Chi ha ucciso la palma svedese?

La sera del 28 febbraio 1986, il Primo Ministro svedese Olof Palme veniva ucciso nel centro di Stoccolma. Palme era l’uomo che si stava adoperando per sostenere, in piena Guerra Fredda, un terza via tra le due Superpotenze, oltre che tra socialismo e capitalismo.

Un’intera nazione subì un trauma paragonabile a quello provocato da eventi come l’omicidio Kennedy o l’11 settembre.

Non altrettanto scalpore suscitò invece da noi, tant’è che, non solo la vicenda, ma già il nome di Palme, sono quasi completamente sconosciuti in Italia.

Con questa ricerca, l’autore (Lorenzo Piazza) intende restituire dignità e notorietà ad una storia, “ufficialmente” chiusa nel giugno 2020 con una soluzione di comodo, mostrandone la complessità e le trame nascoste.

Un viaggio alla scoperta dell’indagine più grande e costosa del mondo, che mostra meccanismi di manipolazione che sono, purtroppo, validi ancora oggi.

Su questo argomento Lorenzo Piazza ha fatto una ricerca che è diventata praticamente un libro. Questa è l’introduzione:

“Quando Gorbachev divenne presidente dell’Unione Sovietica nel 1985 e volle perseguire un’altra politica […] estremamente reazionaria, una sorta di strangolamento verde dell’industria in combutta con le persone al potere negli Stati Uniti, gli allora ancora potenti vertici militari in URSS cercarono di costringere il gruppo di Gorbachev ad accettare la loro linea minacciosa e forse addirittura aggressiva verso l’Europa occidentale, avendo il loro servizio segreto GRU (il servizio informazioni delle Forze armate russe) assassinato il primo ministro svedese Palme il 28 febbraio 1986.

Queste parole scriveva nel 2007 Rolf Mårtens, ex giocatore professionista di scacchi e blogger svedese di Malmö; convinto maoista e dedito alla politica, molto attivo in rete dal 1995 al 2008, anno della morte, offrì contributi ed interventi in numerosi newsgroup e mailing list. Mårtens nel suo scritto faceva riferimento ad un omologo francese, Alain, che curava un blog dedicato alle fonti energetiche.

La tesi del transalpino era che le azioni dissennate degli operatori non potevano essere semplicemente frutto di negligenza e incapacità, bensì alcuni di loro dovevano far parte di un complotto, ordito dagli stessi poteri reazionari che stavano mantenendo alto il prezzo del petrolio. Rolf Mårtens, alla luce delle considerazioni di Alain, ad essere obiettivi non particolarmente ricche di dettagli tecnici e prove a sostegno, ritiene “probabile che [il sabotaggio di Chernobyl] sia stato inteso come un tentativo di contrattacco da parte del gruppo di Gorbachev e/o dei suoi amici americani, contro quei militari sovietici che, tra le altre cose, avevano recentemente assassinato Palme”.

Una concausa del perpetrare il cosiddetto test di sicurezza, alla base del disastro secondo la teoria ufficiale6, sarebbe “molto probabilmente una certa rivalità tra alcune cricche reazionarie all’interno e all’esterno dell’allora Unione Sovietica”. Così è nato il mio interesse per la morte di Olof Palme, ossia per comprendere se sia valida la teoria secondo la quale il disastro di Chernobyl sarebbe collegato all’omicidio del Primo Ministro svedese.

Entrambi gli avvenimenti, altrettanto controversi e opachi, si sono verificati a circa due mesi di distanza uno dall’altro, ma il disastro nucleare ha certamente rubato i titoli dei giornali all’ affaire svedese, diventando un evento di portata mondiale che ha segnato tutti i contemporanei.

Non altrettanto famosa, almeno fuori dalla Svezia, è stata la tragedia che ha colpito Olof Palme. Personalmente non sapevo chi fosse, ammetto l’ignoranza, ma colpevole fu soprattutto la mancanza d’informazioni da parte dei media e della scuola. Ho dovuto attendere fino a pochi anni fa, quando ho sentito parlare per la prima volta di Palme da Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico e Presidente del Movimento Roosevelt che pubblicizzava il convegno che si sarebbe tenuto a Milano il 03/05/2019 dal titolo Nel segno di Olof Palme, Carlo Rosselli, Thomas Sankara e contro la crisi globale della democrazia.

L’ignoranza non è necessariamente negativa, essendo paragonabile ad uno scrigno completamente vuoto, che non aspetta altro che d’essere riempito. Per capire occorreva studiare, recuperare il gap di conoscenza, venendo a scoprire che il tema è molto, molto vasto. Semplicemente impossibile da condensare. Sarebbero troppe le persone coinvolte da nominare e da approfondire, ma nelle note chi volesse sviscerare in profondità i vari filoni d’indagine troverà molti spunti.

Ma questo è tipico in circostanze complesse con più chiavi di lettura e un diffuso impiego della disinformazione. Ciò che almeno si può fare è presentare alcune sfaccettature che restituiscano la sensazionale portata dell’evento, senza alcuna presunzione di aver trattato in toto l’argomento. E’ infatti la vicenda più complicata che abbia incontrato e, nella trattazione, sono stato costantemente combattuto tra il sintetizzare e l’approfondire. Alla fine ho inserito solo le piste che mi sembravano più interessanti, lasciando al lettore il compito di studiare le numerose suggestioni possibili.

A cosa serve rileggere la vicenda di Olof Palme? L’utilità del lavoro risiede nel realizzare quanto sia complessa la realtà, di quanti fili si intreccino e di come sia arduo scovare la verità, specie in un’epoca di congestione delle informazioni. Studiare il caso Palme è uno stimolo ad esplorare la storia, le macchinazioni del potere, le trame della propaganda e della disinformazione. Provando un senso di malinconia e di frustrazione per non poter arrivare mai ad una conclusione univoca. Nelle pagine seguenti cercheremo di capire chi era Olof Palme, quale fosse la narrativa legata alla sua morte, se davvero è plausibile che sia stato ucciso dal GRU, o comunque individuare i molti attori sul palcoscenico. Per fare ciò e offrendo la maggior fruizione possibile, come già nei miei precedenti lavori, ho tradotto in italiano tutte le fonti. Buona lettura!”

Lorenzo Piazza

Scarica il libro completo in pdf

(Di Lorenzo Piazza vedi anche la ricerca “Chernobyl, 33 anni di bugie”)

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