La corsa contro il tempo dei globalisti

Eamon McKinney
strategic-culture.org

L’economia verde, la deindustrializzazione, i passaporti digitali sanitari, le valute digitali delle banche centrali, sono tutte componenti fondamentali del piano dei globalisti per il Grande Reset. Il WEF ha dipinto un quadro del futuro proposto da Klaus Schwab e dai suoi accoliti. “Non avremo nulla, non possederemo nulla e saremo felici.” L’ostacolo principale a questa grandiosa visione è che, non a caso, sono pochi i Paesi che desiderano seguirla. I globalisti sanno che il loro gioco sta per finire e il Grande Reset è l’unico modo che hanno a disposizione per far sì che la stessa cabala finanziaria che ha portato il mondo al suo attuale e deplorevole stato continui a governare su tutti nel prossimo ordine mondiale. I principali oppositori a questo piano insidioso sono naturalmente la Russia e la Cina. A differenza delle loro controparti occidentali, entrambe hanno leader forti che godono del sostegno popolare, economie solide e sono ottimiste sulle prospettive future di crescita. Nessuno dei due Paesi intende sacrificarsi per consentire alle élite occidentali di mantenere il controllo sul sistema economico globale e imporre la propria egoistica volontà alle nazioni più deboli. In parole povere, questo è il motivo per cui entrambi i Paesi devono essere distrutti, almeno dal punto di vista economico, prima che il Grande Reset possa essere imposto al mondo. Il tempo, tuttavia, non è dalla parte dei globalisti, e gli eventi recenti hanno dimostrato che ne sono consapevoli e che, per questo, stanno accelerando le loro tempistiche.

Il Grande Reset e i suoi obiettivi dichiarati erano già stati pianificati da diversi anni, ma ora sono in grave ritardo. L’elezione di Trump nel 2016 non avrebbe dovuto accadere. Per Washington era stato l’evento dirompente, il classico “cigno nero.” Da outsider senza l’appoggio di un partito politico e con quasi tutti i media mainstream contro di lui, la sua vittoria era considerata quasi impossibile. Eppure aveva vinto, e aveva trascorso i quattro anni della sua presidenza a combattere contro la fazione globalista, sia a livello internazionale che all’interno dell’America. Washington si era sentita imbrogliata: non solo Trump era un “outsider,” ma anche un perturbatore. A parte le opinioni sul divisivo Trump, egli era indiscutibilmente un “nazionalista dell’America prima di tutto,” un anti-NATO e un anti-globalista dichiarato. Non ci sarebbe stato nessun Grande Reset sotto Trump, era un ostacolo all’agenda e doveva essere rimosso. Cosa che era puntualmente avvenuta nel 2020 con un’elezione palesemente fraudolenta. Se Trump dovesse ricandidarsi nel 2024, e tutto indica che lo farà, in un’elezione regolare probabilmente vincerebbe con una valanga di voti. Il ritorno di Trump rappresenterebbe un altro grande ostacolo all’agenda globalista. Aspettatevi che venga fatto qualunque tipo di sforzo per impedire un’altra presidenza Trump. Con una popolazione arrabbiata e un maggiore controllo elettorale, la prossima volta potrebbero dover ricorrere ad altre misure per sventare un ritorno di Trump. Se dovesse rientrare alla Casa Bianca nel 2024, il notoriamente vendicativo Trump farà sicuramente pagare il conto a coloro che ritiene lo abbiano privato della sua legittima elezione. A Washington i nervi sono tesi e sanno che il tempo stringe.

Trump aveva riportato l’agenda indietro di quattro anni e ora stanno giocando contro il tempo per recuperare il terreno perduto; tutti gli indizi indicano che stanno diventando sempre più disperati. I recenti inviti rivolti a Svezia e Finlandia per l’adesione alla NATO utilizzando una “corsia preferenziale” sono un’ulteriore provocazione alla Russia. Putin vuole porre fine alla guerra in Ucraina alle sue condizioni e ritirarsi, non vuole impantanarsi in un conflitto che potrebbe trascinarsi per anni. La NATO vuole esattamente questo. Corteggiare Svezia e Finlandia è il loro tentativo di garantire anni di conflitti e tensioni. Putin lo capisce fin troppo bene. Mentre passano da una cattiva idea all’altra, bisogna prestare attenzione alla fretta indecente con cui si muovono. Sembra che si stiano inventando le cose man mano, senza alcun senso evidente delle conseguenze.

La prospettiva di un Trump 2.0 non è l’unica questione delicata che i globalisti devono affrontare. L’economia globale è sull’orlo dell’implosione. Lo Sri Lanka ha recentemente fatto default sui debiti internazionali. Questo creerà immediatamente un buco di almeno 500 miliardi di dollari nell’economia globale. Secondo la Banca Mondiale, più di 70 Paesi si trovano in una condizione economica altrettanto pericolosa. Per la maggior parte di essi i debiti sono impagabili e la soluzione del FMI, che prevede aggiustamenti strutturali (austerità), privatizzazioni e tagli ai servizi pubblici, in questi Paesi causerebbe privazioni e disordini sociali, mettendoli di fronte alla prospettiva di ripudiare completamente il debito e abbandonare il modello bancario occidentale. Sia la Cina che la Russia hanno alternative a SWIFT e accolgono i Paesi che vogliono sfuggire al modello finanziario neoliberista. Entrambe offrono investimenti per lo sviluppo, non interferenza e rispetto per la sovranità nazionale. Tutte cose apprezzate, ma irraggiungibili sotto la dominazione occidentale. Molto presto i Paesi del Sud globale decideranno insieme a chi affrontare il proprio futuro.

Una nuova proposta presentata alle Nazioni Unite il 22 maggio richiede essenzialmente che, in caso di un’altra pandemia, tutte le nazioni cedano la propria sovranità all’OMS. È delirante che si possa pensare che l’OMS, dopo la Covid, goda di un tale livello di fiducia. Questa trasparente presa di potere è facilmente riconoscibile per quello che è e, nell’improbabile caso in cui ottenga abbastanza favore, aspettatevi subito dopo un’altra pandemia. La cabala ha ancora gli strumenti per convincere, corrompere e minacciare i Paesi a sottomettersi, e senza dubbio ci proverà, ma al di fuori dei Paesi occidentali in mano ai globalisti, una mossa così disperata raccoglierà scarso sostegno. La Covid non è riuscita ad inaugurare il Grande Reset, ma sull’economia globale ha scatenato un’ondata di distruzioni che potrebbe richiedere generazioni per essere riparata. Molte domande sulla criminale cattiva gestione della Covid rimangono senza risposta. Sono poche le nazioni che non nutrono un profondo risentimento nei confronti dell’OMS, notoriamente corrotta e inetta, e del suo paparino genocida Bill Gates. La pura audacia della proposta puzza di disperazione. L’imminente voto probabilmente darà ai globalisti un altro crudo promemoria del loro potere e della loro influenza in declino.

Un Grande Reset ci sarà, ma non quello previsto dai globalisti. Potrebbero invece doversi accontentare del Grande Disaccoppiamento. Mentre l’influenza dell’Occidente continua a ridursi rapidamente, la tendenza dei Paesi ad affluire nell’orbita di Cina e Russia è destinata ad aumentare. Quel Nuovo Ordime Mondiale che desiderano da generazioni sarà probabilmente limitato all’Europa occidentale e al Nord America, ovvero a circa il 15% della popolazione mondiale. Gli effetti della disastrosa provocazione ucraina e del fallimento delle sanzioni diventeranno presto innegabili. La scarsità di cibo e di energia, insieme ad un’inflazione incontrollabile, renderà questo Nuovo Ordine Mondiale più piccolo più difficile da controllare. L’imperatore è senza vestiti, come tutti possono vedere, il loro gioco è vecchio, stanco e prevedibile, e non hanno nuove idee. I globalisti potrebbero non doversi preoccupare di un ritorno di Trump nel 2024. È molto probabile che, per allora, il tempo a loro disposizione sarà scaduto. Potrebbe accadere in qualunque momento.

Eamon McKinney

Fonte: strategic-culture.org
Link: https://www.strategic-culture.org/news/2022/05/26/the-globalists-race-against-time/
26.05.2022
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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