“Penso che dovremmo indagare su quanto è successo in Cina. Certamente le persone che stanno chiedendosi l’origine del virus sostengono che l’emergenza nasca da un animale che ha contagiato gli individui, ma potrebbe essere stato qualcos’altro e noi abbiamo bisogno di scoprirlo”: è Anthony Fauci durante un’intervista negli Usa, menzionato anche su Sky, così come da altri media mainstream italiani. Queste dichiarazioni quindi, provenienti dall’immunologo statunitense attualmente consulente del presidente americano Biden sulle strategie per la pandemia, hanno naturalmente diritto di approdo corsia preferenziale sul mainstream cambiando la posizione che vede lo stesso mainstream da oltre un anno negare l’origine “da laboratorio” del virus.
“Non sono convinto dell’origine naturale del virus – ha detto l’epidemiologo – penso che dovremmo continuare a indagare su cosa è accaduto in Cina fino a quando non continueremo a scoprire al meglio delle nostre capacità cosa è successo”. E c’è già chi chiede di non indagare solo su quanto avvenuto in Cina ma anche su quanto pare avvenuto negli Stati UNiti a Fort Detrick. È la stessa Cina a replicare alle accuse dicendo agli americani di verificare prima cosa è successo “a casa loro”.
Eppure lo stesso Fauci nel maggio del 2020 affermava in merito all’ipotesi del Coronavirus creato in laboratorio: “Non ci sono prove scientifiche”. E aggiungeva sempre nel 2020: “Se si guarda all’evoluzione del virus nei pipistrelli e a cosa c’è là fuori adesso”, l’evidenza scientifica “è fortemente incline a pensare che il virus non avrebbe potuto essere manipolato artificialmente o deliberatamente”. “L’evoluzione nel tempo indica fortemente che questo virus si è evoluto in natura e poi ha saltato specie”. E infatti i social e il mainstream censurava le notizie che andavano in quella direzione.
Ma ora ha cambiato idea ed ecco che il social network Facebook si è dimostrato subito pronto ad adeguarsi, cambiando i criteri di censura finora applicati. Ubbidienza a tempo di record su quanto bisogna far circolare e cosa no.
“Alla luce delle indagini in corso sull’origine della Covid-19 e a seguito della consultazione con vari esperti di salute pubblica, non rimuoveremo più dalle nostre app l’affermazione secondo cui Covid-19 ha natura artificiale”, si legge nell’aggiornamento delle linee guida adottate dal colosso digitale “per mantenere le persone informate e limitare la disinformazione” sulla pandemia. “Stiamo continuando a lavorare con gli esperti sanitari per tenere il passo con l’evoluzione della pandemia e aggiornare regolarmente le nostre politiche man mano che emergono nuovi fatti e andamenti”.
Insomma, l’informazione che può circolare e quella che va censurata non è una “questione giornalistica” magari di indagine, confronto, analisi critica, ma è e deve restare una questione di linee guida dettate dalla politica o dai decisori nelle alte sfere che a comando decidono cosa può circolare e cosa no…