La Potenza Femminista o il desiderio di cambiare tutto è il saggio di Verónica Gago presentato per la prima volta in Italia al Book Pride di Milano e pubblicato in Italia dalla casa editrice Capovolte. Veronica Gago, Verónica Gago, ricercatrice argentina, tra le fondatrici del movimento Ni Una Menos e voce di spicco del femminismo internazionale, sarà in tour in sei città italiane a inizio maggio, tra cui Padova (il 2 maggio alle 19 al CSO Pedro) e Venezia (il 3 maggio alle 10 a C’ Foscari).
L’autrice, attivista del movimento Ni Una Menos, insegna alla facoltà di Scienze Sociali dell’Università di Buenos Aires. Nel suo ultimo lavoro compie un’analisi degli strumenti della lotta femminista, del loro impiego all’interno della realtà attuale, dove ne riconosce il valore in una logica trasversale e globale; di conseguenza, approfondisce temi come il lavoro e l’ambiente rilevando il rapporto che inevitabilmente si instaura con la questione femminista.
Capovolte lo pubblica con la collana Intersezioni che lascia spazio alle voci del pensiero femminista del Sud Globale. Come in altre pubblicazioni della casa editrice nata tre anni fa, nel saggio è stato introdotto l’utilizzo della schwa come soluzione al maschile sovraesteso e al binarismo di genere; sceglie poi di sostituire il termine travestit*, svalutante in Italia, con il termine travesti che, diffuso in Argentina e nel Sud America e svincolato dalla sua accezione medica, va associato alla mobilitazione perché è con questo nome che si identifica una componente importante del movimento femminista.
Infine Silvia Stefani, antropologa, attivista e traduttrice del libro, ha spiegato nei giorni della manifestazione culturale che il mantenimento del titolo originale è volto a rimarcare il valore della Potenza all’interno delle lotte femministe e del pensiero di Veronica Gago: differenziandosi dalla concezione di Potere che per esistere necessita di imporsi sull’altro, la Potenza va riportata al principio di indeterminatezza; utilizzare questa attribuzione concede una maggiore validità alla forza trasformativa delle lotte femministe.
Il movimento di Ni Una Menos ha infatti come ambizione centrale quella di sovvertire il sistema attuale tramite un potere immaginativo e in potenza: dai limiti della realtà è possibile costruire dei nuovi significati; un esempio può esserlo il concetto di lavoro che nella sua accezione capitalista e neoliberista viene riconosciuto solo se stabile e salariato, escludendo non solo il lavoro di cura ma anche il lavoro riproduttivo inteso come lavoro sociale. Le assemblee cittadine che si sono tenute hanno ristrutturato il senso ed il valore dello sciopero, prescindendolo dai classici canoni previsti per il lavoratore riconosciuto in quanto tale. Ciò ha permesso di mappare il lavoro invisibilizzato, come il lavoro precario, i lavoretti estemporanei e il lavoro non remunerato.
L’autrice ricorda nel primo capitolo che nel 2018, in una delle assemblee nelle baraccopoli di Buenos Aires le lavoratrici delle mense popolari hanno sollevato il problema della loro naturale esclusione dalla partecipazione allo sciopero: la loro occupazione non è strutturata come può esserlo un’organizzazione operaia classica e non poteva essere interrotta perché ricopre fino ad oggi una grande responsabilità rispetto al sostentamento delle comunità colpite dalla crescente inflazione. Hanno però trovato un metodo per rimanere disponibili alla comunità e scioperare lo stesso, distribuendo il cibo crudo senza tutto il processamento a cui viene normalmente sottoposto, e per Veronica diventa esempio di come sia evidente che lo sciopero transfemminista assume una funzione di decostruzione e ricostruzione della realtà.
La convergenza dei vari movimenti di Buenos Aires nelle assemblee cittadine che hanno poi aderito allo sciopero generale del 2016 ha portato all’intensificazione delle battaglie femministe con il conseguente raggiungimento di obiettivi puntuali, come la legalizzazione dell’aborto nel 2020, questione protagonista già dal 2005 in Argentina con la Campagna Al Diritto All’Aborto Legale, Sicuro e Libero.
Le rappresentanti della quarta ondata del femminismo però non si limitano all’ottenimento di risultati nel breve termine e sono invece interessate al sovvertimento del sistema vigente. Nel 2016 hanno trovato forza nell’indignazione provocata a livello internazionale dal cruento assassinio della sedicenne Lucia Perez per mano di tre uomini (che nel 2018 verranno ingiustamente assolti dalle accuse di violenza e omicidio) e attraverso di esso hanno rimarcato il valore del femminicidio e della violenza nella sua sfera pubblica e politica. La violenza agita sui corpi delle donne in Centro America e Argentina è molto meno contenuta arrivando ad essere barbarizzante, ma non c’è una differenza strutturale con l’abuso che avviene in Occidente se non nelle sue sfaccettature: in entrambe le realtà non è più possibile consegnare alla società patriarcale un colpevole stereotipizzato e marginalizzato da punire quando il problema è trasversale ed insito nel sistema.
Viene sottolineato durante la presentazione che l’autrice si allontana ulteriormente dall’aspetto individualista per essere maggiormente influenzata dalle intersezioni che inevitabilmente si creano con la questione femminista: internamente ad essa viene riconosciuto che alla violenza di genere va sommata la violenza dei corpi femminilizzati ma rimanendo incorniciata in un quadro generale che rende impossibile separarla dal contesto socio-economico e ambientale.
Per questo all’interno del libro e durante la discussione si farà riferimento al concetto di corpi-territorio che connette l’abuso fisico all’abuso territoriale, entrambi risultanti della triangolazione fra patriarcato, capitalismo e colonialismo. In Argentina si compie una guerra sui corpi delle donne che si modifica nel tempo e l’autrice ne ricostruisce le evoluzioni citando la crisi del 2001, dove il debito pubblico ha assunto un ruolo costrittivo anche nella sfera privata, dal momento che indebitarsi per ottenere i mezzi di prima necessità diventa inevitabile per gran parte della popolazione argentina.
Questa fase ha anche svuotato il potere patriarcale all’interno della realtà domestica, che si è destrutturata e ha rimesso in questione i ruoli all’interno del nucleo familiare. Inoltre è stata resa indispensabile la creazione di mansioni sociali e comunitarie, che arrivano a sfidare lo Stato e il Vaticano, che nella loro azione di assistenza sociale ripropongono la gerarchia dei compiti obbligatori basati sulla biologia.
Veronica apre il quarto capitolo chiarendo la direzione in cui si stanno incamminando, nella loro prospettiva immaginativa, le lotte femministe nella loro azione di smantellamento della realtà: «L’economia femminista spiega il modo specifico in cui le donne sono sfruttate nella società capitalista. A tal fine, espande la nozione stessa di economia, includendo altri elementi emergenti: dalla divisione sessuale del lavoro alle forme per opprimere il desiderio. Il primo obiettivo che si pone consiste nel percepire, teorizzare e misurare il differenziale di sfruttamento di donne, lesbiche, trans e travestis. Si tratta di qualcosa di molto più ampio che contabilizzare le attività realizzate dalle donne e dai corpi femminilizzati. E questo si deve al fatto che il secondo obiettivo dell’economia femminista – che si posiziona in maniera critica rispetto all’economia politica, non come una richiesta di inclusione nel mondo neoliberale competitivo – consiste nello sfidare, sovvertire e trasformare l’ordine capitalista, coloniale e patriarcale».