Centinaia di persone hanno partecipato ieri a Cortina d’Ampezzo alla “Marcia contro l’assalto alla montagna”, promossa da una vasta rete di comitati e associazioni che si battono per la salvaguardia del territorio montano, in particolare delle Dolomiti Bellunesi.
Una zona già profondamente segnata dagli effetti dello sviluppo incontrollato dell’industria turistica, legata soprattutto alla proliferazione di impianti di risalita e piste da sci, che si calcola abbiano portato, solo per i recenti Mondiali, all’abbattimento di 70 ettari di boschi.
Le Olimpiadi invernali 2026, fortemente volute dal governatore Zaia e dalla giunta regionale leghista, si prospettano come l’ennesima colata di cemento fatta di strade, alberghi, villaggi superlusso, infrastrutture impattanti che poco hanno a che vedere con la tutela di un territorio dal delicatissimo equilibrio naturale e idrogeologico, come dimostrano la tempesta Vaia del 2018 e le frequenti frane che interessano le Dolomiti.
Esemplificativo, in particolare, il progetto sostenuto dalla Regione Veneto per la costruzione di una nuova pista da bob, con una spesa di denaro pubblico preventivata di 60-80 milioni per un’opera a servizio di uno sport praticato da non più di 15 atleti in tutta Italia. Ci sono poi i cosiddetti “progetti collaterali”: «un hotel da 40mila metri cubi a passo Giau di una società russa con sede a Cipro in un indirizzo che non corrisponde a nessun edificio; due villaggi turistici da 30 milioni di euro ciascuno proposti dalla famiglia Meister, con casette sugli alberi nel territorio di Cortina, in una zona che si sarebbe potuta rinaturalizzare, e di Auronzo, sotto il lago di Misurina; tre nuovi collegamenti funiviari che avranno un impatto notevolissimo».
Presenti anche realtà trentine e sudtirolesi, che lamentano la medesima mancanza di trasparenza e cura per il territorio da parte di istituzioni e imprenditori: ad esempio oltre allo stadio di pattinaggio, sono previsti 16 milioni per una strada dalla val di Cembra a Baselgadi Pinè, strada che servirà per soli 15 giorni di gare. Inoltre sono stati stanziati 11 milioni per il centro del fondo del lago di Tesero, 23 quelli per la manutenzione dei trampolini di Predazzo.
Molti interventi durante la giornata hanno ricordato come le Olimpiadi di Torino del 2006, una volta finita la sbornia dell’evento, abbiano lasciato in eredità vere e proprie cattedrali nel deserto con pesanti conseguenze dal punto di vista ambientale ed economico.
Denunciato anche come il carattere di “urgenza” delle grandi opere funzionali alle Olimpiadi farà bypassare le procedure di valutazione ambientale e di verifica delle ditte coinvolte nei lavori, con casi già acclarati di infiltrazione mafiosa negli appalti.
Un modello turistico devastante che produce ricchezza per pochi e danni irreparabili per la montagna.