di Valentina Bennati
comedonchisciotte.org
Sempre più cittadini si stanno incontrando in tutte le piazze d’Italia in nome di una libertà a cui altri, invece, stanno rinunciando in cambio di una falsa sicurezza. Si sta sviluppando una rete di intelligenza collettiva e questo sta accadendo a livello internazionale. E’ un movimento continuo e inarrestabile che sta mettendo insieme avvocati, medici, giuristi, scienziati, insegnanti, economisti, attivisti, genitori, persone provenienti anche da storie molto diverse, ma che si stanno unendo, a poco a poco, per l’obiettivo più nobile: la difesa della vita che si declina poi in diritto alla salute, all’informazione, alla parola, all’istruzione, al lavoro.
Sabato scorso, 4 settembre, a Roma, si è tenuta l’ennesima manifestazione delle tante che, per tutta l’estate, nonostante il caldo, la fatica, le difficoltà economiche, hanno portato a riempire in modo continuativo varie piazze d’Italia. E’ stata convocata da ‘Primum non nocere’, associazione che non rappresenta nessun partito, nessun sindacato, solo persone che si sono unite perché sentono di combattere la stessa battaglia: difendere la dignità e la libertà cercando di unire le diverse visioni e superando le singole differenze perché il momento storico lo richiede.
La libertà non ha colore né bandiera. A questo è servito il green pass, a far nascere il desiderio di coalizzarsi e a far aprire gli occhi a chi ancora li aveva chiusi, perché questa storia non è partita un anno e mezzo fa, ma nel 2017 quando per la prima volta si è sperimentato ciò che sta accadendo oggi e molti bambini furono esclusi dalla scuola perché i loro genitori si erano interrogati e informati e infine avevano detto NO ai 10 vaccini resi obbligatori dalla Legge Lorenzin.
I troppo pochi di allora sono oggi molti di più e il desiderio di unione, verità e libertà continua a crescere man mano che la consapevolezza si rafforza. Perché si può anche ascoltare in TV e leggere nei giornali che i vaccini anticovid sono sicuri, ma le certezze si incrinano quando si cominciano a vedere nella realtà propria quotidiana fatti che contraddicono fortemente la narrazione ufficiale.
La piazza consente di raccontarsi le cose e ascoltare gli interventi di numerosi relatori senza censure. La piazza permette di stare in presenza e uscire dalla rete virtuale e, mai come oggi, questo è importante.
“La piazza” – come dice Gian Marco Capitani, membro di ‘Primum non nocere’ – “è il luogo in cui scopri che non sei da solo in un momento storico in cui abbiamo dovuto forzatamente capire che non tutta la famiglia era veramente famiglia, non tutti gli amici erano davvero amici e non tutti gli abbracci erano abbracci forti e sinceri. La piazza è servita a creare emozioni e a costruire nuove amicizie, nuove famiglie e nuovi abbracci. E le amicizie che nascono in tempo di guerra sono amicizie per la vita”.
ComeDonChisciotte.org dà sostegno a tutte le piazze pacifiche. A chi con pacata determinazione lotta per un ideale di libertà e giustizia e per avere notizie obiettive affinché ognuno possa fare le proprie scelte senza costrizioni in consapevolezza.
Ora più che mai dobbiamo proteggerci e sostenerci gli uni gli altri.
GRAZIE a chi scende in piazza con buon senso rifuggendo eventuali provocazioni che potrebbero sfociare in atti violenti, GRAZIE agli organizzatori dei vari movimenti che dall’estate instancabilmente lavorano per far circolare le informazioni nelle varie piazze d’Italia, GRAZIE ai relatori che portano i loro contributi in base alle specifiche competenze arricchendo i partecipanti di nozioni utilissime. Non dimentichiamo che la conoscenza è l’arma migliore, la critica educata e argomentata è forte della sua intelligenza e non ha bisogno di minacce e di invettive. Per questo fa più paura, per questo si tenta di screditarla.
Rimaniamo fermi. Uniti, con pacifica e incrollabile determinazione, possiamo non cedere ai ricatti e uscire da questa follia.
Con l’autorizzazione del Prof Paolo Bellavite, medico, ematologo, ricercatore, pubblichiamo qui il testo originale completo del discorso che sabato scorso 4 settembre (in forma sintetizzata per motivi di tempo) ha tenuto in piazza del Popolo a Roma nella manifestazione “Primum non nocere”.
Buona lettura.
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Buongiorno sono proprio contento di essere qua con voi. Chi mi ha preceduto diceva che avrebbe voluto vedere la piazza piena. E’ una piazza così grande e per me siamo già in tanti, non mi aspettavo di vederla piena a metà: ma, comunque, nella vita, nella biologia, non conta la quantità, conta la qualità.
Per fare un albero basta un seme quindi ognuno di noi può essere il seme di un popolo nuovo, un popolo nuovo che lotta per la libertà che non è il capriccio proprio, ma è la capacità di realizzare sé stessi sia come persona e sia come società.
Non dimentichiamo
Molti di voi mi conoscono dalla battaglia sulla legge Lorenzin. Dico solo due cose, proprio telegrafiche in merito: nel Decreto-legge 07 giugno 2017, n. 73 Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale (17G00095) (G.U. Serie Generale, n. 130 del 07 giugno 2017) sta scritto che
1) “Il Ministro della salute, con decreto da adottare decorsi tre anni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto (31 luglio 2017) può disporre la cessazione dell’obbligatorietà per una o più delle vaccinazioni di cui al comma 1-bis”. Successivamente la Corte Costituzionale, in risposta al ricorso della Regione Veneto, ha scritto (sentenza 5/2028) che sarebbe opportuno rivedere l’obbligo di tutti i 10 vaccini resi obbligatori. Non dimentichiamolo! Sono passati quattro anni, un mese e quattro giorni e non è stato fatto assolutamente nulla. E sapete perché? La scusa è che manca l’anagrafe vaccinale, cioè nessuno sa dire quanti vaccini siano stati inoculati, quando e a chi. Mentre per inoculare i nuovi prodotti si inventano le app per tracciare tutto e tutti e dobbiamo andare a bere un caffè col il QR-code, una norma sottoscritta da Mattarella più di quattro anni fa, che poteva allentare la pressione vaccinale ricattatoria sui bambini e le famiglie (per malattie ormai rarissime o non gravi), non è stata attuata.
2) Nello stesso decreto Lorenzin sta pure scritto che esso è “necessario garantire il rispetto degli obblighi assunti e delle strategie concordate a livello europeo e internazionale”. Quali siano tali obblighi da rispettare, non sta scritto e non è stato mai chiarito, perché nessuno avrebbe potuto assumere obblighi internazionali sulla pelle dei cittadini senza un preventivo dibattito. Avete capito? Tutti i bambini italiani si vedono ancora inoculati dieci vaccini (la signora Ministra al tempo ne voleva inoculare 12) perché qualcuno ha assunto degli obblighi internazionali che devono essere “garantiti”. Se non fosse scritto non sarebbe possibile credere una cosa del genere. E questo particolare è illuminante sull’asservimento del nostro Paese alle potenze straniere, programmato da tempo, che oggi vediamo sempre più evidente e invasivo.
Ma certe cose le sapete già e io oggi volevo parlarvi ancora di due cose soltanto: la Costituzione Italiana, Articolo 32, e la questione della ‘nessuna correlazione’.
Articolo 32
Per quanto riguarda la Costituzione, voi sicuramente la sapete a memoria, ma qualcuno che sta in stanze prestigiose non lontano da qui dovrebbe rileggersela. “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”. C’è scritto ‘cure gratuite agli indigenti’, non c’è scritto “cure gratuite solo per i vaccinati”. Chiaro?
Poi sta scritto “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, ma l’ultima frase è ancora più importante e molti non la conoscono: “La legge in nessun caso può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Vi faccio delle domande.
E’ rispetto della persona umana inoculare prodotti sperimentali in persone che non sono consenzienti?
E’ rispetto della persona umana iniettare prodotti sperimentali in bambini che non ne hanno bisogno?
E’ rispetto della persona umana escludere dal lavoro e dall’Università degli individui perché non si sono fatti inoculare?
E potremmo andare avanti così e fare un bel elenco.
I giuristi della Corte Costituzionale se ne sono occupati tante volte ma la politica sembra dimenticare ciò che sta scritto, cioè che ci vuole un equilibrio tra quello che è interesse della collettività e il rispetto della singola persona. Questo equilibrio è vero che è difficile, ma non può essere sconvolto semplicemente per una collettivizzazione forzata del corpo sociale in stile cinese, questo noi dobbiamo impedirlo.
Non siamo qui per dire ‘vaccini sì – vaccini no’, ma per difendere la democrazia, difendere la civiltà. Qui non è in gioco solamente se un vaccino fa bene o male, è in gioco il rapporto tra la Persona e lo Stato; noi e altri scendiamo pacificamente nelle piazze per difendere la Costituzione e la libertà di tutti, anche di quelli che si sono fatti vaccinare per i quali, oltre tutto, il pass scadrà fra pochi mesi; in realtà, biologicamente-farmacologicamente è già scaduto per molti di coloro che si sono fatti vaccinare, come è successo un Israele in altri Paesi.
Non siamo contro i vaccini come utili mezzi di prevenzione per molte persone “fragili”, siamo contro gli obblighi e i ricatti (che è la stessa cosa) fondati sul discriminatorio lasciapassare.
La collettività
Già nelle discussioni del 2017 sull’obbligo pediatrico, il Servizio Studi della Camera dei Deputati ha prodotto il Dossier n° 294 – Elementi per la valutazione degli aspetti di legittimità costituzionale (25 luglio 2017), in cui si legge che “la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 Cost. se il trattamento sia diretto non solo a migliorare o preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri, giacché è proprio tale ulteriore scopo, attinente alla salute come interesse della collettività, a giustificare la compressione di quella autodeterminazione dell’uomo che inerisce al diritto di ciascuno alla salute in quanto diritto fondamentale (sentenza n. 307/1990)”.
Questo punto è fondamentale perché in nessun caso si può pensare che si debba imporre una inoculazione di un prodotto farmaceutico nell’ “interesse” della persona da trattare, senza il suo consenso. Solo se tale inoculazione fosse veramente necessaria alla salute “come interesse della collettività”, il trattamento sarebbe compatibile con l’articolo 32. Ed è proprio qui che sorgono i più grossi dubbi tecnici e quindi giuridici sui cosiddetti “vaccini” anti-COVID-19. È ormai scientificamente acquisito che questi nuovi prodotti biotecnologici conferiscano una protezione per qualche mese dalle conseguenze più gravi della malattia (poi serviranno probabilmente altre dosi ripetute nel tempo, come sta già succedendo in Israele), ma non impediscono i contagi e non riducono la carica virale sulle mucose.
Pertanto, il presunto interesse della collettività non esiste, se non in minima parte e per ciò che potrebbe forse riguardare il fatto che le cure agli eventuali malati potrebbero pesare sulle casse dello Stato. Ma la qual cosa si verifica già per la gran parte delle malattie della civiltà moderna, che sarebbero prevenibili evitando il fumo, eccessi alimentari e sedentarietà.
Quest’aspetto è determinante anche dal punto di vista etico perché, da un Colle qui vicino è venuto un discorso che vaccinarsi sarebbe un “dovere”. Sarebbe un dovere vaccinarsi soltanto se il mio vaccino impedisse la diffusione del morbo, ma se non lo impedisce, che dovere è? E accenniamo solo al fatto che sarebbe “dovere” dello Stato indennizzare i danneggiati da vaccini (legge 210/1992), cosa che è fatta in casi rarissimi e con estrema difficoltà da parte delle famiglie.
Poco prima, dall’altra parte del Tevere è venuto un altro discorso, che poi Mattarella ha citato, che vaccinarsi oltre che dovere sarebbe ‘un atto d’amore’. Io sono credente e ho tutto il rispetto per le autorità della Chiesa, ma in questo caso il Papa non ha parlato ex cathedra, ha detto una sua opinione personale che gli deriva, forse, da qualche consigliere di qualche Pontificia Accademia. Questa opinione del Pontefice non sta né in cielo né in terra, non solo perché i vaccini non impediscono i contagi, ma perché se noi parliamo di amore, l’amore non può essere obbligatorio: l’amore obbligatorio ha un altro nome.
Gravi effetti avversi
Veniamo ad un altro punto determinante anche se spiacevole, i danni da vaccino. La sentenza della Corte Costituzionale, sentenza numero 258/1994 stabilisce anche che “si può accettare un trattamento sanitario obbligatorio solo se questo non incide negativamente nello stato di salute di colui che vi è assoggettato, salvo per quelle che sono le conseguenze che, per la loro temporaneità e scarsa entità, appaiono normali in ogni intervento terapeutico”.
Cosa è tollerabile? In sostanza se la puntura fa un po’ di gonfio e di dolore questo è accettabile. Ma è necessario sapere che i cosiddetti vaccini anti-COVID-19 sono gravati da rischi di gravi effetti avversi con un’incidenza incomparabilmente superiore a tutti i vaccini tradizionali. I sistemi di farmacovigilanza, in atto almeno da 10 anni in tutti i paesi progrediti, pur nei loro limiti di efficienza ben noti (si tratta di segnalazioni “spontanee” e non raccolte in modo sistematico), segnalano centinaia di morti in Italia e migliaia in America e Europa. Fino a metà luglio in Italia si sono accumulate 498 segnalazioni di decessi nei giorni o settimane dopo l’inoculazione.
Simili segnali di pericolo si registrano anche in altri database come quello “VAERS” degli USA in cui a fronte di 4917 morti per vaccini anti-COVID-19 (in otto mesi, precisamente al 2/09/2021) sono stati riferiti 585 morti dopo il vaccino anti-influenzale nel corso di 30 anni (nell’ultimo anno una trentina). Da notare che negli USA è vaccinata contro l’influenza più della metà della popolazione.
Sia chiaro che ribadisco che non sono contro i vaccini e questi rischi non significano che il vaccino non debba essere fatto perché ovviamente se noi parliamo di una malattia che in certe condizioni di salute può essere fatale, il vaccino può essere indicato, ma deve essere una scelta individuale e deve essere una scelta valutata (da medici liberi di valutare in scienza e coscienza) soltanto nelle persone che ne hanno bisogno.
La “nessuna correlazione”
Abbiamo detto che vi sono molti casi di effetti avversi anche gravi, ma nella maggior parte dei casi si legge sulle cronache che non vi sarebbe “correlazione”. Quanto questa conclusione sia di solito affrettata e talvolta palesemente sbagliata si può capire da almeno due aspetti tecnici che illustro rapidamente.
1) Il primo motivo di dubbio riguarda gli studi clinici. Si deve sapere che la correlazione tra una certa malattia e la vaccinazione si può stabilire statisticamente solo dopo una lunga serie di studi, che invece sono ancora in corso. Ad esempio, se una persona viene colpita da paralisi dopo la vaccinazione, non è letteralmente possibile dire se c’è correlazione finché non si raccolgono un numero sufficiente di osservazioni e con metodi adeguati. Tutti sanno che lo studio più rigoroso dell’efficacia e della scurezza dei farmaci e pure dei vaccini è detto studio controllato e randomizzato, significa che l’efficacia e la sicurezza del prodotto deriva dal confronto tra un ampio gruppo delle persone volontarie vaccinate col prodotto vero e un gruppo di controllo (con nominativi estratti a sorte) di volontari cui è stato iniettato un placebo.
Ora tali studi erano previsti di durata di almeno 24 mesi, al termine dei quali si sarebbe dovuto fare un bilancio e dare finalmente la autorizzazione definitiva alla vendita. Tuttavia ben presto si è cominciato a vaccinare anche i volontari del gruppo di controllo. Ma così facendo si è vanificato lo studio di lungo corso e non si potrà avere la prova rigorosa di quanto dura la protezione e neppure delle conseguenze dei vaccini a medio-lungo termine. Ad esempio: sappiamo che i tumori sono malattie lente a svilupparsi. Nell’ipotesi che questi nuovi prodotti a base di adenovirus stimolino la crescita di cellule tumorali (o la inibiscano), si dovrebbe poter calcolare il numero di neoplasie insorte in due anni nel gruppo dei vaccinati rispetto ai non vaccinati. Se il gruppo di controllo è vanificato, questa informazione, cioè se i vaccini provocano o no un aumento di neoplasie, non si avrà mai. Simili considerazioni si possono fare su malattie a decorso lento come quelle cardiovascolari, autoimmunitarie, psichiatriche. A questo problema è stata dedicata una interrogazione di due senatori della Lega al Ministro della Salute, ma finora non si è avuta risposta.
2) Un altro aspetto riguarda il metodo per valutare “nesso di causalità”. Ora bisogna sapere che l’analisi della correlazione è fatta, come scrive la stessa AIFA, col metodo indicato dall’OMS, il quale però è difettoso e si presta facilmente a errori. I difetti sono molti ma il più clamoroso sta nel fatto che la correlazione è esclusa se esistono “altre cause” che potrebbero aver determinato l’evento. Ad esempio, se si verifica la morte di un vaccinato che aveva anche malattie di cuore, o tumori, o malattie di fegato, o disturbi della coagulazione, la causa è attribuita a queste malattie preesistenti e non al vaccino. Ma questo metodo è viziato da un grave difetto tecnico, che sfugge a chi non conosce la patologia generale: le reazioni avverse più gravi di solito sono dovute proprio alla interazione tra il prodotto iniettato e una predisposizione o suscettibilità del soggetto. Si tratta, in altre parole, di due o più CON-CAUSE che interagendo determinano l’evento avverso. Questo equivoco sulle correlazioni, oltre alla scarsa efficacia della farmacovigilanza, sta sbilanciando la valutazione dei rischi e benefici dei vaccini rispetto alla malattia. Infatti, nel caso della morte in soggetti positivi, la causa di morte viene attribuita al virus anche se ci sono altre cause come quelle che abbiamo menzionato.
Desidero precisare che ho scritto queste mie considerazioni anche in pubblicazioni scientifiche, che ho inviato all’AIFA e all’Ente Europeo dei Medicinali.
Concludo ringraziandovi della pazienza che avete esercitato ascoltandomi e spero che vi porterete a casa qualche nozione in più di medicina e di vaccinologia, che di questi tempi non guasta! Io mi porterò a casa il vostro affetto, la vostra compagnia che mi dà tanta forza nel resistere alla fatica della ricerca. Grazie.
Paolo Bellavite
(medico, ematologo, ricercatore)
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