Nikolai Storozhenko, tradotto e introdotto da John Helmer
johnhelmer.net
Gli Stati Uniti hanno installato e gestito basi militari in Ucraina dove hanno ammassato armi avanzate per colpire la Russia da terra, dal mare e dal cielo.
In questi piani di attacco in profondità oltre la frontiera russa, l’Ucraina era già una piattaforma con la possibilità di operazioni militari nucleari anche senza l’ammissione formale all’Alleanza del Trattato del Nord Atlantico (NATO), senza l’accettazione da parte degli Stati membri della NATO e senza la comprensione o un voto di approvazione da parte degli stessi Ucraini.
Il 17 dicembre, il ministero degli Esteri russo aveva proposto un trattato di non aggressione con gli Stati Uniti che includeva disposizioni esplicite per negoziare la rimozione di questa minaccia. L’articolo 3 proponeva che “le Parti non utilizzeranno i territori di altri Stati al fine di preparare o effettuare un attacco armato contro l’altra Parte o altre azioni che ledano gli interessi fondamentali della sicurezza dell’altra Parte”. L’articolo 4 del patto proponeva: “La Federazione Russa e tutte le Parti, che erano Stati membri dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico al 27 maggio 1997, non dispiegheranno forze militari e armi sul territorio di nessuno degli altri Stati in Europa oltre alle forze di stanza su quel territorio alla data del 27 maggio 1997”. L’articolo 5 diceva: “Le Parti si astengono dal dispiegare le loro forze armate e armamenti, anche nel quadro di organizzazioni internazionali, alleanze o coalizioni militari, nelle aree in cui tale dispiegamento potrebbe essere percepito dall’altra Parte come una minaccia alla propria sicurezza nazionale, ad eccezione di tale dispiegamento all’interno dei territori nazionali delle Parti”. Gli articoli 6 e 7 erano più espliciti sul dispiegamento di armi nucleari: “Le Parti si impegnano a non dispiegare missili a raggio intermedio e a corto con base a terra al di fuori dei loro territori nazionali… Le Parti si astengono dal dispiegare armi nucleari al di fuori dei loro territori nazionali.”
Il Dipartimento di Stato, in data 2 febbraio, aveva respinto tutte queste proposte.
Il 19 febbraio, a Monaco di Baviera, il presidente ucraino Vladimir Zelensky aveva minacciato di schierare armi nucleari sul territorio ucraino; l‘aveva definita una revoca unilaterale del Memorandum di Budapest del 1994, sebbene l’Ucraina non fosse uno dei firmatari dell’accordo.
“Questa non è una vuota spavalderia”, aveva risposto il presidente Vladimir Putin due giorni dopo nel suo discorso di riconoscimento delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk, il 21 febbraio. La minaccia dell’Ucraina di attaccare la Russia era “una conclusione scontata, è una questione di tempo”, aveva aggiunto Putin.
È un‘Operazione Barbarossa, nome in codice dell’invasione tedesca del 1941, al rallentatore.
Putin era stato anche specifico sulle particolarità geografiche.
“Vorrei aggiungere che il Centro per le operazioni marittime di Ochakov [Ochakiv], costruito dagli Americani, consente azioni delle navi NATO, compreso l’uso di armi ad alta precisione, contro la flotta russa del Mar Nero e le nostre infrastrutture lungo tutta la costa del Mar Nero. In precedenza, gli Stati Uniti intendevano creare strutture simili in Crimea, ma i cittadini della Crimea e di Sebastopoli avevano sventato quei piani. Lo ricorderemo per sempre”.
“Molti aeroporti ucraini si trovano vicino ai nostri confini. L’aviazione tattica della NATO di stanza qui, compresi i vettori di armi ad alta precisione, sarà in grado di colpire il nostro territorio in profondità, fino alla linea Volgograd-Kazan-Samara-Astrakhan. Il dispiegamento di apparecchiature radar sul territorio dell’Ucraina consentirà alla NATO di controllare efficacemente lo spazio aereo della Russia fino agli Urali”.
MAPPA DELLE BASI NAVALI AMERICANE-UCRAINE DELL’ISTITUTO NAVALE DEGLI STATI UNITI, 2019
MAPPA DELLE BASI AEREE UCRAINE CON CAPACITÀ NATO (fonte)
Pubblicata martedì su Vzglyad (“Vista”), la principale fonte moscovita per la strategia e le tattiche di sicurezza, l’analisi di Nikolai Storozhenko esamina la storia recente, le cause che hanno portato alla guerra in Ucraina e gli obiettivi della campagna di smilitarizzazione russa. La sua relazione è stata tradotta e riprodotta senza modifiche; sono solo state aggiunte le illustrazioni. Qui c’è l’originale in russo.
“Come l’Ucraina ha rovinato le relazioni con la Russia per trent’anni: la NATO è presente in Ucraina da molto tempo”
Di Nikolai Storozhenko
‘Aggressione immotivata’. Questa è la tipica frase attualmente usata dai politici occidentali per descrivere l’operazione speciale della Russia in Ucraina. L’Ucraina viene dipinta come vittima totalmente innocente. Tuttavia, basta ricordare la storia degli ultimi trent’anni per vedere come l’Ucraina, con l’obiettivo di umiliare la Russia, abbia costruito con le proprie mani ciò che sta accadendo oggi.
Valutando il conflitto tra Ucraina e Russia, molte persone commettono lo stesso errore: credono che tutto abbia avuto inizio con gli eventi degli ultimi giorni, settimane, o mesi. A titolo di esempio, possiamo citare il discorso dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, in cui ha denunciato il numero di civili uccisi dal 24 febbraio. Quindi sorge subito la domanda: i civili non morivano prima in Ucraina? Voi stessi (“voi” = ONU, UE, il presunto Occidente, ecc.) dite che la Repubblica popolare di Lugansk [LPR] e la Repubblica popolare di Donetsk [DPR] sono territorio dell’Ucraina. Quindi, dal 2014, in quei territori sono già morti più di diecimila civili.
Qui si gioca, qui non si gioca, qui si incarta il pesce [Popolare espressione comica russa che mette in ridicolo la rappresentazione selettiva dei fatti.]
Tuttavia, oggi vale la pena parlare della causa principale del conflitto, piuttosto che della miopia dei funzionari delle Nazioni Unite. Di come, all’alba dell’indipendenza, l’Ucraina avesse iniziato ad assorbire la logica dell’andare contro la Russia. E come, alla fine, ce l’abbia fatta.
L’idioma, la Crimea e la flotta
Per fare questo, dovremo tornare indietro a più di trent’anni fa. Come in molte repubbliche nazionali, le autorità del PCUS [Partito Comunista dell’Unione Sovietica] in Ucraina avevano iniziato ad opporsi al movimento nazionalista – il NRU, il Movimento popolare ucraino per la Perestrojka. L’aver aggiunto il termine Perestrojka al nome del movimento era stato solo per avere una foglia di fico che proteggesse il NRU dalle accuse di nazionalismo borghese.
In effetti, i nazionalisti non erano interessati ad alcuna ristrutturazione (almeno nell’interpretazione proposta dall’allora centro dell’Unione Sovietica). Erano interessati all’indipendenza e al massimo disimpegno dall’URSS: un proprio stato con capitale Kiev, l’uscita dalla zona del rublo, la lingua ucraina come unica lingua di stato, un proprio esercito. L’idea di preservare un esercito alleato sotto forma di forze armate della CSI [Organizzazione internazionale di cooperazione economica, politica e militare, costituita nel 1991, in concomitanza con lo scioglimento dell’URSS n.d.t.] era già stata dimenticata: i nazionalisti non l’avevano sostenuta sin dall’inizio.
Le persone con più di 35 anni di età dovrebbero ricordare che, secondo la versione NRU, la SSR ucraina [Repubblica socialista sovietica] aveva lavorato praticamente per l’intera Unione Sovietica. E Mosca l’aveva derubata spietatamente, esportando grano [ucraino], zucchero, metalli… E che, se solo avessero potuto sbarazzarsi di quegli scrocconi, l’Ucraina si sarebbe messa a posto da sola e sarebbe diventata uno dei primi Paesi d’Europa.
Questo si vede molto bene nel film 72 metri . Tutte queste teorie non erano state inventate dai creatori del film, ma provenivano dalla vita reale, in particolare dai volantini di Leonid Kravchuk.
In generale, l’esempio di 72 Metri spiega bene l’esordio delle relazioni russo-ucraine degli ultimi 30 anni. Vediamo non solo le principali linee di propaganda dell’epoca, ma anche l’inizio dello smantellamento della flotta del Mar Nero, nonché la perdita della Crimea da parte della Russia (prima del suo ritorno nel 2014).
Per qualche ragione, non era bastato che, dopo il ritiro dell’Ucraina dall’Unione Sovietica, l’Ucraina ricevesse la Crimea, che non le era mai appartenuta prima, né le era bastato acquisire una parte della flotta, su cui l’Ucraina aveva gli stessi zero diritti della Crimea. Invece di chiudere tranquillamente questa questione e gioire, l’Ucraina aveva avviato un lungo processo di divorzio: la divisione della flotta era stata concordata solo nel 1997. E, in Crimea, Kiev si era immediatamente impegnata a dimostrare che questa era una regione dell’Ucraina come tutte le altre.
Di conseguenza, la penisola avrebbe potuto benissimo tornare alla Federazione Russa già nel 1993, dopo referendum di allora [voto indipendentista della Crimea del 1992, confermato nel 1994.] Ma, nel 1993, la Russia aveva già i suoi problemi.
Mentre la Russia si concentrava altrove, l’Ucraina cercava di ridurre molti dei suoi legami con la Federazione Russa, a volte con vere e proprie provocazioni. Già nel 1995, ad esempio, i nazionalisti ucraini combattevano contro la Russia a fianco dei ribelli ceceni.
Nella stessa Ucraina era stato avviato un lento ma totale processo di derussificazione (gli stessi Ucraini lo chiamano ucrainizzazione). Tuttavia, il nostro termine è più attinente alla realtà: il processo riguardava principalmente l’eradicazione della lingua e della cultura russa. Ormai la lingua russa è stata sradicata dall’istruzione, dai documenti ufficiali, dai contenuti radiotelevisivi, dai mass media (tranne quelli elettronici), dal settore dei servizi e delle imprese. Per la violazione di queste regole — multe. Allo stesso tempo, le persone di madrelingua russa, anche senza la Crimea e il Donbass, si contano a milioni.
Nonostante la risoluzione delle questioni riguardanti la divisione della flotta e l’affitto della base navale russa del Mar Nero a Sebastopoli, già dalla fine degli anni ’90 i nazionalisti avevano messo in atto provocazioni contro i marinai russi: tentativi di infiltrazione nelle strutture, tentativi di sequestro delle strutture idrauliche. Durante la presidenza Yushchenko [2005-2010], le provocazioni avevano raggiunto un nuovo estremo. L’Ucraina aveva iniziato a chiedere che la Marina russa coordinasse tutti i suoi movimenti con le autorità ucraine; c’erano stati tentativi di ispezionare i carichi delle navi.
Militarizzazione strisciante
Allo stesso tempo, dall’inizio degli anni 2000, l’Ucraina aveva iniziato a spostarsi verso la NATO, con il rifiuto della cooperazione militare con la Russia. Esercitazioni Ucraina-NATO sul territorio dell’Ucraina; navi della NATO che entravano nei porti ucraini; formazione di ufficiali ucraini da parte di specialisti dei paesi della NATO sul territorio dell’Ucraina; così come la loro partenza per studiare nei paesi dell’Alleanza Nord atlantica; e il graduale passaggio agli standard operativi della NATO. E ,infine, la questione del Membership Action Plan [MAP], ovvero la sesta ondata di espansione dell’alleanza ad est (in coppia con la Georgia). Successivamente, dopo l’Euromaidan, il processo di adesione alla NATO era stato addirittura incluso nella Costituzione ucraina.
Persino Viktor Yanukovich, sotto la cui presidenza era stata liquidata la commissione interdipartimentale per la preparazione dell’Ucraina all’adesione alla NATO, aveva mantenuto le relazioni al livello raggiunto dal suo predecessore, le aveva cioè congelate e non aveva cambiato rotta verso la normalizzazione delle relazioni di sicurezza con la Russia.
Per quanto riguarda il periodo successivo al 2014, il [presidente Petro] Poroshenko e poi Zelensky hanno sbloccato il processo e più che compensato il ritardo. L’Ucraina ha quindi iniziato a ricevere assistenza militare annuale dagli Stati Uniti per un importo di diverse centinaia di milioni di dollari (all’anno negli ultimi anni) più armi letali. Vale a dire, il trasferimento di armi dell’Ucraina era iniziato molto prima degli eventi del 2022 e la consegna dei famigerati complessi Javelin è solo uno degli episodi di questo trasferimento.
Nonostante il regime commerciale preferenziale di cui godeva con la Russia, l’Ucraina ha costantemente evitato di partecipare ai progetti di integrazione della Federazione Russa, sia quelli multilaterali (Unione doganale, Unione economica eurasiatica) che quelli bilaterali. Sono stati proposti molti progetti bilaterali: un impianto di fabbricazione di combustibili per centrali nucleari ucraine sul territorio dell’Ucraina, un consorzio per il trasporto di gas, un regime di commercializzazione del grano dell’OPEC, collocamento di ordini di navi russe presso i cantieri navali ucraini, progetti congiunti nel settore dell’industria aerospaziale, grandi investimenti in asset ucraini, come le raffinerie di Odessa e Lysychansk, l’impianto per la produzione di minerale ferroso di Krivoy Rog, il complesso per la produzione dell’acciaio di Krivorozhstal, lo stabilimento portuale di Odessa, la fabbrica di alluminio Zaporizhe [ZALK], ecc.
Il punto, ovviamente, è banale. E se l’Ucraina non volesse fare affari insieme ai Russi? Succede. Ci sono altre opzioni. Ma quando la Russia aveva iniziato a restringere l’offerta di risorse energetiche a prezzi preferenziali (fornite, tra l’altro, per potenziali progetti russi o congiunti), oltre a tagliare il regime commerciale preferenziale, allora, come tutta reazione, erano partite accuse, minacce e tentativi di boicottaggio. Basta ricordare l’isteria attorno al Nord Stream (il primo): dopotutto, gli Ucraini hanno cercato allo stesso modo di interromperne la costruzione del secondo.
In altre parole, in tutti questi anni l’Ucraina ha cercato di costruire relazioni secondo la formula “La Russia ci è debitrice per il resto della nostra vita”, mentre l’Ucraina non deve nulla in cambio – ha la sua indipendenza e la sua sovranità. E inoltre, non dovrebbe essere in alcun modo responsabile delle questioni di sicurezza e delle minacce militari alla Russia, mentre vengono esacerbate dall’avvicinamento ucraino verso la NATO.
Su questo è stato possibile chiudere un occhio — e la Russia lo ha fatto per molti anni.
Tuttavia, dopo il 2014, era diventato evidente che il tempo di ignorare la minaccia si stava rapidamente esaurendo. L’Ucraina, un tempo neutrale, aveva aperto basi navali per operazioni ostili a Ochakov e Berdyansk.
MAPPA DELLE OPERAZIONI INIZIALI DELLE FORZE RUSSE CONTRO LE STRUTTURE MILITARI UCRAINO-STATUNITENSI NELL’UCRAINA SUDORIENTALE
“Le basi navali di Ochakov e Berdyansk sono progettate come moderne infrastrutture in grado di ricevere naviglio di ogni tipo, equipaggiate secondo gli standard NATO e costruite con i soldi dei paesi dell’alleanza”, aveva riferito apertamente la stampa ucraina un anno fa. «Tra tre anni saremo in grado di colpire le navi russe nel Mar Nero con la nostra flotta di barchini veloci. E, se ci uniamo alla Georgia e alla Turchia, la Federazione Russa sarà bloccata’, si erano vantati gli esperti militari ucraini.
Tuttavia, molto prima di Ochakov e Berdyansk, il campo di addestramento di Yavorovsky era già, a tutti gli effetti, una base NATO in Ucraina. E non è l’unico: dal 2014, consiglieri militari stranieri di diversi paesi della NATO sono presenti in Ucraina in modo permanente. Vladimir Putin aveva chiesto il loro ritiro immediato dall’Ucraina nel febbraio 2022 come uno dei passi necessari per allentare le tensioni intorno all’Ucraina.
Chi e perché ha gridato “Putin attaccherà”
Torniamo ancora alle previsioni dei media ucraini: “Alcuni politici ritengono che la presenza di militari e armi stranieri sul territorio dell’Ucraina possa indurre la Russia ad agire attivamente”. Focus [rivista nazionale ucraina in russo, pubblicata settimanalmente a Kiev] non fornisce i nomi di questi politici, ma questo non ha importanza. Come si vede, anche in Ucraina c’erano persone sane di mente che, almeno nell’ottobre 2021, avevano avvertito del percorso scelto dall’Ucraina. Il percorso di ignorare costantemente le possibilità di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con la Russia. Invece, la strada verso una crescente militarizzazione e una graduale trasformazione dell’Ucraina in un’unica grande base militare. Inoltre, questo scenario era iniziato molto prima del 2014, anche se quello era l’inizio degli eventi a cui l’Ucraina poteva fare appello, giustificando con la paura di Mosca la sua cooperazione con la NATO.
E, naturalmente, qualche parola sugli eventi recenti. Il caporedattore della testata Capital.ua, Vyacheslav Chechilo, scrive amaramente della sua delusione per la Russia: ‘E non so come scrivere quello che ho scritto negli ultimi 10 anni. Dopotutto, ho scritto che la Russia è una grande potenza con una grande cultura; che è utile e proficuo per l’Ucraina esserne amica. Che abbiamo una grande storia in comune, e che questo ci unisce molto più di quanto non ci separi. E le storie sulla “minaccia russa” – beh, questa è una sciocchezza, ovviamente, e propaganda nazionalista… Ma si scopre che quei mostri, che per tutti questi anni hanno gridato “Putin attaccherà,” avevano ragione. È stato molto divertente. Fino a quando Putin non ha attaccato.’
Ma questo è un errore e una contraddizione solo in apparenza. Quei fenomeni (nazionalisti) avevano gridato per tutti questi anni “Putin attaccherà” con un solo obiettivo: che attaccasse per davvero.
I loro leader erano ben consapevoli che sarebbe stata necessaria una chiara minaccia militare all’Ucraina da parte della Russia per distruggere la base dei sentimenti filo-russi, anche nei territori storicamente amichevoli del Paese. Avrebbe finalmente attuato ciò che le leggi sul divieto della lingua russa non erano riuscite a fare: la rottura dei legami economici.
I nazionalisti avevano capito che, senza questa minaccia, sarebbero rimasti per sempre dei fanatici della politica, guadagnando lo 0,5% alle elezioni, ovunque tranne che nel loro villaggio natale. Avrebbero inviato lettere di ringraziamento al Cremlino se fossero stati sicuri che nessuno l’avrebbe scoperto.
Quindi, l’attuale operazione speciale delle forze armate russe in Ucraina, purtroppo, è inevitabile. Prima o poi, avrebbe dovuto essere eseguita, a meno che non volessimo che i centri delle operazioni navali si trasformassero in basi navali a tutti gli effetti, con i sistemi missilistici statunitensi dislocati in Ucraina.
BASI DI OCHAKOV E BERDYANSK DISTRUTTE
Per molti politici ucraini, fare brutti scherzi contro la Russia è ormai una routine familiare, molto amata e ben pagata. Quindi, rimane solo una via d’uscita da questa situazione: fare questo tipo di lavoro dovrebbe diventare molto doloroso, non redditizio e pieno di problemi.
Continua la coazione a promettere di non tentare sporchi trucchi, ma, purtroppo, solo gli Stati Uniti possono farsi garanti della cessazione degli sporchi trucchi ucraini. Ma gli Americani, al contrario, riempiono l’Ucraina di armi e modellano la sua immagine di vittima. Questo nonostante che l’analisi della situazione di vent’anni fa suggerisca che l’Ucraina è il principale responsabile dei propri problemi. Nei suoi guai, i complici sono i suoi cosiddetti partner.”
John Elmer
Fonte: johnhelmer.net
02.03.2022
Tradotto da Papaconscio per comedonchisciotte.org