In Perù danni ambientali enormi dopo lo sversamento di dodicimila barili di petrolio in mare

Dopo lo sversamento di dodicimila barili di petrolio in mare, in Perù è disastro ambientale. Millecinquecento pescatori hanno perso il lavoro e sono state chiusi diciottomila chilometri quadrati di due aree protette e ventuno spiagge.

Andrea Atzori spiega su Osservatorio Diritti che «le manifestazioni di piazza si susseguono» contro la compagnia petrolifera spagnola Repsol. «Forti anche le proteste davanti agli uffici della società petrolifera e all’ambasciata spagnola a Lima».

«Il tutto è cominciato il 15 gennaio, dopo l’arrivo onde anomale causate dall’eruzione del vulcano Tonga Tonga, anche se la circostanza è oggetto dell’indagine giudiziaria che dovrà riscontrarne la causalità. 1.500 pescatori hanno perso il lavoro, 18.000 km quadrati di due aree protette e 21 spiagge sono state contaminate e chiuse» spiega Atzori.

«Poco meno di 12.00 barili di petrolio sono finiti in mare, anche se nei primi momenti si era detto che era “poca roba” e poi “solo” 6.000 barili. Per l’esattezza: 11.900 barili di petrolio, secondo l’Agenzia per la valutazione e il controllo ambientale (Oefa) – prosegue l’autore – A 10 mila chilometri di distanza dall’eruzione vulcanica è stato danneggiato infatti un serbatoio della raffineria La Pampilla di Callao, nel distretto di Ventanilla, una decina di chilometri a nord di Lima, di proprietà della società petrolifera Repsol. Il ministero dell’Ambiente del Perù, dopo settimane di scontri con la Repsol, ha annunciato l’interruzione di tutte le attività di carico e scarico di idrocarburi nel mare peruviano da parte della compagnia petrolifera spagnola, fino a quando non saranno offerte garanzie tecniche che non si verificherà un altro sversamento. Inoltre, secondo il ministero, la Repsol “non ha mostrato chiare azioni di bonifica”».

L’indagine è in corso, ma intanto «il Servizio nazionale aree naturali protette del Perù ha parlato di “danno irreparabile” nel parco di Ancón e in parte della riserva nazionale di Punta Guaneras – si legge su Osservatorio Diritti – Questa è formata da 22 isolotti e punte dove trovano riparo centinaia di specie di uccelli da cui si ricava il guano da utilizzare come fertilizzante naturale in agricoltura. Si tratta di un prodotto sempre più richiesto sui mercati internazionali tanto da aver visto lievitare il suo prezzo nel 2021. Lo stesso atollo, ricorda El Pais che riporta la notizia, ha un ruolo importante nella conservazione della diversità biologica della corrente di Humboldt che scorre attorno a questi isolotti attirando altre specie di pesci e mammiferi marini che qui trovano i branchi di acciughe di cui sono ghiotti».

«In Perù si sono registrati 1.000 sversamenti di petrolio negli ultimi 24 anni. Solo negli ultimi 4 anni una quantità pari a 87 mila barili di petrolio si è riversata tra mare e terra. Centinaia di persone e la stessa Marina peruviana sono impegnate, spesso anche in diretta tv, nelle difficili operazioni di bonifica di costa e mare – prosegue Atzori – Ma assieme alla bonifica è scattata anche la solidarietà» e sono numerose le azioni a sostegno delle popolazioni interessate dalla catastrofe ecologica».

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento