I tentacoli del complottismo

Un tema che ci risulta estremamente attuale in questa fase pandemica è quello del cospirazionismo. Da quando si è iniziato a parlare del Covid-19 uno dei dibattiti che hanno in larga misura accompagnato costantemente le informazioni sulla malattia è stato quello sulle teorie del complotto nate e rafforzate dal dilagarsi della pandemia. Ne abbiamo sentite davvero di tutti i colori e l’argomento ha ricevuto un’enorme risonanza mediatica. Teorie, come quella del deep state, che fino ad alcuni anni fa erano rimaste segregate all’interno di piccole minoranze, hanno ottenuto una visibilità che le ha permesso di consacrarsi nelle masse e di avere una forte influenza sulla politica dei paesi, in una situazione di emergenza per il mondo intero. Col dilagarsi delle teorie del complotto assistiamo ad una forte polarizzazione sociale e a un dibattito che non sembra destinato, almeno sul breve periodo, a terminare.

Uno dei movimenti cospirazionisti che più ha fatto notizia e occupato le pagine di cronaca è QAnon. Nonostante, da osservatori esterni, il movimento può apparirci di natura quasi folkloristica e grottesca, per comprenderne la natura e soprattutto per capire il motivo per cui idee apparentemente inverosimili abbiano avuto una diffusione così elevata nella società americana dobbiamo andare oltre il considerarlo appannaggio di un gruppo di pazzi. La narrazione tipica dei media liberal che vede in QAnon un movimento di invasati risulta essere assolutamente insufficiente per spiegare la capillare diffusione di Q e delle sue drops. Difatti, l’enorme diffusione del movimento non può configurarsi, come una certa visione semplicistica vorrebbe, come il prodotto di un’ammucchiata di fanatici. Ha invece radici profonde che vanno comprese al fine di capire com’è possibile che un americano su 5 ha creduto in qualche misura a QAnon.

Il collettivo di scrittori Wu Ming, in un ottimo libro sull’argomento, evidenzia quello che per lui è uno dei maggiori fattori del successo di QAnon, ovvero quello di incorporare elementi simili ad un gioco di ruolo. Ai seguaci veniva infatti richiesto di seguire le cosiddette Q drop, ovvero piccoli indizi da leggere tra le righe non solo nei comunicati “ufficiali” di colui che si firma Q, un presunto insider di alto livello nel governo federale, ma anche nelle dichiarazioni di politici o persone appartenenti al mondo dello spettacolo. La cospirazione di QAnon, presentandosi come un Real life RPG, concedeva ai seguaci una narrazione diversa della realtà, vista come grigia e corrotta, e donava loro, in pieno stile millenarista, la speranza di un futuro dove Trump (e qui il discorso assume una caratteristica se si vuole religiosa) avrebbe preso il potere assieme ai Marines e avrebbe sconfitto la cabala di satanisti che, secondo la super cospirazione, comanda il mondo.

Il cospirazionismo moderno di QAnon, nonostante ci possa sembrare molto diverso da quello che poteva essere ad esempio la propaganda nazionalsocialista, è semplicemente una riedizione proprio di quell’accusa di sangue che è stata la base dalla quale sono nate tutte le altre teorie cospirazioniste. La cosiddetta accusa di sangue è un’accusa antisemita che ha fatto da apripista per l’odio antiebraico. Ha origine intorno al XI secolo, quando si credeva che gli ebrei rapinassero e sacrificassero i bambini per berne il sangue ricco di adrenalina.

Queste teorie furono spesso avallate dalle stesse istituzioni religiose al potere. Martin Lutero, ad esempio, è stato uno dei più forti teorici dell’antisemitismo, come si può facilmente evincere dalla pubblicazione del trattato Degli ebrei e delle loro menzogne, dove si criticava fortemente la religione ebraica arrivando a teorizzare dei veri e propri pogrom nei confronti degli ebrei. Il cattolicesimo non fu da meno specialmente per motivi storici, difatti i cattolici accusavano gli ebrei di deicidio, in relazione agli eventi che portarono alla morte di Gesù Cristo, perlomeno fino alla pubblicazione nel 1965, con Paolo VI, della bolla Nostra Ateate, nel contesto del Concilio Ecumenico Vaticano II, con la quale la Chiesa faceva ufficialmente cadere l’accusa di deicidio nei confronti degli ebrei. Nonostante ciò, nel mondo cristiano, specialmente in quello medievale, l’ostracismo nei confronti degli ebrei era cosa comune. L’idea di un simbolo distintivo e della segregazione all’interno dei ghetti non fu, come si è portati a pensare, prerogativa del nazismo, ma fu anzi portata avanti dalla stessa Chiesa nell’ambito della cosiddetta bolla Cum nimis absurdum del 1555 e delle successive “bolle infami” in cui venivano decretate, per gli ebrei viventi all’interno dell’amministrazione dello Stato Pontificio, una serie di norme fortemente ostracizzanti nei confronti della comunità, come ad esempio l’obbligo di portare un distintivo turchese di riconoscimento, il divieto di frequentare scuole e università, l’obbligo di vivere all’interno di un ghetto recintato, il divieto di spostarsi all’interno dello stato senza uno speciale permesso e altre norme limitatrici della libertà della comunità ebraica.

Un altro documento che ha fatto la storia dell’antisemitismo sono sicuramente i cosiddetti Protocolli dei Savi di Sion, fatti circolare nella Russia zarista di inizio 900’ presumibilmente dall’ Orchana, la polizia segreta zarista, in chiave antibolscevica, nel contesto della tentata rivoluzione del 1905. Premessa la comprovata falsità, già scoperta dal Times nel 1921, sviluppi recenti della faccenda han fatto riconsiderare la tesi della responsabilità della polizia segreta zarista, ma ancora oggi si tratta solo di supposizioni. Certo è che i protocolli hanno avuto e hanno tuttora un enorme influenza, in quanto il loro contenuto si presentava come una sorta di manuale di istruzioni per il dominio mondiale da parte dell’élite ebraica.

Tornando al discorso di QAnon, moltissimo dell’immaginario del movimento si basa proprio su una riedizione di queste teorie antisemite. Ad esempio, il presunto traffico di bambini che sarebbero utilizzati al fine di berne il sangue e con esso assumere l’adrenocromo, è semplicemente una riedizione moderna di quella stessa accusa di sangue che veniva fatta nei confronti degli ebrei in epoca medievale e delle varie accuse di tentato dominio del mondo. Ad aver contribuito allo sviluppo di QAnon è anche la natura fortemente anticomunista dell’antisemitismo di destra. Il periodo del cosiddetto maccartismo e della Red Scare ha chiaramente contribuito alla creazione dell’humus culturale antimarxista e antisemita, facilitando la penetrazione di ideologie cospirazioniste all’interno della società nordamericana.

Una delle cose che salta all’occhio a questo punto è il carattere fortemente “dall’alto” di questo antisemitismo, avallato a gran forza da istituzioni religiose e politiche detentrici di una quantità immensa di potere. Questo carattere è lo stesso che troviamo nelle altre manifestazioni “istituzionali” di antisemitismo del ‘900, come ad esempio il caso della Germania nazista che, grazie all’utilizzo del cospirazionismo, è riuscita ad attuare una politica economica totalmente asservita al capitale internazionale e ai grandi monopoli a spese dei lavoratori.

Un caso che personalmente ritengo esplicativo di come dietro la retorica antisemita si celino spesso idee estremamente avvezze al capitalismo e quindi al potere è il Cile di Pinochet. Se da un lato la propaganda del regime continuava a scagliarsi contro presunti complotti ebreo-bolscevichi asserviti al capitale internazionale, dall’altro la politica economica del paese fu influenzata dai cosiddetti Chicago Boys, economisti neoliberali campeggiati da Milton Friedman che modificarono l’economia cilena con privatizzazioni e deregolamentazione a favore dei grandi capitali in chiave filo-atlantica, andando in direzione contraria rispetto alle politiche di Allende vigenti prima del golpe dell’11 settembre 1973.

Ad oggi, seppur l’antisemitismo “istituzionale” sia stato, salvo alcune eccezioni, quasi del tutto abbandonato, perlomeno nell’occidente cristiano, il legame tra cospirazionismo e capitalismo continua a palesarsi.

Come ci dice Leonardo Bianchi, autore del libro “Complotti, cronache dal mondo capovolto”, nell’ambito di un talk tenutosi al CSO Pedro, un fattore importante per il cospirazionismo moderno è l’unione tra quest’ultimo e la spiritualità New Age. Questa singolare alleanza, definita cospiritualità, muove un giro di affari considerevole di prodotti che va dagli integratori naturali, alla cosmesi e ai videocorsi, fino a prodotti da parafarmacia e omeopatici.

Uno degli esempi più grotteschi di un modello di business che mischia natura e cospirazione è il sito Infowars di Alex Jones. Per parlare del materiale e degli articoli che si trovano sul sito, non basterebbero venti pagine. Una cosa sulla quale invece reputo interessante e sicuramente più compendioso soffermarsi è la parte dello store. Infatti, il sito contiene al suo interno un vero e proprio negozio prodotti e integratori. Per 112,45 dollari possiamo acquistare DNA FORCE PLUS, descritto in maniera molto vaga come un “integratore per rafforzare il sistema immunitario”, chiaramente strizzando l’occhio alla teoria che vuole i vaccini come strumenti in grado di mutare il DNA di chi li riceve. Ma nello store si può trovare davvero di tutto, da sistemi di filtrazione dell’acqua a oggetti decisamente più grotteschi ma non meno costosi, come un termos a forma di cartuccia di fucile a pompa, venduto a soli 30 dollari, o addirittura il fidget spinner ufficiale di Infowars, a 15 dollari. A mostrare chiaramente il connubio tra cospirazionismo e spiritualità è la presenza, non scontata visto che si tratta di un media fortemente di destra, di prodotti a base di canapa, in questo caso venduti presso uno store collegato ad Infowars chiamato Washington’s Reserve. Secondo una recente inchiesta dell’Huffpost il solo store su Infowars ha avuto un utile netto di 165 milioni di dollari nell’ultimo triennio.

Posto che, ad oggi, molta della retorica cospirazionista risulti in realtà come una costruzione fortemente favorevole all’establishment, suona legittimo chiedersi come si potrebbe risolvere il problema. L’opinione di chi scrive è che i metodi “tradizionali”, che vanno dal debunking alla censura di istanze cospirazioniste sui media come Twitter e Facebook, sono del tutto inefficaci. Lo sono perché la forza di questi movimenti risiede anche nella costruzione di un senso di comunità e di isolamento nei confronti della società. Diversi punti comuni ai cospirazionisti sono, ad esempio, l’homeschooling, l’autoproduzione di cibo e l’isolamento dal resto del mondo. Quest’ultimo fattore si può facilmente notare nella tendenza dei seguaci di Q a esser ostracizzati dalla società e quindi a rinchiudersi in delle Echo Chamber assieme ad altre persone con le stesse idee. La creazione si social network di destra, come ad esempio Parler, è uno dei metodi che più contribuiscono a rafforzare l’isolamento e a rendere inefficaci i tentativi di debunking che risultano funzionare solo su chi è già convinto.

Un altro esempio di come la battaglia non può esser combattuta a colpi di censura su Twitter o Facebook è il nuovissimo social network di Trump, TruthSocial. Uscito due giorni fa sull’Apple store americano, il progetto si configura come una simil copia di Twitter dove invece dei tweet e i re-tweet, i caratteristici brevi messaggi della piattaforma, abbiamo le truths e le re-truths, con soluzioni grafiche simili a quelle della piattaforma rivale dove, ricordiamo, Trump risulta permanentemente bannato dallo scorso Gennaio.

Anche qui non si tratta di progetti “dal basso”, ma di redditizie soluzioni economiche a lunga durata. La Trump Media & Technology Group (Tmtg), l’azienda dietro Truth Social, ha dichiarato che si quoterà in borsa e sembra che, per ora, abbia raccolto più di un miliardo di fondi da investitori privati.

La censura delle ideologie fortemente conservatrici e cospirazioniste sui social mainstream risulta avere da un lato un effetto di maggiore polarizzazione, in quanto chi viene bannato dal circuito di Facebook o Twitter tenderà a migrare verso social estremamente sigillati in cui mancherà un’opinione differente che possa sviluppare una visione critica. Dall’altro lato, la censura legittima fortemente questi movimenti, presentandoli all’opinione pubblica meno politicizzata come un qualcosa che si contrappone al potere, in questo caso delle Big Tech, al fine di lottare per dei valori universali come, ad esempio, la libertà di espressione.

Ma allora, che fare?

Uno dei metodi che si potrebbero apportare per risolvere veramente il problema del dilagare dei cospirazionismi potrebbe essere l’implementazione di sistemi di democrazia diretta assieme ad una decentralizzazione del potere in favore delle comunità. Il cospirazionismo ha origine nella mancanza di agency delle persone e dell’impotenza percepita nei confronti delle decisioni di una politica sempre meno partecipata dal popolo. Se il popolo si sentisse, come soggetto politico, partecipe in maniera attiva nelle decisioni del governo e non le percepisse come calate dall’alto in modo arbitrario, sono convinto che non avremmo un diffondersi così forte di teorie del complotto.

La massima zapatista “Qui comanda il popolo e il governo obbedisce”, riassume fedelmente l’idea che dovrebbe essere alla base di ogni sistema democratico, ovvero che la classe dirigente debba agire semplicemente da portavoce e da rappresentanza della volontà popolare, e non sia in contrapposizione di quest’ultima. Le criticità delle nostre moderne democrazie rappresentative e una classe politica percepita sempre come più impopolare sono degli elementi chiave al fine di comprendere la genesi e soprattutto la diffusione dei cospirazionismi.

Anche la narrazione che spesso di fa dei movimenti come QAnon, colma di supponenza e di colpevolizzazione, non aiuta a risolvere il problema. La visione dei movimenti come risultato della mera stupidità delle persone tralascia completamente un’analisi sociale che possa evitare di scaricare la responsabilità sul singolo seguace quanto sulla società in sé, diventata sempre più ostile e iper-competitiva. Se ad oggi molte persone credono in QAnon, è anche colpa del potere stesso che ha sempre, come abbiamo visto all’inizio dell’articolo, usato e che usa tuttora la retorica cospirazionista al fine di limitare i movimenti sociali e progressisti che si pongono realmente contro lo stato attuale delle cose.

I movimenti di sinistra, nonostante avessero tuttora una connotazione anti-establishment, hanno quasi sempre rigettato il cospirazionismo fine a sé stesso grazie ad un’analisi razionale e materialistica della società e dei rapporti di forza. È lecito e giusto non fidarsi delle istituzioni, soprattutto quando vediamo i nostri compagni e le nostre compagne tornare sanguinanti dalle manifestazioni, venire limitati nella libertà con fogli di via o messi sotto sorveglianza speciale perché “socialmente pericolosi”. È proprio l’analisi critica che dovrebbe costituire la differenza tra una vera lotta contro il sistema e l’inseguire invece le allodole che il potere stesso dissemina nella società.

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