Tre manifestazioni, tre mondi

Pubblichiamo una sorta di diario di viaggio che attraversa storie quotidiane di oppressione, ma anche di ribellione. Perché, alla fine, la vita è un racconto sospeso tra passato e presente e ciascuno di noi ha il suo.
Sabato scorso, 24 luglio, anche Firenze ha manifestato, come molte altre città.
Ecco la cronaca appassionata di un nostro lettore.

* * *

di Ivano Algieri

INSORGIAMO CON I LAVORATORI GKN

Manifestazione GKn 24 luglio Firenze
Manifestazione Gkn – Firenze – 24 luglio

L’appuntamento con il mio amico è per le nove e trenta, proprio davanti all’ingresso dello stabilimento, in via Fratelli Cervi 1, area industriale di Capalle, nel comune di Campi Bisenzio.

Ci sentiamo telefonicamente quando sono in zona, dice che c’è già molta gente e, consapevole del mio precario orientamento spaziale, mi consiglia di andare verso il parcheggio del centro commerciale I Gigli, per incontrarci sotto il grande Totem metallico a forma triangolare che sostiene la cartellonistica pubblicitaria, quello davanti alla fermata degli autobus.

La fabbrica è lì, penso, praticamente dall’altra parte della strada rispetto ai parcheggi del grande Centro Commerciale, uno dei più grandi d’Italia, “Cento quaranta negozi, diciotto bar e ristoranti, cinema multisala e servizi innovativi. Shopping e divertimento ogni giorno!” Questo lo slogan introduttivo del sito, nell’indicizzazione di google.

Sicuro di essere ormai quasi giunto a meritare l’agognato parcheggio dei Gigli, intravedo la macchina della polizia municipale che sbarra la strada che sto percorrendo, via Albert Einstein, ripiego, improvvisando, verso destra e mi fermo agevolmente in un altro enorme parcheggio semivuoto dalla denominazione ignota, per avviarmi a piedi seguendo gruppettini di persone, alcuni muniti di bandiere rosse per il momento ammainate sotto il braccio, che si muovono nella stessa direzione. Molti sono gruppettini di ragazzi giovani, qualche famiglia, coppie attempate, perfino giovani genitori che spingono il passeggino protetto dall’ombrellino colorato.

Camminando penso che tutta quest’area, la piana, meno di trent’anni fa, era una campagna variamente coltivata, mi viene in mente che quei campi, prima della conversione industriale, alla fine degli anni ’70, erano stati la scenografia di quel “Berlinguer ti voglio bene” così impresso in una certa cultura di sinistra e, forse, il signore anziano che sto superando, l’unico con la bandiera orgogliosamente sventolante sulla spalla, ha assistito dal vivo ai monologhi solitari di Mario Cioni.

Arrivato nei pressi del totem pubblicitario, realizzo che effettivamente a separare l’area del Centro Commerciale dalla fabbrica, c’è solo l’ampia strada, dove si sta organizzando il corteo.

Ci sono molte bandiere del partito comunista – di un partito comunista – non tutte perfettamente uguali fra loro, sembrano diverse dal ricordo che ne avevo in memoria, anche se negli ultimi tempi, posso dire, di non aver avuto molte occasione di vederle.

Ci sono poi le bandiere della Fiom e altre che non riesco a identificare, il colore predominate è il rosso, sfumato e intermezzato dal bianco, ma, in particolare, mi colpisce subito lo striscione dei lavoratori della Sammontana, pregnante dal punto di vista del richiamo attentivo, perché la Sammontana era il gelato di quando ero piccolo, detiene perciò il monopolio del ricordo e l’immagine del logo si tira dietro lo slogan “gelato all’italiana”, come ripeteva la pubblicità.

La rappresentanza dei lavoratori della Sammontana, come alcuni altri gruppi di lavoratori di altre aziende, è venuta a portare sostegno ai lavoratori della GKn, partecipando ad una manifestazione che vuole essere, vuole farsi, simbolo – e cosi la definiscono molte testate – delle inquietudini del mondo del lavoro, non solo quello del comparto automobilistico, ma del lavoro in generale, esposto alla scure dello sblocco dei licenziamenti.

La GKn, di cui lo stabilimento di Campi Bisenzio fa parte, produce infatti componentistica per le automobili, rifornisce principalmente la Fca (Fiat-Chrysler) e nel 2018 è stata acquisita dal fondo inglese Melrose Industries plc, specializzato nell’acquisire aziende, ristrutturarle, ovvero licenziare, o, comunque, incentivare la massimizzazione del profitto, per poi rivendere ad un prezzo maggiore!

Così, 422 persone hanno ricevuto comunicazione del loro licenziamento via mail, in quanto, come precisa la lettera della stessa azienda“…la prospettiva è quella di una non sostenibilità dello stabilimento di Campi Bisenzio…”, ovvero, come si spiega più avanti,è la previsione di fatturato al 2025, che determina la decisione di chiudere lo stabilimento oggi.

Intanto, prendiamo a muoverci lentamente, fra i colori dei fumogeni e i musicisti che suonano balcanicamente i classici dei contesti di lotta, erano circa quindici anni che non partecipavo ad una manifestazione di queste dimensioni.

Mi rendo conto di quanto il mio organismo si sia, verosimilmente, disabituato a stare fra così tante persone; mi rendo conto, forse, di cosa comporti un anno e mezzo di semi isolamento o piccoli gruppi, nella migliore delle ipotesi.

Ho sete, fa caldo, ma la distribuzione di acqua è costante all’interno di tutto il corteo, alcune persone si bagnano la testa, il ragazzo muscoloso che lancia gli slogan con il megafono davanti a me va avanti senza pausa, lo ammiro, mi commuovo ma cerco di nasconderlo a chi mi è di fianco. Il servizio d’ordine, in pettorina gialla, invita continuamente a stare il più possibile all’interno del lungo corteo che parte e ritorna alla fabbrica, con il mio amico valutiamo di essere sicuramente più di 5000 persone, così confermano i giornali questa mattina.

Ma chi c’è a questa manifestazione esattamente, oltre ai lavoratori di altre aziende?

Ci sono io, semplice dipendente di una grande cooperativa sociale, e intravedo almeno altri due miei colleghi, c’è in generale una rappresentanza informale della galassia delle cooperative, ci sono i ragazzi, e nemmeno pochi, gli studenti di sinistra e qualcuno “fuori corso” come si diceva un tempo, ci sono i pensionati, ci sono persone che si definiscono storicamente e identitariamente di sinistra, e quindi verrebbe da chiedersi, “quale sinistra?”

Certamente ci sono le istituzioni, in presenza o tramite dichiarazioni a mezzo social, tipo quelle che risuonano più o meno come “tutta la Toscana è scesa in piazza con i lavoratori della GKn”

Difficile fare un’analisi di stratificazione sociale dal vivo, ammesso che abbia senso, certamente, almeno ai nostri occhi, risalta l’assenza di chi ci aspettavamo ci fosse, o ci dovesse essere, per esempio i ristoratori, che, con il mio amico, immaginiamo presenti a distribuire panini e bibite, perché la loro fenomenologia non è e non può essere slegata dalla fenomenologia che si vive qui oggi.

Ma oggi qui non si parla di vaccino, non si parla di Green pass, non si parla certamente di ristoratori.

L’aspetto probabilmente interessante risiede però, non tanto in chi c’era, in chi era presente fisicamente, ma in chi risulta esserlo dal divano, o dal fresco dell’ombrellone, nella piazza social, dove i like di solidarietà e sostegno alle foto e ai brevi articoletti, sono innumerevoli e trasversali, così, postando sul profilo facebook un’immagine della manifestazione si può constatare come il rinforzo positivo arrivi dal commercialista, dal collega, dallo psichiatra, dall’amico idraulico, dal dentista, dal professore di liceo, dalla maestra elementare.

Postumi dispersi e tardivi di quell’egemonia culturale che ha contribuito in definitiva al passaggio, dalla rivendicazione dei diritti sociali, alla rivendicazione dei diritti civili, ovvero cosmetici, i secondi come surrogati dei primi.

In questo contesto, ci chiediamo cosa rappresenti il like all’operaio che ha perso il lavoro?

MOMENTO OTTIMISMO

Manifestazione 24 luglio – Fortezza Da Basso – Firenze

Dopo pranzo, mentre ragioniamo ancora della manifestazione della mattina, andiamo verso la Fortezza da Basso di Firenze, nei pressi della fontana del parco esterno alla stessa, dove, alle 16.00, si svolgerà qualcosa che è difficile da definire, in quanto non manifestazione, non propriamente presidio. Effettivamente è un momento, un momento di ottimismo, inteso, suppongo dagli stessi organizzatori, come da contrapporre alla paura ampiamente diffusa.

Il volantino ha infatti per titolo “Momento Ottimismo” in grande, rafforzato dalla scritta evidenziata in giallo “Difendiamo la pluralità di informazione, continuiamo a far maturare la coscienza”.

Quando arriviamo, intorno ad un piccolo palco, dove sono seduti gli ospiti che parleranno, ci sono forse 350, 400 persone al massimo, alcune in piedi, altri, quelli più vicini al palco, seduti per terra, fra l’erba secca, alle loro spalle lo scroscio dell’acqua.

Il momento ottimismo è stato organizzato dal “Fuoco di Firenze” la cui natura e fisiologia costitutiva purtroppo non mi è nota a livello tale da poterne scrivere.

Fra i relatori, presenti o che, ovviamente, si collegheranno, ci sono personaggi noti a coloro i quali in questi mesi hanno cercato attivamente un’informazione diversa rispetto a quella main stream, relativamente alla narrazione pandemica, come Silvana de Mari, il dottor Mariano Amici, la scrittrice Ornella Mariani, il Magistrato Angelo Giorgianni, presidente dell’Eretico, segretario generale dell’Organizzazione Mondiale per la Vita, nonché autore, insieme a Pasquale Bacco, medico esperto in Medicina Legale, del contestato volume “Strage di Stato. Le verità nascoste della covid 19”, con prefazione di Nicola Grattieri.

Questo raggruppamento di persone risulta abbastanza variegato, donne e uomini di tutte le età, ragazzi, bambini, non ci sono bandiere, non ci sono striscioni, nemmeno musica naturalmente, tanto meno, servizio d’ordine, che per altro non avrebbe alcuna utilità, solo pochi poliziotti, vicino al loro mezzo, osservano da lontano.

Possiamo dire che le persone presenti, siano probabilmente venute come soggetti individuali, in quanto non rappresentanti o rappresentati da organizzazioni di alcun genere o tipo, ma spinte dalla necessità di poter fruire di fonti di informazioni diverse.

Quando arriviamo inizia il collegamento con Silvana de Mari, che procede ad una ricostruzione degli eventi che hanno portato alla definizione dell’assenza di cure per la covid 19, si concentra soprattutto sull’aspetto farmacologico, spiegando come la malattia possa essere funzionalmente contrastata dall’utilizzo di farmaci adeguati, somministrati nel momento giusto, farmaci, spiega, il cui utilizzo è stato impedito e ostacolato in svariati modi, durante le pause non mancano gli applausi.

Dopo la parola passa ad un imprenditore locale, premette che non vuole essere considerato no vax, dice che ha fatto fare ai propri figli, presenti, tutte le vaccinazioni ma è assolutamente contrario alla vaccinazione che si prospetta per il covid 19. Il suo intervento è breve e la parola passa ad Ornella Mariani, la scrittrice infuoca il pubblico, ma, come precedentemente notato in un altro suo intervento, struttura il confronto, il paragone fra l’italiano a cui viene imposto il green pass e gli africani che possono sbarcare quotidianamente e liberamente. Io e il mio amico ci guardiamo, l’ordine del discorso non ci piace, non perché non possa essere svolto, ma in quanto sbagliato dal nostro punto di vista, probabilmente perché confonde lo schiavista con lo schiavo, colpevolizzando il primo della sua condizione di schiavitù, piuttosto che condannare il secondo. Anche in questo caso, abbiamo l’impressione che categorie novecentesche rappresentino ancora l’ancoraggio sicuro ma illusorio rispetto ad un mondo e ad una socialità che viene pesantemente ricostruita e ridisegnata, davanti ai nostri occhi, sotto ai nostri piedi, le cui differenze e divisioni altro non fanno se non giovare ai registi della nuova umanità!

Ci alziamo per raggiungere la centrale e famosa piazza della Signoria, dove alle 17.30 parteciperemo all’ultima manifestazione, quella proposta da un gruppo telegram definito come “Basta dittatura”.

Manifestazioni analoghe, sono state lanciate in maniera istantanea, in pochissimo tempo, in molte città italiane, guardiamo i telefonini, non possiamo farne a meno – sempre connessi, nostro malgrado, con la motivazione della buona ragione, anche quando siamo sconnessi – curiosi di vedere cosa succede a Milano, a Roma, a Torino, nelle città minori.

Mentre continuiamo a camminare a piedi nel traffico della città, dopo aver constatato che a Milano sono in tanti, ma un vero e proprio oceano umano inonda Parigi, la domanda, che dobbiamo ammettere sinceramente viziata da quanto pensavamo già questa mattina: cosa possono avere in comune il Momento Ottimismo e la Manifestazione della GKn?

Come e cosa si potrebbe fare per far incontrare questi due mondi?

MANIFESTAZIONE DITTATURA

Manifestazione 24 luglio – Piazza della Signoria – Firenze

Quando arriviamo in piazza della Signoria, vediamo che le persone riunite sono effettivamente molte, difficile stimare con precisione quante, probabilmente un numero compreso fra circa 1200 e forse, al massimo, 1500. Quello che ci colpisce e disorienta immediatamente è la tipologia, del tutto nuova, non c’è un palco, non c’è un podio, non c’è una qualsiasi forma di pulpito moderno, ma un cerchio di alcune persone sedute e tante altre in piedi, nessuno parla da una posizione preferenziale rispetto alle altre. Gli slogan ripetuti sono principalmente due:

No Green pass.

Libertà.

Le persone li ripetono, in coro, più e più volte, battendo le mani.

Pochi cartelli improvvisati, scritti a mano alla meno peggio, uno dei quali, che noto probabilmente perché più grande, come già apparso in altre città europee, “tu obbedisci perché finisca, ma è perché obbedisci che non finisce”.

Faccio il giro della folla, perimetrando la piazza, non riesco ad abituarmi al fatto di non individuare un punto più alto, intendo fisicamente più alto, da poter seguire, dove poter guardare, mi pare che all’interno, in quella che si potrebbe definire la parte più centrale, effettivamente qualcuno stia parlando, mi è però impossibile raggiungere una posizione che mi permetta di vedere o capire meglio.

In alcuni momenti la folla fischia, ma non capiamo perché, ad eccezione di quanto qualcuno nota una finestra di Palazzo Vecchio che si apre, allora tutte le teste si girano, come se fossero coordinate da un meccanismo unico, verso quella direzione e per pochi secondi i fischi convergono in quel punto, quel punto che si è aperto, dove qualcun altro afferma di aver visto affacciarsi un uomo.

Nelle pause che intermezzano gli slogan, gruppettini di persone parlano, si confrontano fra loro, qualcuno, particolarmente dotato di voce, guadagna un piccolo pubblico momentaneo.

Gli uomini delle forze dell’ordine, presenti in numero esiguo, rimangono sul lato della piazza, là, dove sono di solito normalmente presenti, davanti a due loro mezzi.

Anche questo pubblico è variegato, difficilmente inquadrabile in una categoria preformata, fondamentalmente mosso da una spinta tanto semplice quanto chiara, il timore di possibili nuove forme di controllo, limitazione delle libertà  personali e di movimento, discriminazioni, strumentalmente giustificate dalla necessità di tutelare la salute pubblica.

Quando decidiamo di venire via, sono circa le 19.00, ci siamo già allontanati mentre vediamo le persone muoversi lungo via Dei Calzaiuoli, la manifestazione si è trasformata in un corteo spontaneo, lo seguiamo parallelamente attraversando piazza della repubblica, per poi incrociare il corteo in piazza Duomo.

Alcune persone applaudono.

Alcuni si uniscono al corteo.

Molti guardano.

In piazza Duomo un esercente si rivolge ad un altro:

Oh… son quelli con il Green pass, non vai?

L’altro, mani alla cinta, sorride senza rispondergli.

Cosa diranno i giornali domani?

Ivano Algieri

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