Il New York Times ha ospitato di recente un importante editoriale che pone una domanda chiave: dobbiamo restringere l’economia per fermare il cambiamento climatico? Ne riportiamo qui una parte del testo – scaricabile per intero in inglese e in Italiano grazie alla traduzione pubblicata su Repubblica – ai link sottostanti.
Se esiste un paradigma dominante con il quale politici ed economisti pensano di risolvere il cambiamento climatico, è la cosiddetta crescita verde. Secondo questa teoria – i cui adepti popolano i governi europei, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, la Banca mondiale e la Casa Bianca – l’economia globale potrà continuare a crescere e neutralizzare la minaccia del riscaldamento del pianeta per mezzo di azioni ambientali e innovazioni tecnologiche rapide e guidate dai mercati.
Ma negli ultimi anni un paradigma concorrente comincia a ottenere consensi: la decrescita. Secondo i suoi sostenitori, l’umanità non è in grado di eliminare gradualmente i combustibili fossili e allo stesso tempo soddisfare le esigenze delle economie più ricche. Siamo anzi al punto in cui dobbiamo limitare i consumi stessi.
La decrescita è ancora una teoria relativamente marginale nelle politiche climatiche, ma sta guadagnando terreno. Nel 2019 oltre 11.000 scienziati hanno firmato una lettera aperta invocando di “sostituire la crescita del Pil” con “il sostegno agli ecosistemi e il miglioramento del benessere dell’uomo.” E secondo un articolo pubblicato a maggio su Nature, la decrescita “andrebbe discussa e presa in considerazione con la stessa attenzione e ampiezza accordata ad altre strategie tecnologiche altrettanto rischiose.”