A ridosso dell’apertura del Festival dell’Economia, gli organizzatori, per timore di contestazioni hanno comunicato che il generale della Nato interverrà solo online.
Il Centro Sociale Bruno ha comunque confermato la mobilitazione per domenica 5 giugno alle 16, partendo da Piazza Dante, per attraversare la città contro il sistema capitalista e guerrafondaio che tristemente protagonista di questa nuova edizione del Festival.
In seguito il comunicato del Centro Sociale Bruno.
Per sua stessa natura, il modello di crescita infinita messo in campo dal capitale necessita di continue risorse territoriali, umane, ambientali, energetiche. Per soddisfare questo bisogno, i potenti della terra non si pongono alcun problema ad utilizzare ogni mezzo necessario, a scapito dei diritti di lavoratori e lavoratrici, della salute collettiva, della salvaguardia dei beni comuni e del pianeta.
Fino a generare conflitti tra eserciti nazionali come la guerra in corso in Ucraina, frutto anch’essa di un riassetto della governance imperiale, originata da finalità di controllo economico ed energetico, come lo sono molti altri conflitti neocolonialisti nel resto del mondo.
Una guerra giustificata e alimentata dal nazionalismo, le cui conseguenze come sempre vengono subite da chi non l’ha mai voluta. A partire dal popolo ucraino, che subisce in prima persona l’invasione dell’esercito di Putin, allə dissidenti in Russia e Bielorussia, su cui si abbatte la violenta repressione dello stato e di cui salutiamo con piena solidarietà le azioni di resistenza.
Nel frattempo la NATO, che dice di opporsi all’espansionismo russo, è nei fatti portatrice di un modello non meno capitalista e imperialista di quello putiniano. Non a caso ne fa parte un regime identico a quello di Putin, quello del dittatore Erdogan, che si riempie la bocca di discorsi di pace nei confronti dell’Ucraina, mentre allo stesso tempo attacca nuovamente il Rojava.
Ipocrisia che viviamo anche qui, dove si continua a speculare e ad investire sugli armamenti, mentre i beni degli oligarchi russi rimangono intoccati, e i prezzi di ogni cosa continuano ad aumentare, insieme ai profitti di una ristretta oligarchia, mentre gli stipendi medi lordi sono diminuiti del 21% rispetto al 2019.
Ancora una volta, gli imperi ridefiniscono gli equilibri all’interno del medesimo sistema di sfruttamento, e i pochi che comandano si arricchiscono, sulla pelle della gente comune.
Questo sistema celebrerà sé stesso al festival dell’Economia di Trento, quest’anno intitolato “Tra Ordine e Disordine”. Sappiamo bene che razza di ”Ordine” vogliono perpetuare i ministri, i manager, il presidente di Confindustria e l’ex generale NATO in Afghanistan che verranno a presenziarvi.
Il loro è l’ordine degli imperi, russo o NATO cambia ben poco, delle spese militari, dello sfruttamento e della devastazione ambientale.
Noi quest’ordine siamo decisə a contestarlo, per mettere fine ad ogni guerra imperialista e neocolonialista, per il disarmo, per una reale transizione ecologica e giustizia sociale, perché vogliamo investimenti in cultura, sanità e welfare, e li vogliamo finanziati con i profitti dell’oligarchia, a cominciare da quelli di chi specula sulle crisi. Per costruire reti solidali che tengano insieme tutti i popoli aggrediti e tutte le persone che pagano il conto delle guerre altrui. Per questo crediamo sia fondamentale la cancellazione immediata del debito ucraino, un popolo che già subisce un’invasione militare non deve essere costretto a subire anche macelleria sociale e miseria.
La guerra e il sistema che la genera possono essere fermati davvero solo dall’insubordinazione collettiva dei popoli finalizzata al cambiamento dell’ordine esistente, colpendo gli affari e i beni dell’oligarchia putiniana per sostenere il popolo ucraino, lə dissidenti in Russia e Bielorussia e nel contempo contestando le oligarchie presenti nei paesi NATO che fanno pagare a chi sta in basso il prezzo della crisi del loro sistema.
Questa insubordinazione l’abbiamo praticata il 15 maggio a Venezia, occupando il palazzo di un oligarca russo, la praticheremo il 2 giugno nuovamente a Venezia e il 5 giugno a Trento, contestando la conclusione di un Festival in cui oligarchi e generali verranno a delineare il loro “Ordine” di guerra e sfruttamento.