Ucciso durante uno sciopero nazionale della logistica alla Lidl di Biandrate, nel “profondo Nord” produttivo. Assassinato da un camionista che ha forzato il blocco di lavoratori perché aveva fretta di scaricare la merce.
Si, la merce; quella che non ha mai smesso di circolare anche durante i mesi più duri di pandemia, quella per cui si passa anche oltre la vita degli esseri umani, calpestandola e trucidandola come rulli compressori.
Adil Belakhdim era coordinatore interregionale del sindacato Si Cobas e aveva soli 37 anni: una vita passata tra sfruttamento e riscatto operaio, in quel far-west della logistica che un anno e mezzo di pandemia non hanno fatto altro che peggiorare. Un far-west dove non ci sono cow-boy, ma grandi e piccoli interessi padronali, infiltrazioni mafiose, un mercato del lavoro dove regnano cottimo ed esternalizzazioni e dove i diritti si affermano solo con lotte dure ed estenuanti.
Le prime notizie che sono circolate hanno derubricato l’accaduto come “incidente”, ma stando a quanto hanno raccontato i lavoratori presenti al presidio, l’autista dopo una discussione con i manifestanti ha forzato il blocco della protesta per entrare nel magazzino “investendo i lavoratori, tra cui Adil”, e “lo ha trascinato per una ventina di metri. Non può non essersene accorto“. Il camion ha urtato e ferito anche altri due manifestanti che si trovano ora in ospedale ma non sono gravi. Le circostanze e la dinamica sono adesso al vaglio delle forze dell’ordine.
Oggi era in programma uno sciopero nazionale della logistica, si era deciso di manifestare davanti ai cancelli dei maggiori depositi di merci, perché da settimane è in atto un attacco coordinato tra “padroni”, Confindustria e governo Draghi rispetto a diritti conquistati in anni di lotte sindacali.
L’omicidio, perché di questo si tratta, di Adil avviene al culmine di una escalation di violenza contro le sigle sindacali che da anni portano avanti una lotta quotidiana per la difesa di lavoratori e lavoratrici.
In questi ultimi giorni, soprattutto sindacalisti del Si Cobas, hanno subito una serie di aggressioni e intimidazioni.
Cariche alla Fedex TNT di Piacenza, arresti, i fogli di via e le multe contro gli scioperi, aggressioni armate di body guard e crumiri a San Giuliano e Lodi, passando per i raid punitivi alla Texprint di due giorni fa, sono parte di un unico disegno che vede uniti padroni e criminalità organizzata per fermare con la forza e la violenza gli scioperi dei lavoratori.
Da settimane nei vari picchetti si è creato un clima molto teso. I padroni e i loro complici stanno veicolando sui luoghi di lavoro, il messaggio che i picchetti si possono sfondare, che operai e sindacalisti possono essere liberamente pestati, e che le lotte messe a tacere con metodi mafiosi, il tutto con la complicità o il silenzio-assenso dello Stato e della polizia. Abbiamo infatti visto le immagini delle aggressioni in cui le forze di polizia hanno scelto deliberatamente di non intervenire.
Tanti i presidi che si stanno susseguendo dopo la morte di Adil. davanti alla Lidl di Biandrate centinaia di persone si sono radunate e hanno denunciato con forza quanto sia inaccettabile quello che è accaduto stamattina: un responsabile della sicurezza è stato schiaffeggiato mentre stava rispondendo ad alcune domande dei giornalisti, quasi incurante delle proprie responsabilità.
“Non si può morire per difendere, con dignità e convinzione, il proprio posto di lavoro” sono le parole che risuonano in tutto il Paese, davanti ai magazzini, alle fabbriche, nelle strade e nelle piazze. Ovunque viene rilanciata l manifestazione nazionale a Roma di domani, già prevista da tempo, ma che oggi assume un significato più intenso e drammatico.
A Verona questa mattina si sono trovati in tanti e tante, in presidio, sotto la Prefettura. Al termine degli interventi, si è deciso di dare un segnale immediato di rabbia per la morte di Adil, ed è partito un corteo spontaneo fino al Ponte Nuovo, che è stato bloccato per qualche minuto. Lavoratori e lavoratrici si sono ripresi le vie della città per ribadire che sono sempre pronti per lottare per i nostri diritti, dignità e vita.
A Padova in centinaia si sono ritrovati davanti alla Prefettura. «Non possiamo scaricare la colpa di quanto accaduto stamattina all’autista del camion» dice al microfono il segretario dell’Adl Cobas Gianni Boetto, «perché è l’intera filiera dello sfruttamento presente nella logistica a livello nazionale a dover essere messa sotto accusa».
Dopo il presidio, i manifestanti si sono mossi in corteo per le vie del centro storico, al grido di «tocca uno, tocca tutti!» e «la violenza padronale non ci fa paura, la lotta di fa sempre più dura».
Presenti in piazza anche le Maestranze dello Spettacolo, collettivi studenteschi e le realtà che stanno animando il percorso di mobilitazione verso il G-20 della finanza a Venezia, che hanno invitato le persone presenti all’assemblea nazionale di domenica prossima. «L’unità del mondo del lavoro non si costruisce a tavolino» conclude Gianni Boetto, «ma si innerva nelle lotte, nei percorsi collettivi. Oggi non dobbiamo solo piangere, ma dobbiamo essere ancora più arrabbiati contro le ingiustizie e i soprusi che subiamo ogni giorno».
Presidio davanti alla Prefettura anche a Bologna, blocchi di numerosi magazzini nel milanese e della Coop a Vercelli, contestato il passaggio della Milleniglia a Prato.