Magnanimità o estinzione.

Di Guido Cappelli

Ci stanno trasformando in codici QR. No, non è una boutade retorica. Stiamo proprio incorporando il codice QR – con tutte le potenzialità di controllo che contiene – alla vita di tutti giorni, alle funzioni più elementari. Questo è il fatto da cui partire.

Faremmo bene a prenderne atto, così forse, per frenare questa mutazione, letteralmente, esiziale, impareremo più in fretta a relazionarci tra noi in modo più rispettoso, più amichevole, più complice di quanto ci consentissimo nella vita precedente. Le classiche suddivisioni sociali stanno sfumando fino quasi a scomparire. Le tradizionali classificazioni in classi, ceti, funzioni, professioni, ruoli sociali, perfino quelle tra vecchi e giovani, stanno scomparendo nell’indistinto dell’obbedienza biopolitica.

Al loro posto, microidentità create e alimentate ad arte, sulla base di una finta “scienza” sociale: generi, razze, preferenze sessuali e relative sotto-tribù illimitate… dispositivi che frammentano la società, la polverizzano in tanti surrogati di identità pubblica, che pubblica non è: perché non fa che portare nella sfera del pubblico, e del politico, l’aspetto intimo di ciascuno – cioè proprio ciò che pubblico e politico non è non deve essere.

Tante pseudo-identità l’una contro l’altra armate, che alla fine si risolvono – per la gioia del potere, delle élites, uniche a beneficiarsene – in singoli individui, impauriti, sospettosi, l’uno potenziale stalker, potenziale accusatore, potenziale competitore, e, al culmine del delirio psico-sanitario, potenziale killer dell’altro. Questo è il motivo per cui questo progetto, in via di realizzazione non si sa quanto irreversibile, è e deve essere chiamato distopia.

Invertire questo processo, o almeno frenarlo, complicarlo, è imperativo ma estremamente difficile. Ma il motivo principale di questa difficoltà non sta nella colossale disparità dei rapporti di forza (che pure è un macigno), ma, prima di ogni altra, nel nostro modo di stare al mondo. Perché alla distopia si può opporre solo una politicità radicalmente nuova, e questo esige da ciascuno di noi, a livello personale, una revisione a fondo del modo di intendere sia i rapporti personali che la politica come tale.

La minaccia estrema forse ci aiuterà a potenziare la nostra capacità di empatia, di comprensione dell’altro, e a ridurre la carica di aggressività e affermazione personale che ha caratterizzato i nostri modi di fare, chi più chi meno, nei tempi della vita “normale” – cioè fino allo sconvolgimento, al terremoto esistenziale e collettivo, che va sotto il nome di “emergenza Covid-19”.

Solo così saranno messi in condizione di funzionare quei comitati, quella galassia di realtà, quel coacervo di movimenti libertari, umanisti, politicamente coscienti, a partire dai quali sarà possibile un modo nuovo e veramente partecipativo di costruire il consenso e le decisioni collettive.

Di Guido Cappelli, docente di Letteratura Italiana presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

21.09.2021

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