La scrittrice obesa di Marisa Salabelle


Arkadia editore, Cagliari 2022, pp. 160 € 15,00.

Abbiamo chiesto all’autrice una nota sul suo ultimo lavoro narrativo. Segue un estratto del libro.

La scrittrice obesa, uscito il 21 ottobre scorso, ha avuto una genesi un po’ particolare. Ho iniziato a scriverlo circa dieci anni fa, in un periodo di grande frustrazione, in cui non riuscivo a trovare un editore per certe cose che avevo scritto e che erano, secondo me, meritevoli di pubblicazione. Non si pensi però che si tratti di un puro e semplice “sfogo”: si tratta infatti di un vero e proprio romanzo adeguatamente strutturato e articolato; inoltre ho avuto un lungo periodo di tempo, costellato di soddisfazioni e di momenti di amarezza, per farlo decantare e per purgarlo dagli aspetti troppo personali.
La protagonista, Susanna Rosso, è una donna ossessionata da due passioni: quella per il cibo e quella per la letteratura. Non si tratta di un’accoppiata tanto peregrina: Honoré de Balzac, tanto per dirne uno, soffriva delle medesime passioni. Susanna legge, scrive, mangia, praticamente non fa altro. È scontrosa, sgarbata, al punto che le poche persone che le stanno vicine, sua madre, la vicina di casa, l’amica dei tempi di scuola e una gentile suorina, per non parlare dell’unico uomo col quale sia riuscita ad intrecciare una parvenza di relazione, prima o poi si stufano di lei, della sua mania di persecuzione e delle sue maniere eccessivamente ruvide. Susanna è convinta di avere un vero talento letterario e si impegna partecipando a concorsi, scrivendo a scrittori affermati, spedendo i suoi manoscritti a case editrici, imperversando sui social come un vero e proprio troll. Ogni suo sforzo è inutile. Intanto, col passare degli anni, i suoi aspetti caratteriali problematici si trasformano in gravi disturbi fisici e mentali: diventa una superobesa, inizia a confondere la realtà con la fantasia, è perseguitata dai fantasmi dei suoi personaggi che le si materializzano davanti e la rimproverano di averli creati strani e sventurati.
Ma Susanna è o non è il genio che crede? Le sue opere sono dei capolavori misconosciuti o dei polpettoni indigeribili? Gli editori che le oppongono netti rifiuti hanno le loro buone ragioni o sono condizionati da pregiudizi e interessi personali?

ESTRATTO – SECONDA PARTE, CAP. 14

La notte, Susanna non riusciva a dormire. Per prima cosa, ormai aveva perso completamente il controllo del ciclo sonno-veglia, per cui dormiva e si svegliava nelle ore più impensate; nella sua casa dalle persiane perennemente accostate, notte e giorno si distinguevano a malapena. Anche gli spazi avevano perso ogni tratto distintivo, per cui le capitava di trascorrere la giornata in camera, semisdraiata sul letto, circondata da tutte le sue appendici cartacee e digitali, e la notte in salotto, sul divano, con la televisione accesa. Dopo aver sonnecchiato nel pomeriggio, digerendo il cibo ingurgitato in grandi quantità, vegliava a lungo oltre le due, le tre di notte; si appisolava, si riscuoteva all’improvviso; pensieri incontrollati le affollavano la mente: accendeva il portatile, che teneva sul comodino, sul tavolino accanto al divano o direttamente sul letto, entrava nel suo account di posta elettronica e scriveva mail infuocate che inviava a caso a qualcuno dei nominativi della sua rubrica: dopo essersi sfogata chiudeva tutto e si rimetteva a dormire; la mattina, quando si svegliava, non ricordava nulla, e non si sarebbe mai resa conto di quello che faceva nel dormiveglia se non avessero cominciato ad arrivarle mail di risposta da parte dei suoi involontari contatti: qualcuno allibito le scriveva «Dev’essersi verificato un errore, ho ricevuto questo messaggio che le rimando indietro e del quale non mi riconosco in alcun modo destinatario», altri rispondevano per le rime ai suoi insulti, c’era chi la minacciava di “adire le vie legali” se lei “si fosse ostinata a importunarlo”. Leggendo quelle missive, Susanna non si raccapezzava: cosa diavolo aveva fatto? Cominciò a scorrerle una per una verso il basso: trattandosi di risposte, riportavano anche il messaggio originario. E così si rese conto di aver scritto testi ingiuriosi, osceni, incomprensibili, a una serie di soggetti quali scrittori più o meno famosi, editori, cantanti e uomini politici, oltre che ad alcuni suoi conoscenti dei quali aveva l’indirizzo. “Bene”, pensava man mano che li rileggeva, “ben detto: gli sta proprio bene”.

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento