Questo simpatico e delicato commento di Benedetta De Vito che dà il titolo all’articolo, frutto delle conversazioni e degli sfoghi di suo fratello Marco (il nostro “agente” a Brasilia) avrebbe dovuto far parte di un articolo più completo e dettagliato sul tema delle elezioni presidenziali che si terranno oggi in Brasile. Marco mi tiene costantemente aggiornato con filmati di manifestazioni ben oltre l’oceanico, con commenti avvelenati sulle porcate che vede spesso e volentieri, con fotografie spesso anche fatte da lui a queste adunate di cui nei media di regime non si trova traccia. Purtroppo una certa stanchezza/svogliatezza abbinate anche un po’ al carico di attività personali e per Don Chisciotte, non mi ha consentito di dedicare tutto il tempo che avrei voluto a questo argomento che, probabilmente, non è meno importante di altri, visto il peso del Brasile nei BRICS e la politica di Bolsonaro durante questi ultimi infami 30 mesi.
Personalmente ritengo che oggi, al mondo, dopo Putin solo Bolsonaro sia altrettanto odiato dai “soliti noti”. I suoi atteggiamenti nei confronti di tutte le pastoie legali con le quali hanno cercato di bloccare le sue decisioni, i suoi commenti, fulminanti e spesso ben oltre il sarcasmo feroce, su mascherine e vaccinazioni (uno fra tutti: “mica voglio diventare un coccodrillo”), la sua capacità di sdrammatizzare e de-enfatizzare le boiate proposte da certi media, insomma, tutto il suo essere (se per arte politica o intimo convincimento, forse tutti e due) e proporsi come difensore della libertà e della dignità umana e del diritto a lavorare per vivere (nel caso dei lockdown), hanno continuato a farne un bersaglio di odio.
Giudicate voi da alcune sue dichiarazioni:
A proposito dell’ex-presidente Lula “Ma perché questa insistenza nel voler mettere un ladro alla presidenza? Mettere un ladro con tutta quella banda (alla presidenza). Solo in Petrobras, il tizio ha distratto circa 160 miliardi di dollari. Nel mio governo non si sono avuti casi di corruzione. Vi mancano tutte quelle sciocchezze?”
Un confronto tra Europa e Brasile: “In che modo l’Europa è vicina al Brasile? C’è una minaccia di fame qui? In Brasile il prezzo medio degli alimenti è aumentato, sì, del 20%, ma ha già iniziato a scendere”.
Al funerale della regina Elisabetta: “”Tutti avranno un punto di arrivo. E il giudizio sarà per le loro azioni e omissioni”
In effetti ricordo, quando fu eletto, un certo tipo di cosiddetta “informazione libera” (e qui mi viene da sghignazzare peggio di una iena) che cominciò quasi immediatamente a pompare veleno a barili, al punto che, veramente, anche io fui indotto a pensare che il Brasile fosse caduto nelle mani di uno dei peggiori criminali della terra. Sicuramente non è un santo, sicuramente ha i suoi scheletri nell’armadio ma, fino ad oggi, mi risulta che solo il suo avversario di questa campagna, Ignacio Lula da Silva, abbia avuto a che fare con la giustizia e Benedetta, più sotto, vi spiegherà in quale modo ignobile sia stato scarcerato.
Avevo raccolto molto altro materiale, e ancor più avrei dovuto metterne insieme per seguire questo interessantissimo personaggio. Come ho detto, non sono riuscito a farlo e, conseguentemente, mi scuso con i miei due cari amici Benedetta e Marco, per non aver mantenuto il mio impegno completo ma solo di aver trovato il modo di ospitare queste poche, disincantate ma delicate parole. Grazie, Betta.
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Dai, non scherziamo, volete forse farmi credere che l’attuale presidente del Brasile, Jair Messias Bolsonaro, con il suo pericolosissimo gruppetto Whatsapp, sta ordendo un attacco al cuore della democrazia brasiliana? E che a difendere il Paese ci sono, grazie al cielo, i prodissimi componenti (nove su undici, a suo tempo nominati da Lula) del Supremo Tribunal Federal, difensori dell’ex terrorista pluriomicida Cesare Battisti, gente capace di sbattere in galera un giornalista e un deputato per le loro idee, quelli che, grazie a cavilli e latinorum, sono riusciti a far scarcerare l’ex presidente Lula, che, ma tu guarda sarebbe, secondo loro, il salvatore della patria? Ma dai, ma fa semplicemente ridere questa sceneggiatura che viene diritta dal mondo al contrario. Perché questo film è semplicemente un cappotto al rovescio. Sollevo lo sguardo al cielo: oh che noia, mi dico, in tutte le latitudini, la stessa storiella barbosa, sceneggiata male, e qui sotto vado a continuare.
Parlano e contano solo i fatti. Bolsonaro è il presidente in carica. Bolsonaro si sta battendo perché il voto del 2 ottobre non sia soltanto elettronico, perché è ben più semplice imbrogliare con un click i numeri nelle urne. Bolsonaro, durante la cosiddetta pandemia, non ha chiuso in casa, agli arresti domiciliari, i suoi concittadini. Bolsonaro non ha imposto il vaccino obbligatorio, difendendo il sacrosanto diritto di scelta e la libertà, convinto come era che il vaccino era in realtà un siero genico ancora tutto da testare. Dove, ditemi voi, si nasconde il pericoloso golpista descritto dai nostri eroi rossi come pomodori ancora adesso che il comunismo dovrebbe essere morto e sepolto? Ancora, dimenticavo, Bolsonaro si rifiutava di portare la mascherina (inutile): un eroe!
Le sue idee poi sono davvero da pericolo pubblico. Il suo motto: Dio, Patria, famiglia e libertà fa davvero tremare i polsi. Ed è anche, vivaddio, contro l’aborto. Insomma, un mostro, per i nostri avvocati dell’STF, luminari del mondo a gambe all’aria. Che mostrano nei fatti di che cosa sono capaci. E di che pasta sono fatti. Tutti e nove, tu guarda che caso, sono stati messi lì da Lula. Senza porsi problema alcuno entrano a gamba tesa nelle competenze altrui annullando decreti e nomine infischiandosene di leggi e Costituzione. Sono così coraggiosi da mettere in prigione giornalisti, cittadini e deputati federali, senza interpellare le Istituzioni competenti. Mandano la Polizia Federale, trasformata nella Stasi, direttamente a compiere un mandato di arresto. Sono inflessibili: una semplice figurina di Whatsapp ed ecco che entrano in azione, bloccando tutti i conti correnti e le reti sociali delle persone coinvolte. Ma che bei democratici!.
Difendono la verità con determinazione, ma chapeaux! Abbiamo, per esempio, un “terribile” giornalista che, per le sue opinioni, é dovuto fuggire negli USA per non essere messo in carcere e fare la fine di un suo collega che, imprigionato per le sue opinioni, ha rischiato di diventare paraplegico. Il bello è che i nostri eroi seguitano con caparbietà a chiedere l’estradizione del pericoloso giornalista di cui sopra agli Stati Uniti, per ora invano… Vogliono mettere in galera a tutti i costi un giornalista per le sue idee (in Italia per fortuna c’è ancora l’articolo 21 della Costituzione) e hanno spalancato le porte della prigione all’ex presidente Lula. E sapete con quale motivazione? Nelle sentenze di condanna era sbagliato il codice di avviamento postale! Non è una barzelletta. Il tribunale doveva essere di Brasilia e non Curitiba… ma fa ridere i polli! Ma che grandi democratici, davvero! E uno di loro, il difensore del pluriomicida Battisti, durante una udienza pubblica, ha definito il Presidente Bolsonaro il “nemico”. Sì, ha avuto ragione il presidente di origini venete a far recitare il Padre nostro ai suoi sostenitori. Sì, che Dio ci aiuti e salvi il Brasile dai finti democratici!
Benedetta De Vito