La peste nera in Europa

di Nico Maccentelli

In occasione dell’anniversario della strage di Odessa, avvenuta il 2 maggio del 2014, e che è possibile approfondire  sulla stessa Carmillaonline qui e su L’Interferenza qui, intendo mettere in rilievo un fenomeno preoccupante che si stagliando in Italia e in Europa in generale e che sostanzialmente si basa sullo sdoganamento, e direi la “santificazione”, da parte dei media mainstream del nazismo ucraino.

Partirei dall’episodio avvenuto a Bologna, alla festa partigiana Oltre il ponte, organizzata da Potere al Popolo: ore 19,00, un ucraino inizia a inveire contro i compagni del banchetto del Comitato Ucraina Antifascista, si cerca di contenerlo con le buone, questi chiama i suoi compari al telefono, nel giro di mezzora arriva una trentina di facinorosi i quali iniziano a fotografare e filmare gli astanti e cercano di attaccare il banchetto del comitato, qualcuno di questi si è qualificato come aderente a Pravy Sektor (Settore Destro), qualcuno parlava bene l’italiano, i compagni presenti alla festa erano in numero preponderante e sono riusciti a respingere l’attacco oltre le transenne che limitano lo spazio della festa.

Questi sono i fatti accaduti il 23 aprile a Bologna, ma gli episodi analoghi come l’ostruzione aggressiva alla presentazione del libro di Sara Reginella a Senigallia “Donbass una guerra fantasma”, ormai non si contano più. A questo si aggiungono aggressioni e cartelli intimidatori contro cittadini russi: chiare forme di razzismo che non fanno fare una piega a quella “sinistra” soprattutto dem che parla tanto a vanvera di razzismo. È un fatto estremamente grave che i “paladini” dirittoumanitaristi, vieppiù in una società che vanta di essere civile, non potrebbero tollerare. E invece tollerano.

Al di là di momenti di tensione non si sa quanto spontanei, se analizziamo l’assalto di Bologna, non si possono non trarre delle opportune osservazioni.

La capacità di intervento rapido sul territorio, basta una chiamata, il sapere già cosa fare, come foto e video: quando si fotografa, si scheda per individuare e colpire

Tutto ciò mi porta a pensare che questi siano gruppi di ucraini organizzati che sfruttano le simpatie dei propri connazionali verso le forze naziste che hanno fatto il golpe NATO del 2014, la compiacenza dei media nostrani e di partiti di regime come il PD per agire secondo una logica politica criminale esportata da un contesto in cui gli oppositori vengono fatti sparire, uccisi dopo essere stati brutalizzati e torturati.

Molti erano già qua, conoscono la lingua italiana, forse cellule sinora “in sonno”? Altri sono arrivati da poco: chi li ha fatti passare insieme ai profughi, visto che il governo Zelensky ha disposto un provvedimento di blocco alle frontiere per gli uomini over 18 anni? E perché?

Chi fotografa e fa riprese, non lo fa per turismo: mappa la zona, dove c’è chi fa attività ed ha una presenza, scheda gli avversari. Che funzione ha questa attività, che è di fatto un automatismo dovuto alle stesse pratiche messe in opera in Ucraina?

Ma veniamo all’aspetto più inquietante. Se sono vere tutte queste considerazioni e le domande fatte sinora portano alla conclusione che c’è una presenza organizzata di stampo nazista banderiano sul nostro territorio nazionale, ciò significa che abbiamo sul terreno degli elementi criminali che non hanno le modalità di scontro tra fazioni che ci sono qui in Italia, in altre parole non sono quelle mezzeseghe dei nostri neofascisti nostrani, ma soggetti addestrati e abituati a regole d’ingaggio che prevedono l’eliminazione fisica e le atrocità che ben conosciamo ma che i media di regime occultano, che sono pratica usuale in Ucraina.

L’attivista di sinistra Spartak Golovachev, scomparso a Kharkiv. “La porta è stata sfondata da uomini armati in uniforme ucraina. Addio“, è riuscito a scrivere sui social. Di lui non si sa più nulla.

C’è chi sostiene che trasferire sul nostro territorio quel tipo di logica di conflitto, significherebbe cancellare i nostri principi di convivenza civile. (1) Lo squadrismo già visto all’opera in tutti questi anni in Ucraina da Euromaidan a Odessa, alla caccia agli oppositori e avversari politici potrebbe divenire anche nel nostro paese un fenomeno che condizionerebbe fortemente l’attività politica di chi si oppone alle logiche di guerra e su un terreno di antifascismo.

Ma questo ci porta a un’altra considerazione di ordine più generale. In Ucraina c’è una guerra per procura che vede contrapposte la NATO (gli USA) e la Russia. È una guerra iniziata nel 2014 con il golpe di Euromaidan, uno scontro che ha anche aspetti razzisti di pulizia etnica, infatti gli ucronazi hanno oppresso e discriminato per ben otto anni la popolazione russofona, soppresso partiti d’opposizione come il partito comunista ucraino e di recente ben 16 partiti, dato la caccia ed eliminato una miriade di oppositori e attivisti di sinistra, dei diritti umani, blogger, o semplicemente persone non d’accordo con il regime nazista di Kiev. Qui alcuni esempi. 

Non certo un bolscevico incallito, ma Toni Capuozzo sostiene (e non a torto): «Il battaglione Azov negli anni ha fatto una pratica di pulizia etnica in Donbass, sono dei nazisti pragmatici. L’esercito ucraino lo ha reclutato e ampiamente usato.»

Il referendum in Crimea e la dichiarazione di indipendenza delle due repubbliche del Donbass sono state dunque la giusta reazione a questo processo repressivo indiscriminato. In questi otto anni di guerra nel Donbass si sono raccolte forze di estrema destra, nazisti, fascisti da ogni parte d’Europa e del mondo: polacchi, baltici, dall’Europa occidentale, come tedeschi, britannici, anche italiani, creando non solo delle forze fresche per battaglioni nazi come l’Azov, ma un bacino di nazisti combattenti da impiegare in altri teatri del continente europeo.

Ne l’Arte della guerra su Il Manifesto del 18 marzo 2014, e pensate sin da allora, Manlio Dinucci scriveva:

«Sotto regia Usa/Nato, attraverso la Cia e altri servizi segreti sono stati per anni reclutati, finanziati, addestrati e armati i militanti neonazisti che a Kiev hanno dato l’assalto ai palazzi governativi, e che sono stati poi istituzionalizzati come «guardia nazionale». Una documentazione fotografica, che circola in questi giorni, mostra giovani militanti neonazisti ucraini di Uno-Unso addestrati nel 2006 in Estonia da istruttori Nato, che insegnano loro tecniche di combattimento urbano ed uso di esplosivi per sabotaggi e attentati. Lo stesso fece la Nato durante la guerra fredda per formare la struttura paramilitare segreta di tipo «stay-behind», col nome in codice «Gladio». Attiva anche in Italia dove, a Camp Darby e in altre basi, vennero addestrati gruppi neofascisti preparandoli ad attentati e a un eventuale colpo di stato.» (2)

Le metodiche USA-NATO sono sempre le stesse.

Kiev, 28 aprile 2021, manifestazione che commemora la divisione SS Galizia, responsabile di diversi crimini di guerra tra i quali il massacro di Huta Pieniacka e la partecipazione alla soppressione della rivolta di Varsavia nel 1944

L’Ucraina è la lebbra che s’aggira per l’Europa, costruita e iniettata in modo scientifico e programmato. È diventata l’epicentro continentale di una false flag nazifascista, strumento NATO come è l’ISIS. Solo che mentre l’ISIS fondava la sua azione terroristica in Europa sulle stragi indiscriminate sulla popolazione al fine di creare terrore e rafforzare gli esecutivi di determinati paesi del blocco NATO, il terrorismo nazista creato sempre dalle stesse forze atlantiste in Ucraina attacca strutture e e persone attive nelle politiche di opposizione oggi in Ucraina, domani… siamo solo agli inizi. Oggi gli attacchi di bassa intensità, magari solo di reazione a iniziative politiche non gradite, riguardano coloro che direttamente sono collegati alla questione ucraina poiché sostengono l’indipendenza del Donbass. Ma domani questa manovalanza organizzata potrà essere il braccio armato degli esecutivi NATO con il disinteresse compiacente di certa “sinistra” euroimperialista e con il sostegno propagandistico dato dai media e dal mainstream occidentale filo-NATO al regime di Kiev, con la falsificazione della reale natura dei nazisti fatti passare per patrioti. La correlazione tra preparazione dell’opinione pubbica alla guerra e l’attacco manu militari a chiunque si organizzi per opporsi al macello imperialista non è un’ipotesi belluina. E la nascita di queste prime provocazioni squadristiche a opera di sedicenti “profughi” ucraini è un’avvisaglia preoccupante.

Ma la propaganda di guerra sta andando ben al di là di ogni immaginazione. Siamo arrivati al punto che un esponente del Partito Democratico come Marco Minniti (3) a La7, nel salotto televisivo di Myrta Merlino, dichiari candidamente che la terza guerra mondiale non è da escludere. (4) Da sempre il pacifismo si è caratterizzato per l’esclusione assoluta del ricorso alla guerra. Figuriamoci quella nucleare! Ma il PD ha stravolto la nozione stessa di pacifismo attraverso la retorica di una narrazione tossica che unisce armi a pace, pacifismo (meglio dire: pacifinto…) all’alleanza bellica con uno dei due contendenti, alla fedeltà alla NATO, ossia a un dispositivo bellico imperialista, e peggio: all’eventualità di una guerra devastante come opzione sul tavolo. Il tutto condito con stronzate sulla libertà violata, pura propaganda di guerra molto simile a quella degli interventisti della Grande Guerra, se non per contenuti, per il tono pervasivo e retorico, che non ammette repliche e in un clima di caccia alle streghe “putiniane”.

Episodi come quello di Bologna e la politica bellicista del governo e delle forze che lo sostengono, insieme alla propaganda dei media di regime, pare dunque che non siano elementi casuali e scollegati tra loro: anche se non sono dimostrabili correlazioni dirette, sono di fatto tutti espressione di un unico disegno politico guerrafondaio, dove ognuno ha il suo ruolo e il burattinaio muove i fili. 

A livello internazionale le centrali di intelligence e le cancellerie dettano la narrazione ai centri di informazione: tutto deve filare senza intoppi, i nazi ucraini di Pravy Sektor, Svoboda e i battaglioni nazisti come l’Azov devono essere sdoganati ed esaltati. La denazificazione, intesa come pulizia d’immagine dei nazi ucraini, la stanno facendo i media di regime in tutto il mondo occidentale. Sicché persino Wikipedia (5) diviene strumento di ricostruzione della storia in funzione bellica e quella che prima era definita la summenzionata “strage di Odessa”, oggi è divenuta “il rogo di Odessa”, con una versione dei fatti decisamente ritoccata. Del resto lo stesso governo ucraino di allora non aveva forse parlato di scontri tra avverse tifoserie?

Tutto fa parte di un’unica strategia da parte dell’atlantismo a guida USA, che è quella di mantenere con la forza l’unipolarismo USA e l’egemonia del dollaro, di fronte ad altri attori emergenti come Cina, Russia e India verso una realtà mondiale multipolare. Una strategia che punta a ridurre la realtà fattuale del multipolarismo a una divisione per blocchi, a un bipolarismo come nell’era della deterrenza USA-URSS. 

La guerra è un’opzione ormai sul tavolo. In particolare è l’opzione che si pone l’anglosfera, ossia quell’insieme di forze del capitale monopolistico e finanziario anglosassoni a dominanza USA, che hanno tutto l’interesse di dividere la Russia dal resto dell’Europa per evitare che, insieme alla de-dollarizzazione, si formi un vasto polo continentale euro-asiatico che possederebbe tecnologie, risorse e mercati, in stretto collegamento (via della Seta) con il mondo asiatico.

La balcanizzazione dell’Europa, portando fascismo in nuove modalità e guerra, è la nota prioritaria nell’agenda della Casa Bianca. Mai come oggi il collegamento operativo tra centrali di intelligence, cancellerie e mezzi di comunicazione di massa è stato così diretto e immediato.

Avere e diffondere una posizione contro la guerra non sarà facile: il braccio armato della NATO e dei suoi esecutivi vassalli degli USA, ossia la peste nazista che si va diffondendo in Europa è il nuovo fascismo interventista che grava sui movimenti che si oppongono alla guerra imperialista.

Pertanto, o le forze anticapitaliste e di classe comprendono quale sia la posta in gioco e iniziano a lavorare, anche se in ritardo, per organizzare una vasta alleanza sociale contro la guerra, saltando lo steccato dei vecchi antifascismi ormai inutili per la lettura della nuova realtà geopolitica, costruendo un’antifascismo basato l’anti-atlantismo, anti-neocoloniale e antimperialista, oppure sono forze destinate alla marginalità politica e all’inconcludenza.

NOTE:

  1. Riccardo Paccosi di Emilia Romagna Costituzionale in un suo intervento
  2. (https://ilmanifesto.it/la-nuova-gladio-in-ucraina)
  3. Marco Minniti, PD, ex COPASIR, oggi alla guida di Med-Or della Fondazione Leonardo, azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, molto interessata alle… questioni militari
  4. Qui un’altra chicca del Minniti nel salotto della Merlino
  5. https://www.lindipendente.online/2022/04/02/la-strage-di-odessa-diventa-un-rogo-senza-colpevoli-su-wikipedia-si-riscrive-la-storia/
Condividi questo contenuto...

Lascia un commento