Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org
[…] Le parti stanno cercando di far progredire il lavoro per collegare i piani di sviluppo dell’Unione Economica Eurasiatica [EAEU] con quelli dell’Iniziativa Belt and Road, con l’obiettivo di intensificare la cooperazione pratica tra l’EAEU e la Cina in vari settori e promuovere una maggiore interconnessione tra le regioni dell’Asia e del Pacifico e dell’Eurasia. […] Le parti riaffermano la loro attenzione alla costruzione del Grande Partenariato Eurasiatico in parallelo e in coordinamento con la costruzione della Belt and Road per favorire lo sviluppo delle associazioni regionali e dei processi di integrazione bilaterale e multilaterale a beneficio dei popoli del continente eurasiatico […]. [1]
Queste parole datate 4 febbraio 2022, facenti parte della “Dichiarazione Congiunta Russia – Cina per la Cooperazione in una Nuova Era”, mostrano più di qualsiasi altra cosa la reale via che i due giganti geopolitici stanno percorrendo.
Una via ben tracciata e delineata, sostanzialmente “bunkerizzata” ad eventi avversi e contingenze del momento (come l’attuale situazione Mosca – Kiev).
Anzi, se possibile che va rafforzandosi ogniqualvolta che il mondo prende una “piega multipolare”.
Intendendo con quest’ultima definizione tutte quelle azioni che, volente o nolente, modificano l’assetto geopolitico globale a vantaggio o svantaggio di una o più grandi potenze.
La più importante crisi che stiamo vivendo in questo momento è proprio qui a dimostrarlo, come possiamo notare proprio dalle parole dei protagonisti come quelle dei rappresentanti della Repubblica Popolare Cinese:
[…] la NATO ha aderito a lungo al vecchio concetto di sicurezza, si è impegnata in uno scontro sul campo ed è diventata uno strumento dei singoli Paesi per cercare l’egemonia. […] La NATO non è un’organizzazione difensiva. […] In realtà (essa) crea costantemente confronto e problemi, richiede agli altri Paesi di attenersi alle norme di base delle relazioni internazionali, ma lancia incautamente guerre contro Paesi sovrani e li bombarda indiscriminatamente, provocando la morte e lo sfollamento di civili innocenti. […] La NATO ha già causato confusione in Europa, quindi rovinerà ancora l’Asia-Pacifico e il mondo intero? […]”. [2]
Niente accade senza una ragione. L’allargamento della NATO è una questione che non può essere ignorata di fronte alle tensioni in Ucraina. La sicurezza regionale non può essere garantita attraverso l’espansione di un blocco militare. Questo vale per l’Europa come per altre regioni del mondo. [3]
[…] Indipendentemente da come cambierà la situazione internazionale, la Cina rafforzerà la cooperazione strategica con la Russia per promuovere un nuovo modello di relazioni internazionali e una comunità con un futuro condiviso per l’umanità […]. Amicizia senza confini. […] La Cina, come sempre, rafforzerà il coordinamento strategico con la parte russa, realizzerà una cooperazione vantaggiosa per tutti e salvaguarderà congiuntamente gli interessi comuni di entrambe le parti”. [4]
Entrando più nel dettaglio di questa relazione, dunque, è necessario segnalare almeno le seguenti questioni principali:
- Condivisione dell’obiettivo strategico di superare il mondo unipolare sorto in seguito alla dissoluzione dell’URSS e avente gli USA come unica superpotenza. Superarlo per approdare ad un mondo multipolare dove la liberal – democrazia non sia più universalmente considerata come l’unico faro al quale aspirare o come il modello da imporre in tutto il globo.
- Dal 2013 la relazione Mosca – Pechino è al massimo livello e si basa su una “Comprehensive Strategic Partnership of Cooperation”. Come ho accennato sopra, ad inizio 2022 tale situazione è stata ribadita con forza ed è stato spiegato che non ci sono limiti ad essa.
- La Russia è uno dei partner strategici anche della “Nuova Via della Seta”, in particolar modo con il progetto “Meridian”: mastodontico obiettivo infrastrutturale per collegare Shanghai ad Amburgo, passando proprio dalla Russia (circa 10 miliardi di investimento).
“Nuova Via della Seta” che, almeno nell’area eurasiatica, si dovrebbe “fondere” con il “Grande Partenariato Eurasiatico” promosso da Mosca negli ultimissimi anni. Un progetto per garantire una connessione forte e continuativa fra i vari Paesi dell’area, nonché bilanciare un possibile “strapotere” cinese da un lato e “soffocare” i tentativi USA di egemonia dall’altro (come con la proposta del “Trans – Pacific Partnership”). [5]
- Accordi per non “intralciarsi” in Asia centrale, area storicamente vicina a Mosca ma nella quale Pechino sta investendo somme considerevoli. Se la Russia ha una forte presa sia economica che militare (a partire dall’esistenza del CSTO, Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, [6] una “specie” di Patto di Varsavia 2.0), Pechino sta entrando prepotentemente nell’area sia direttamente che attraverso organizzazioni come quella per la “Cooperazione di Shanghai” [7] e progetti come la “Belt and Road Initiative”. [8]
Più nel dettaglio, da segnalare sono la strategica base militare di Mosca in Tagikistan e i quasi ¾ delle esportazioni di armi russe che viene inviata in questa regione.
Una presenza di Mosca e Pechino talmente forte e, almeno per adesso, in così profonda sinergia da far preoccupare decisamente Washington, con la sua “Strategia per l’Asia Centrale 2019 – 2025” che rischia di non compiersi come voluto.
- Russia e Cina fanno parte anche dei “BRICS” [9]: alleanza di nazioni che negli ultimi anni stenta ad essere centrale nelle relazioni internazionali ma che continua ad esistere e dunque può essere rilanciata in qualsiasi momento.
Alleanza composta da Paesi che stanno o potrebbero giocare un ruolo molto significativo nel contesto geopolitico globale: Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa.
- Russia e Cina hanno importanti interessi in Africa e anche in questo Continente, almeno per ora, la “divisione dei compiti” si sta sviluppando secondo un copione simile a quello dell’Asia Centrale: Mosca è più focalizzata sulle questioni militari e Pechino su quelle “di mercato”.
Noti sono infatti gli investimenti miliardari cinesi per la costruzione di infrastrutture strategiche in Africa, in cambio di prestiti e gestione di terreni sia per scopi agricoli che per l’estrazione di materie prime decisive. Investimenti che vedono la Russia non riuscire a tenere il passo con il grande vicino asiatico, con Mosca che invece si concentra sull’esportazione di armi (principale esportatore nel 2021). [10]
- Russia e Cina che hanno grandi interessi anche in America Latina e nei Caraibi, con uno schema sempre molto simile a quello descritto precedentemente.
Se sono noti gli investimenti miliardari cinesi, come ad esempio i circa 20 miliardi promessi al Venezuela nel 2016 e i circa 250 in totale impegnati per il decennio 2016 – 2026, altrettanto noti sono la presenza di russi per la “difesa personale” del Presidente Maduro e gli accordi “tecnico – militari” di Mosca con il Brasile, con Cuba, con il Venezuela (addirittura si giunse all’arrivo a Caracas di due bombardieri strategici russi Tupolev Tu-160 a fine 2018), con il Nicaragua e altri Paesi ancora.
In conclusione, dunque, è possibile affermare che le relazioni Russia – Cina si stanno sviluppando all’insegna del rispetto degli interessi reciproci e di una relazione “win – win”.
Una relazione fra due Paesi sovrani, certamente anche in competizione e talvolta in disaccordo con le decisioni e le azioni dell’altro, ma focalizzati sull’interesse primario del superamento dell’assetto del mondo post – 1991.
Una situazione resa più semplice, dunque, dal fatto che il “nemico” numero 1 di entrambe è, in questo momento storico, il trio USA – NATO – Occidente.
Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org
Ulteriori approfondimenti sul tema saranno affrontati nella puntata settimanale di CDC Atlas condotta da Marco Di Mauro, domani 20 maggio alle ore 21.00
Alessandro Fanetti, studioso di geopolitica e relazioni internazionali, autore del libro Russia: alla ricerca della potenza perduta (Edizioni Eiffel, 2021)
NOTE
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19.05.2022