Nell’epoca della pacificazione di AMLO e della quarta trasformazione, sotto il presidente “progressista” continuano gli attacchi alle comunità zapatiste in Chiapas. L’autonomia zapatista si trova sotto enorme pressione da parte di organizzazioni paramilitari e gruppi armati e non che stanno cercando di occupare alcune comunità, foraggiati dallo Stato con la promessa di ottenere sostegno e sussidi una volta strappata la terra alle famiglie basi d’appoggio zapatiste.
La situazione peggiore è riscontrata nella comunità di Nuevo San Gregorio, dove solo pochi mesi fa un nostro compagno si è unito alle brigate civili di osservazione organizzate dal Centro di diritti umani Fray Bartolomé de las Casas ( Dentro la guerra di logoramento, un racconto dalle Brigate Civili di Osservazione in Chiapas | Global Project)
Come riporta lo stesso Frayba[1], dal novembre 2019 la comunità Nuevo Poblado San Gregorio (Nuevo San Gregorio), territorio recuperato nel 1994 dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), è stata costantemente aggredita da un gruppo di persone armate provenienti delle comunità circostanti che l’hanno spogliata di circa 155 ettari che fanno parte del territorio collettivo del Municipio Autonomo Rebelde Zapatista Lucio Cabañas, Caracol 10 «Floreciendo la Semilla Rebelde». La situazione è peggiorata a tal punto che nello scorso mese di giugno il centro di diritti umani ha dovuto sospendere l’attività di osservazione per le minacce di morte e le pressioni ricevute dagli osservatori internazionali in loco. Viene denunciata anche la piena connivenza di questo gruppo invasore con le istituzioni statali del Chiapas.
La zona di Ocosingo rappresenta storicamente una zona complicata, per l’azione del gruppo paramilitare ORCAO (Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo). Qui gli attacchi armati si susseguono con continuità, uniti ad atti di sabotaggio. Un’escalation che ha portato lo scorso novembre la ORCAO a dare fuoco alla scuola secondaria autonoma della comunità zapatista di “Moisés Gandhi”[2]. Nel 2020 la stessa ORCAO aveva dato alle fiamme una tienda collettiva che vendeva i prodotti delle cooperative zapatiste[3]. Oltre all’incendio della scuola, i paramilitari hanno sparato con armi di grosso calibro che hanno colpito tre case delle Basi di Appoggio dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (BAEZLN) presenti nella comunità, anch’essa pertenente al Caracol 10 come Nuevo San Gregorio. Gli attacchi paramilitari contro le comunità autonome zapatiste in queste zone hanno assunto la forma di aggressioni armate, sequestri e torture di basi d’appoggio, incendi e saccheggi di negozi e coltivazioni.
Situazione critica anche nella zona del municipio di Chilón. Qui il Centro per i diritti umani Fray Bartolomé de Las Casas (Frayba) ha documentato[4] il rischio per la vita e l’integrità personale di sei famiglie Basi d’Appoggio dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale (BAEZLN) che il 14 luglio scorso hanno subito lo sfollamento forzato e l’incendio di case e proprietà nella comunità di “El Esfuerzo”, appartenente al municipio autonomo Comandanta Ramona. È evidente l’omissione e la complicità dello Stato messicano nel mettere ad alto rischio la vita, la sicurezza e l’integrità personale della popolazione autonoma, il che costituisce una grave violazione dei diritti umani. Le sei famiglie BAEZLN hanno lasciato il loro luogo abituale per salvarsi la vita e si sono trasferite nella comunità di Xixintonil. Gli assalitori sono rimasti di guardia fino a venerdì 15 luglio e di notte hanno sparato con armi da fuoco di alto calibro. C’è il rischio di perdere 20 ettari di mais e fagioli non ancora raccolti. “El Esfuerzo” possiede 54 ettari di terreno recuperati nel 1994 dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN).
Il municipio di Aldama rappresenta negli ultimi mesi un’altra situazione critica, in cui gli attacchi armati si contano a centinaia ogni settimana contro dodici comunità tsotsiles di questo municipio degli Altos de Chiapas. La pressione paramilitare costante si somma ad atti di sabotaggio, come la distruzione del raccolto, l’incendio di coltivazioni e abitazioni, le minacce costanti.
Oltre a questi casi citati, le pressioni e gli attacchi con cui si dispiega la guerra di logoramento in Chiapas sono trasversali in grande parte del territorio autonomo, e hanno avuto una recrudescenza negli ultimi due anni, coincidendo non a caso col mandato del Presidente Manuel Obrador (AMLO). L’azione di quest’ultimo ha infatti spinto per la militarizzazione del territorio unita all’imposizione di grandi opere in tutto il territorio federale. I grandi investimenti pubblici hanno aumentato la corruzione e le possibilità di guadagno per le narcomafie, aumentando in maniera esponenziale la loro presenza anche in territori prima poco battuti come il Chiapas.
Il grande lavoro del Frayba ci può fornire anche alcune statistiche per comprendere la vastità delle minacce verso le comunità indigene in Chiapas. Il centro di diritti umani riporta come fra il 2010 e il 2021 siano le 14.476 le persone sfollate forzatamente dalle proprie case e i propri campi per colpa delle pressioni e delle minacce dei gruppi paramilitari illegali. Il tutto nel silenzio dello Stato del Chiapas e dello Stato Federale Messicano.
Immagine di copertina: Marko Urukalo, Comunità Nuevo San Gregorio.