Come era ampiamente prevedibile e come storicamente dimostrato, dietro il governo “tecnico” di Mario Draghi si nasconde in realtà un governo di unità nazionale pienamente politico, al servizio dei poteri forti finanziari e multinazionali. La scelta di Cingolani a capo del nuovo ministero della “transizione ecologica” si iscrive a pieno titolo in questo processo, il cui obiettivo principe è quello di salvare il capitalismo dalla sua crisi sistemica e generalizzata, a fronte delle contraddizioni sociali e dei cambiamenti climatici che sempre più ci immergono in uno scenario drammatico, già da ora catastrofico ed apocalittico. Come recentemente rilevato, d’altra parte, dall’ultimo rapporto IPCC.
Qual è il ruolo di Cingolani? Più che un ruolo “tecnico” (le sue svariate esternazioni anche su dati tecnici sono state più volte contestate ed inesorabilmente demolite da vari comitati ed associazioni) ci sembra quello di costruire una narrazione, volutamente confusa e contraddittoria, sulla transizione ecologica: da una parte, a parole, se ne riconosce l’urgenza e la necessità; dall’altra, nei fatti, si usano tutte le tattiche, mistificazioni, veli e veline per frenarla, rallentarla, riverniciando con una debole tintura “green” (parola magica, ormai appiccicata a tutto, diventa green persino il “green-pass!) scelte e decisioni che ribadiscono la centralità del fossile (anche il tanto decantato metano fa parte della “famiglia”) come fonte energetica primaria.
Un bel regalo alle multinazionali estrattiviste, a caccia dei soldi del Recovery Plan. Non ci meravigliamo: è il capitale, signori, il meccanismo strutturale della finanziarizzazione dell’economia e del meccanismo del debito. Le grandi multinazionali del fossile devono continuare a produrre e ad esistere, devono ripagare l’enorme volume di finanziamenti ricevuti da banche ed istituti di credito, i quali, a loro volta, hanno tutto l’interesse che esse permangono il più a lungo possibile per riprodurre all’ infinito questo meccanismo perverso.
Un vero e proprio “loop” o – se preferiamo – un inestricabile nodo gordiano: la leggenda narra di come Alessandro Magno sciolse il nodo, con un deciso colpo di spada, troncandolo di netto. Fuor di metafora, per tentare di fermare una catastrofe apocalittica in cui siamo già immersi, la distruzione della vita e del mondo-ambiente nel quale siamo avvolti, è necessaria una trasformazione radicale dello stato di cose presente, una prassi rivoluzionaria, nuove forme di produzione e riproduzione in armonia con la natura. Aut-Aut, senza nessuna mediazione, senza nessuna attesa, qui ed ora!
Non solo: rispetto ai tempi assolutamente ristretti che l’ultimo rapporto IPCC pone tassativamente per un cambiamento radicale ed immediato, la lobby nucleare ritorna alla carica ponendosi come panacea di tutti i mali, evocando miracolose nuove tecnologie, un nucleare “pulito”, “immacolato”, di IV generazione etc…etc…Una bella favola a lieto fine!
Cingolani, nuclearista convinto non da ora, si pone come protagonista della favola assieme ai suoi amici, “tecnici” e politici, (tra cui spicca il solito Renzi) sciorinando una serie di dati “tecnici” fortemente discutibili su tecnologie inesistenti e comunque rinviabili al 2050, dove sicuramente non siamo più in tempo!
Il ministro, esponente di spicco della tecnocrazia neoliberista, rispetto al nucleare di IV generazione e della sua miracolosa tecnologia parla a vanvera.
Oggi la tecnologia di quarta generazione non esiste e quella di terza generazione avanzata, che stanno cercando di costruire i francesi, sono due cantieri infiniti che sono costati quasi 4 volte il costo preventivato inizialmente. La domanda logica è: perché non puntare direttamente sulle fonti di energia rinnovabili, usando i fondi del Recovery plan e non perdiamo tempo a parlare di cose che non si faranno mai? È inutile spendere risorse pubbliche per una tecnologia che chissà mai se arriverà. Abbiamo già la possibilità di produrre energia elettrica dal sole, dal vento, dall’acqua e dal calore della Terra.
Da notare la sequenza logica e cronologica delle varie esternazioni pro nucleare seguite all’ultimo, drammatico, rapporto IPCC e concretamente percepite da tutti noi in questa apocalittica estate. Prima Cingolani, subito dopo, come in un piano comunicativo studiato a tavolino, le dichiarazioni di Eni sulle sperimentazioni dell’energia nucleare da fusione, controllata attraverso il confinamento magnetico, sicura, innocua, a basso costo. Ma le cose stanno veramente così?
Ciò di cui parla ENI è il progetto ITER, sul quale i servizi di comunicazione della lobby nucleare sono estremamente attivi e vendono su tutte le piazze pubbliche: “Il sole in provetta”, “L’energia illimitata”, La “macchina estrema”.
Su di esso, i fisici atomici si sono messi al lavoro già da tempo per dare corpo a questa fantasia, ricreare la potenza di un piccolo sole in laboratorio, attraverso la creazione di enormi macchine, denominate TOKAMAK (acronimo russo per “camera toroidale magnetica) in cui un gas , solitamente idrogeno, caldo e rarefatto nello stato di plasma, viene mantenuto coeso e lontano dalle pareti interne grazie ad un campo magnetico creato da elettromagneti esterni alla camera. Il tentativo è quello di creare al suo interno le condizioni per la fusione termonucleare controllata, allo scopo di estrarne l’energia termica e produrre energia elettrica.
Autorevoli scienziati e fisici hanno messo in rilievo le pesanti criticità di questo esperimento futuribile, i costi esorbitanti, la stessa stabilizzazione e confinamento del plasma, che è soggetto ad instabilità strutturale e perturbazione (cosa succederebbe se entrasse a contatto con le pareti e la materia circostante?), la quantità di energia magnetica per tenerlo in equilibrio superiore a quella prodotta, la manutenzione, la sicurezza, le scorie radioattive sempre presenti, per quanto inferiori a quelle prodotte dalla fissione…etc..etc.
Per tutti, citiamo Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e della rivista QualEnergia:” La fusione nucleare è una fata morgana che continua ad allontanarsi nel tempo…. e dunque il percorso più logico è quello di investire capitali verso risorse tecnologiche che possano “accelerare il processo di decarbonizzazione nel breve e medio termine, come le rinnovabili, la mobilità elettrica…”
Ma allora quale è il vero senso delle dichiarazioni di Cingolani, ENI e prontamente sostenute da una campagna mediatica mainstream?
In primo luogo, sicuramente la cattura degli enormi finanziamenti della ricerca sul nucleare e le sperimentazioni già in atto, vere e proprie macchine succhia-soldi. Anche a Padova si trova un impianto sperimentale di fusione nucleare, collegato al progetto ITER , di cui fanno parte ENEA, il CRN e l’università di Padova
Eni ha sottoscritto, nel 2018, un accordo da 50 milioni di dollari con il “Commonwealth fusion systems” nato all’interno del Massachusetts Institute of Technology (Mit), tanto per capire la portata dei finanziamenti in campo e del denaro che circola tra gruppi multinazionali e ricerca scientifica.
Ma dobbiamo comprendere fino in fondo lo scopo della narrazione tossica da parte di Cingolani: si tratta di un’arma di “distrazione di massa”, per mascherare e nascondere le vere intenzioni, rallentare, frenare, prendere tempo per impedire una vera transizione ecologica con le fonti rinnovabili ed i progetti alternativi a questo modello di sviluppo: a questo dovrebbero essere indirizzate le risorse del Recovery Fund, non a salvare le multinazionali che sono responsabili del disastro climatico e devastazione del mondo!
Questa finta transizione ecologica doveva pur trovare un suo fine ultimo, un qualcosa che giustifichi i tempi lunghi dell’attesa. Una sorta di nuova religione e come tutte le religioni “oppio per i popoli“: fede nell’Assoluto Tecnologico, nel progresso illimitato, al di là di ogni limite umano e naturale. Da qui una sorta il “messianismo nuclearista”, la soluzione finale e salvifica con un nucleare innocuo, innocente, come una divinità benefica che toglie i mali del mondo!
Intanto, dietro tutto questo mare di chiacchiere e voluta confusione, gli effetti pratici ed estremamente materiali delle prime decisioni di Cingolani sono drammaticamente reali: via libera a nuove trivellazioni, inceneritori, il freno alle auto elettriche, finanziamento alle grandi opere inutili come la TAV, il progetto ponte di Messina, l’ assenza di un piano nazionale dei trasporti efficiente ed ecocompatibile, la ventilata privatizzazione dell’acqua “bene comune”, la totale rimozione di ogni proposta alternativa proveniente dal basso, comitati ed associazioni, la distruzione di qualsiasi forma di partecipazione democratica alle decisione che riguardano i beni comuni e gli interessi della collettività, come espresso nel decreto semplificazioni per quanto riguarda le osservazioni dei cittadini sulla valutazione di impatto ambientale ridotta a soli 15 giorni.
La questione che attualmente svela in maniera chiara la logica e le intenzioni reali della tecnocrazia neo-liberista al potere è quella del preannunciato aumento del bollette di luce e gas del 40%, dopo che sono già state aumentate in maniera sostanziosa negli anni precedenti.
Si tratta di un attacco di violenza inaudita non solo alle classi più deboli, alle condizioni di povertà, ma all’intera classe media, alla maggioranza dei cittadini.
Magari il governo troverà un calmiere, ma la sostanza non cambia: aumenti consistenti ci saranno e peseranno sulle nostre tasche e condizioni materiali di vita.
Ma quali sono le giustificazioni di questi incredibili aumenti? Come da sempre suona il mantra neoliberista, dalle supreme esigenze del mercato e della concorrenza, destino ineluttabile: sangue, sudore e lacrime per i lavoratori e tutti gli sfruttati da una parte, la logica del profitto e riproduzione del capitale dall’altra.
L’aumento del prezzo del gas è la cartina al tornasole che svela tutti i misteri, enigmi ed alchimie della narrazione del capitale e dei suoi lacchè , nonché l’intreccio oggettivo tra cambiamento climatico, giustizia sociale, reddito, condizioni materiali di vita delle popolazioni. Al di là della banale considerazione che le multinazionali del fossile e del petrolio si nutrono di un regime di monopolio nella determinazione dei prezzi con l’appoggio degli stati (altro che il mito del “libero mercato”!), in realtà nella bolletta il costo del gas c’entra solo per il 50% e tutto il resto va sotto la voce di “oneri impropri”. Per esempio l’aumento del prezzo delle concessioni e permessi per l’emissione di Co2 da parte delle aziende e che andrebbero invece nella fiscalità generale, così come altre voci, tasse e gabelle.
Il discorso dei padroni capovolge in maniera mistificata tutto ciò: cari ambientalisti, movimenti che lottano per la giustizia climatica e sociale, è colpa vostra, la transizione energetica sarà un “bagno di sangue”, come si esprime in maniera vampiresca Cingolani. Il costo dei cambiamenti climatici e della distruzione della vita nel pianeta vengono scaricati sui cittadini, sull’intera collettività, invece che su coloro che sono i veri responsabili, così come nell’emergenza covid-19, vero e proprio paradigma di tutte le emergenze.
Noi diciamo: la crisi la devono pagare i ricchi, chi inquina paga, come hanno fatto i gilet gialli in Francia. L’intreccio tra movimento climatico e reddito sta nelle cose: contro i cambiamenti climatici e contro l’aumento delle bollette, come facce di una stessa medaglia!
Fermiamoli finché siamo ancora in tempo!
Il 9 ottobre facciamo sentire la nostra voce a Cingolani davanti al ministero della “transizione ecologica” a Roma.