I nostri Avi non giudicanti hanno superato la rivoluzione industriale, in silenzio ma con determinazione. Molti hanno sofferto malattie devastanti ed enormi fatiche e privazioni.
Tutti, indistintamente, hanno subito il tremendo ricatto dell’inutilità: “se non accetti determinate regole e condizioni ce ne sono 10, 100, 1000 che possono sostituirti”.
Questa cosa ha lasciato il segno nel nostro DNA.
E’ dura da scardinare. Una credenza che si tramanda e ci segna sin dalla nascita. Uno dei peggiori attentati alla dignità dell’Uomo.
Un po’ come quando, parlando del degrado che provochiamo all’ambiente, ribattezzato cambiamento climatico, parliamo di entità che, per la loro strategicità e per l’impatto che determinerebbe un loro malfunzionamento sono definite “infrastrutture critiche” (ospedali, centrali elettriche, industrie per le telecomunicazioni, e tanto, tantissimo altro). Senza citare l’infrastruttura critica per eccellenza.
Manchiamo noi esseri umani, siamo sempre inglobati in un apparato, in un protocollo che ci smaterializza: gli esperti del rischio antropico (prodotto dall’umanità) dicono che siamo i beneficiari dell’operato delle infrastrutture critiche, ma mentono sapendo di mentina (così l’alito è profumato).
Ognuno di noi è un’infrastruttura critica. L’infrastruttura critica più pregiata e sofisticata che esista, ma anche la più devastante.
Come disse un grande filosofo che faceva il camionista: “Sta mano po’ esse fero e po’ esse piuma”.
Da questo discende che anche il più umile di noi può dire NO e inceppare un meccanismo: non accade solo nei film e nelle rivoluzioni, può accadere in ogni istante, ovunque.
Chiunque può dettare le regole del gioco e trasformarsi in un granello di sabbia grande come un macigno, perché chiunque è responsabile di tutto quanto accade.
Chi guida il camioncino per la consegna dei medicinali è una infrastruttura critica perché se non è puntuale qualcuno potrebbe stare male, e a noi i nonni servono per capire dal passato quali errori non ripetere in futuro.
Chi porta lo scuolabus al mattino e raccoglie i bambini per portarli a scuola è un’infrastruttura critica perché se ritarda o sbaglia strada i genitori non possono andare a lavorare e se i genitori non lavorano chi paga la scuola, il dentista, il mutuo o l’affitto?
Chi porta il pane nei negozi al mattino presto è un’infrastruttura critica perché il panino a merenda e a pranzo servono, e le crisi ipoglicemiche possono essere devastanti durante le riunioni di lavoro…
Chi serve il caffè nei bar e raccoglie il nostro primo sorriso fuori dalle mura domestiche è un’infrastruttura critica perché, se non ci svegliamo…
Chi pulisce i bagni pubblici è un’infrastruttura critica perché, oltre a garantire un adeguato standard di igiene e civiltà, fare pipì nelle piazzole è pericoloso e, se piove, diventa anche scomodo.
Potrei andare avanti all’infinito.
La forza dei non giudicanti è immensa. Si chiama Libera Scelta. E’ volutamente ignorata dai governi e dalle religioni che fanno come i bambini: se non ne parli non esiste, se chiudi gli occhi non lo vedi.
Se solo decidessimo per un giorno, una settimana, un mese (tutta la vita?) di esercitare la libera scelta e ci scrollassimo di dosso la polvere di anni di pazienza molte cose cambierebbero. Esattamente come accadde per Gulliver quando si liberò delle catene dei 684 lillipuziani.
Dopo secoli di bombardamento pensiamo di non essere più unici, ma ogni essere umano è unico ed irripetibile.
Ogni essere umano può fare la differenza. Ogni essere umano fa la differenza. Ogni essere umano deve fare la differenza. Tutti partecipiamo alla crescita della consapevolezza, anche se non ce ne rendiamo conto.
Il mondo è fatto di persone uniche che accettano di collaborare, confrontarsi e definire uno scenario di interdipendenza fatto di parole garbate, ascolto e rispetto reciproco. Che questa interdipendenza si avveri a livello di gruppo o a livello di singolo è pur sempre interdipendenza.
Ognuno rispetta ed accetta la trascendenza che è in chi gli è di fronte perché in essa si specchia.
Nell’interdipendenza il potere contrattuale è lo stesso per tutti gli attori: uomo per uomo, famiglia per famiglia, azienda per azienda.
Tutte equazioni troppo semplici per le menti superiori che affollano i social, ma alla base del vivere quotidiano dei non giudicanti, anche se (purtroppo) a volte sono sepolte da mille credenze, mille protocolli, mille mistificazioni.
La globalizzazione è fuffa. Pura logistica finanziaria. Non ha rispondenza nella realtà: è una maldestra distorsione dell’interdipendenza, in cui qualcuno cerca di imporre qualcosa a qualcun altro con il solo effetto di alterare equilibri di dignità e distruggere tradizioni e culture millenari.
Se non abbiamo chiaro questo ci sarà sempre qualcuno che in modo più o meno esplicito altererà i termini del confronto e determinerà dei privilegi ingiusti.
Stand Up for Your Rights.
Il messaggio di oggi è:
“Anche i ricchi mangiano fagioli ma i fagioli li coltivano i poveri che a capodanno mangiano le lenticchie per diventare come i ricchi. Ma lo fanno per scherzo, per libera scelta, e perché l’ironia è senza prezzo.
Il vostro Leader aleggiante
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