Un mix di horror e love story. Una tragedia romantica immersa nei canoni della generazione Z.
Luca Guadagnino, dopo il remake Suspiria, torna al genere horror con questo adattamento di David Kajganich del romanzo omonimo di Camilla De Angelis, Bones and all, ambientato negli anni Ottanta in uno sconfinato paesaggio del Midwest, dal Maryland all’Ohio, dall’Indiana al Minnesota, dal Kentucky all’Idaho.
Scoprirsi, accettarsi e stare bene sono le priorità di Maren (Taylor Russell) – che la madre non l’ha mai conosciuta e il padre l’ha abbandonata – e di Lee (Timothée Chalamet), un giovane ribelle tutto nervo e zigomi, con un improbabile mullet rosa slavato che nonostante tutto gli dona, che incontra per caso e che la accompagnerà nella sua ricerca.
Luca Guadagnino, per la terza volta in concorso a Venezia, ha voluto portare sul grande schermo un road movie che spazia dalle adolescenze inquiete, alle emozioni, ai turbamenti di chi vive ai margini della società e non comprende quale sia il suo posto nel mondo.
La trama da macabra e tetra diventa un’avventura emo, una storia d’amore acerba e proibita, e una parabola per quel pensiero tanto comune quanto segreto, spaventoso ma anche euforico, che entra nella testa di tutti durante l’adolescenza: “Io sono diverso”.
E in una società che prova a stringere nell’individualismo tout court, l’esigenza di provare e riuscire ad entrare in sintonia con il prossimo è fondamentale.
A chi ha accusato Guadagnino di aver voluto giocare facile proponendo un teendrama, capitanata da Chalamet,ambientato vent’anni fa ma con dei temi di attualità, ha risposto l’attore stesso durante la conferenza stampa: “essere giovani ora, o essere giovani in qualsiasi momento significa essere giudicati costantemente”,(..) “È stato un sollievo interpretare personaggi che lottano con un dilemma interiore senza la possibilità di andare su Reddit o Twitter, Instagram o TikTok e capire dove si trovano”.
In questa storia d’amore cannibale non c’è alcuna spiegazione per la dieta tabù dei mangiatori, nessuna mitologia ad essa collegata, è solo una patologia con cui alcune persone sono nate. Allo stesso tempo c’è un’evoluzione dalle storie sui vampiri, demoni, ibridi o licantropi di cui le trame televisive e cinematografiche si sono servite per anni. Vengono lasciate indietro le ammorbanti vicende sull’astensionismo dal sesso di Twilight, non ci sono gli alberi genealogici di The Vampire Diaries, non è nemmeno paragonabile all’esigenza voyeristica e mondana di Hannibal Lecter di cibarsi di esseri umani.
Il cannibalismo diventa metafora sulla condizione degli esseri umani, su chi deve confrontarsi costantemente con il giudizio degli altri, con il giudicare ed essere giudicati, ed è così che Bones and all ruota intorno alla spietatezza della sopravvivenza, parla del desiderio umano di amare ed essere amati, nonostante i difetti. Ossa e tutto il resto.