Dal 7 luglio l’amministrazione autonoma del Rojava ha dichiarato lo stato generale di emergenza per tutte le regioni del nord est della Siria. Gli attacchi militari della Turchia, che negli ultimi mesi non si sono mai fermati, hanno avuto un’escalation nel mese di giugno.
Su tutti i fronti dell’area controllata dalle Forze Democratiche della Siria (FDS) – sotto la guida curda dell’Unità della Protezione del Popolo (YPG) – ci sono massicci bombardamenti di artiglieria e gas. In particolare la Turchia ha preso di mira le città di Tall Rifat e Minbij, a nord e ad est di Aleppo, a circa 20 e 30 km a sud del confine turco, che sono già circondare dall’esercito turco. Lo stesso Recep Tayyip Erdoğan di recente ha dichiarato come prioritario l’obiettivo di «liberare queste due città dai terroristi dell’YPG.
In realtà è tutto il Kurdistan Occidentale e l’esperienza rivoluzionaria del Rojava ad essere in forte pericolo. Questo anche per il mutato scenario internazionale che, come ormai sappiamo bene, ha consegnato a Erdoğan la legittimazione politica per mettere a punto quell’operazione di pulizia etnica che ha in mente da tempo. Il “sultano” turco è stato il vero vincitore del vertice di Madrid, sia perché ha costretto Svezia e Finlandia a ritirare qualsiasi forma di protezione agli esuli politici curdi, sia perché la Turchia si è accreditata come unico mediatore possibile nella guerra tra Russia e Ucraina. Ovviamente entrambe le cose hanno un prezzo da pagare: Erdoğan vuole mano libera con i curdi, espellerli completamente dal nord e dall’est della Siria e probabilmente sostituirli con le fantomatiche “forze ribelli siriane” sue alleate.
In questo quadro drammatico e pericoloso, il 19 luglio è stata lanciata una giornata di solidarietà alla resistenza del Rojava e al popolo curdo. Si tratta di una giornata simbolica perché il 19 luglio di dieci anni fa – nel quadro della guerra in Siria – a Kobane aveva inizio la rivoluzione del Rojava, che per anni ha lottato duramente contro l’espansione dello Stato islamico e che oggi continua a rappresentare uno dei fari più importanti per tutte le comunità ribelli del mondo intero.