di Matteo Bortolon, Cadtm Italia*
articolo pubblicato su il manifesto del 12.06.2021 per la Rubrica Nuova Finanza Pubblica
Il gioco del poliziotto buono e del cattivo è una tecnica classica nelle forme di interrogatorio: uno minaccia, urla, picchia; l’altro è conciliante e collaborativo, e il soggetto tende per reazione a dargli fiducia, informazioni, collaborazione. Oramai è evidente chi siano in Ue i «cattivi» della situazione: Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione (ex premier ed ex ministro delle Finanze della Lettonia) annunciando il giudizio positivo su alcuni piani nazionali del Next Generation Eu ha sottolineato l’importanza delle Raccomandazioni e del principio di sostenibilità delle finanze. «Altrimenti ci vorrà una autorità Ue che forzi l’applicazione delle regole».
A lui si affianca un altro personaggio con un discreto physique du rôle: l’ex ministro Schauble in un editoriale sul Financial Times (2 giugno) torna alla carica con la sostenibilità delle finanze pubbliche, e fa menzione esplicita dell’Italia con accenti assai poco rassicuranti: «lasciati a loro stessi i membri di una confederazione [con alto debito] è probabile che soccombano alla tentazione di contrarre maggior debito a spese della comunità [cioè degli altri Stati] ho discusso con questo con Mario Draghi sul fatto che competitività e sostenibilità delle risorse pubbliche sono responsabilità dei singoli Stati. Sono sicuro che manterrà questi principi come premier. Altrimenti avremo bisogno di una istituzione europea coi poteri di obbligare alla ottemperanza con regole comuni». Abbastanza chiaro no?
È forse da intendere in questa luce la notizia riferita dalla stampa che la Commissione ha messo in cantiere una procedura di infrazione contro la Germania per via della sentenza di un anno fa della Corte costituzionale tedesca che metteva sotto esame le politiche espansive della BCE. Adesso la Commissione pare intesa a ribadire il primato del diritto comunitario sulle Corti nazionali. Come ha autorevolmente sostenuto il prof. Mangia (MES, l’Europa e il trattato impossibile) la Ue è priva di una salda gerarchia in grado di determinare la competenza ultimativa nei conflitti istituzionali, e quindi al di fuori di una cornice formale sono i rapporti di forza sostanziali a determinarla. Ma certamente non è la Germania il paese più problematico. Uno sguardo alle Previsioni di Primavera della Commissione (un lungo documento di analisi economica di circa 200 pp.) indica che gli Stati che avranno un rapporto debito/Pil più alto sono Grecia, Portogallo e Italia (Spagna e Francia sebbene si arrampichino verso il 120% sono più di 30 punti più bassi!), cioè due paesi assai piccoli… e il nostro. Non è forse troppo fantasioso immaginare che una dimostrazione di forza verso il governo più influente sia strumentale a mandare un messaggio agli altri…
Ma allora il «buono» chi è? Facile: Gentiloni. L’attuale Commissario per gli affari economici e monetari è intervenuto al Festival dell’Economia a Trento ribadendo l’impegno della Commissione per la sostenibilità ambientale, specificando che la ripresa si baserà sulla emissione di green bond. Ciò si incastra nella strategia finanziaria della Ue di cui abbiamo parlato in queste pagine (che include e completa il NGEu) basata sull’ambizione di far diventare l’Unione un polo finanziario «verde». Se poi il bengodi ecologista promesso da Gentiloni si rivelasse funzionale ad interessi oligarchici, la maggior parte della popolazione si prenderà un ritorno di fiamma di austerità: si prevede un debito pubblico italiano fra il 2021-23 verso il 155-160%, e se tornano in auge i temuti criteri del Patto di Stabilità per riportarlo a quota più ridotta occorreranno tagli durissimi alla spesa pubblica (escludendo altri tipi di politiche, che sono possibili ma inattuabili nella Ue). A quel punto potrebbe entrare in campo « il brutto », cioè un polo di forze politiche di destra identitaria che si è dimostrata molto abile a raccogliere lo scontento e a capitalizzarlo politicamente. Facendoci vedere un film un po’ diverso.