comprendere quanto siamo connessi con il mondo e gli altri esseri viventi.

Non abbiate paura, la carne può essere sostituita senza perdere in gusto e proprietà nutritive: è proprio il lavoro di divulgazione che svolgo tramite il mio sito, in cui spiego gli importanti aspetti sinergistici degli alimenti, di cui dobbiamo tener conto.

La carne, se proprio non riusciamo a separarcene, lasciamola per le ricorrenze; consideriamola un lusso… proprio come una volta.

Bibliografia:

(1) Fonte: HISTORY OF THE DOMESTICATION OF ANIMALS www.historyworld.net

(2) Fonte: Health Effects of Overweight and Obesity in 195 Countries over 25 Years, The New England Journal of Medicine, Massachusetts Medical Society, Jul 6, 2017

(3)Fonte: Food and Agriculture Organization of the United Nations FAO, FOOD BALANCE SHEETS: MEAT – FOOD SUPPLY QUANTITY (KG/CAPITA/YR), 2017

(4) Fonte: raccomandazioni del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF World Cancer Research Fund)

https://www.wcrf.org/dietandcancer/recommendations/limit-red-processed-meat

(5) Fonte: FAOSTAT – OECD Data on Global Meat Consumption Sheet 2002

(6) Fonte: ISTAT, Serie Storiche, Tavola 13.24 – Bestiame macellato per specie – Anni 1861-2015 (capi in migliaia, peso morto in migliaia di quintali)

(7) Fonte: Commission for Environmental Cooperation-NAFTA, 1999: 202

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