La Sanità italiana del dopo Covid. L’allarme dell’infermiere Varvara: “Vogliono privatizzarla”

ComeDonChisciotte conosce bene Raffaele Varvara, infermiere dimessosi perché contrario all’obbligo vaccinale, sanitario che ha subìto ripercussioni politiche per le sue idee e le sue azioni a favore di quegli ultimi che quasi mai nessuno ricorda: gli ammalati, i degenti nelle corsie di un Sistema Sanitario Nazionale (SSN) completamente stravolto da tre anni di leggi speciali.

Con Varvara analizzeremo le problematiche più stringenti di personale sanitario e degenti, nonchè delle politiche sanitarie attuali. Cosa si può fare dal basso contro la cessione della sovranità sanitaria all’OMS? Sono finite davvero le restrizioni Covid negli ospedali italiani?

Iniziamo da Riapriamo le porte, una iniziativa del Comitato di Sana e Robusta Costituzione di cui Varvara è presidente: i parenti hanno il diritto di visitare liberamente i propri cari, prigionieri della burocrazia ospedaliera.

1) Caro Raffaele, diamoci del lei e iniziamo. Come si è svolta la prima stagione di “Riapriamo le porte”, di cosa si tratta e quali sono stati i successi umani e politici più rilevanti?

L’Operazione “Riapriamo le porte” è una sollevazione popolare per ripristinare l’umanizzazione delle cure e per difendere la sanità pubblica. La prima stagione si è svolta su tre livelli di azione: un primo livello sotto ospedali ed RSA dove i direttori generali e/o i direttori sanitari che abbiamo incontrato hanno quasi sempre accolto le nostre istanze; l’unico a non accoglierle, è stato Pregliasco quando siamo stati al Galeazzi di Milano. Ricordo entusiasta l’incontro con il direttore generale del San Martino di Genova, il dott. Giuffrida recentemente scomparso per malore improvviso: nel feudo di Bassetti, lui era dei nostri, ha appoggiato la nostra causa, verticalizzando le nostre istanze all’assessore regionale alla salute Gratarola. Il secondo livello di azione è stato sotto le regioni Lombardia, Marche, Veneto, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna. Siamo stati accolti dagli assessori alla salute che a loro volta ci hanno spianato la strada per il terzo livello, il ministero della salute. Il lasciapassare è stato abrogato ma il risultato più rilevante è nell’aver individuato una strategia che produce risultati: abbiamo capito che con un fronte di opposizione sociale extraistituzionale organizzato e strutturato in difesa della sanità pubblica, possiamo riconquistare centimetro dopo centimetro il terreno perduto e determinare le scelte politiche locali e nazionali.

2) Al di là delle apparenze, la “nuova normalità” continua sotto altre forme. Non più dall’alto ma dal basso, non più leggi speciali ma regolamenti “aziendali”. Restrizioni e Green Pass (GP) sono davvero scomparsi dagli ospedali?

Ci sono volute due settimane ma alla fine il GP è scomparso. Un ritardo ingiustificato visto che i sanitari quando si tratta di applicare restrizioni e divieti sono sempre puntuali, quando si tratta di applicare una legge che riapre le porte, sono in ritardo. Tuttavia, purtroppo in molte realtà, le restrizioni continuano sotto mentite spoglie. Non viene chiesto il GP, ma per regolamento aziendale si sottopone l’intero flusso di parenti a tampone, anche in assenza di sintomi. Si rileva una palese regressione rispetto alle volontà del legislatore di favorire il diritto di visita. Si sta reiterando un pericoloso ostruzionismo rispetto alle volontà del legislatore, nonchè la tendenza ad applicare sempre più in pejus le normative di rango superiore, giustificate dal principio della massima precauzione, che sta portando i percorsi diagnostico/terapeutico/assistenziali ad una deriva disumana senza precedenti.

Se ieri abbiamo consentito ai DPCM di derogare a diritti costituzionali, oggi non consentiremo a regolamenti aziendali di derogare alla legge dello Stato.

3) Medici e Sanitari, quali difficoltà incontrano oggi dopo tre anni di grave pressione psicologica e lavorativa?

Ai colleghi sanitari, nonostante tutto, va fatto un encomio perchè continuano a portare avanti le fatiche di un SSN ridotto all’osso, con il loro plus-lavoro fatto di turni massacranti. Noi comprendiamo il loro stato d’animo, in questa fase di elaborazione di un disturbo post-traumatico da stress categoriale e siamo pronti a tendere loro una mano per verticalizzare il conflitto verso i veri responsabili della distruzione della sanità pubblica.

4) Recentemente, il ministro dell’Interno Piantedosi ha dichiarato che saranno irrobustiti e/o implementati i presidi delle forze di polizia all’interno degli ospedali per prevenire e/o neutralizzare gli isolati episodi di violenza a carico del personale medico e sanitario verificatisi su e giù per la penisola. Che cosa ne pensa?

Che questa misura è una terapia sintomatica, non una soluzione curativa alla radice del problema delle violenze a carico del personale sanitario che invece ha radici molto più profonde. Il definanziamento progressivo della sanità per ossequiare alle prescrizioni di austerità imposte dall’ UE, ha prodotto il fenomeno delle cure mancate, cioè quello che si dovrebbe fare ma che non si fa per mancanza di tempo (quindi di personale). Le persone dopo ore e ore di attesa, si sentono abbandonate e non prese in carico, tentano di ottenere risposta immediata, ricorrendo all’escalation conflittuale con i sanitari: in questo modo si consuma la perfetta orizzontalizzazione del conflitto tra gli oppressi. Dovremo essere più astuti nel concentrare quelle energie contestative verso i veri sciacalli della sanità pubblica che purtroppo sono lontani e al riparo.

5) Quali proposte migliorative state portando alle istituzioni per migliorare il loro lavoro?

Con le istituzioni abbiamo sempre cercato un dialogo perchè la nuova rivoluzione si fa a partire dalla forza persuasiva di parole cariche di energie. Stiamo creando proficui triangoli relazionali con interlocutori politici, interlocutori istituzionali e società civile, per rimuovere gli ostacoli all’accesso dei familiari, dire basta ai tamponi a tappeto su tutti, ma non solo: con il blocco di opposizione sociale riusciremo a fermare il potenziamento dell’ autonomia differenziata che aumenterà le differenze e gli ostacoli nell’accesso alle cure tra i vari sistemi sanitari regionali, e ad affrontare il problema del payback che potrà mettere in ginocchio le piccole-medie imprese italiane per la fornitura di materiale sanitario.

5.1) Payback sanitario, di cosa si tratta esattamente?

Quando una regione sfora i tetti di spesa previsti per l’approvvigionamento di materiale sanitario, scatta questo dispositivo di sicurezza per le casse dello Stato che prevede il ristoro di una parte del debito da parte delle aziende fornitrici. Uno perfido dispositivo per mettere in ginocchio tante piccole e medie imprese del settore che potranno arrivare a fermare la produzione, lasciando sguarniti gli ospedali del materiale necessario.

6) Cosa ne è della sanità pubblica dopo tre anni di emergenza e leggi speciali?

Che il potere sta utilizzando il post-covid per dire che la sanità pubblica non è in grado di sostenere altre pandemie e che bisogna privatizzarla. Dopo aver distrutto un intero stato sociale, adesso è la volta del boccone principale, la fetta di PIL più grande della torta. Ma noi glielo impediremo, non ci fermeremo fino a quando non avremo messo a un angolo Big Pharma e fino a quando la nostra sanità pubblica non tonerà ad essere eccellenza mondiale.

7) Allocazione di potenziali risorse, questioni organizzative e sanitarie. Come risolvere questi problemi di fondo?

Per risolvere questi problemi, negli anni ne abbiamo provate di tutte: raccolte firme, denunce, congressi, piazze, financo le elezioni. Tuttavia questi strumenti che la nostra democrazia ci offre sono necessari ma non sufficienti a ribaltare i rapporti di forza attualmente dispiegati.  Per difendere la sovranità sanitaria dagli attacchi dell’OMS nonchè per difendere la nostra conquista sociale più grande, in assenza di nostri rappresentanti nelle istituzioni, urge dispiegare un inedito conflitto di classe, con un blocco sociale compatto sul terreno strategico della sanità, essendo il campo di battaglia dove si gioca lo scontro diretto col nemico.

8) La Sanità Pubblica è ormai il ventre molle del Paese, precursore degli assetti futuri dell’Italia e della società italiana. Cosa significherebbe “lasciar fare” e abbandonarsi agli eventi?

Abbiamo lasciato fare fin troppo al nemico ed ecco dove siamo arrivati. Adesso abbiamo capito che non possiamo più lasciargli fare e ci stiamo organizzando per intervenire nella storia a porre un argine a questa avanzata, pena la nostra stessa sopravvivenza. Non abbiamo altra scelta, solo l’inerzia è pericolosa perchè ciò che diventa consuetudine è sottratto alla riflessione critica, che è precursore della rivoluzione.

9) Il vostro Comitato di Sana e Rubusta Costituzione è il fulcro anche di una rete sociale e solidale, può illustrarci le attività principali?

Il comitato, diventato OPR-Organizzazione Popolare Rivoluzionaria, è attivo su un continuum di azioni che vanno dalla contestazione (al vecchio mondo), alla costruzione (del nuovo mondo) e su un asse temporale che va dalla risposta ai bisogni a più immediato riscontro (ostacoli all’accesso delle cure che potete segnalare su [email protected]) fino alla risposta di bisogni più a lungo termine (idee guida per la costruzione del mondo multipolare) . Siamo attivi nelle nostre sedi di Roma e Napoli oltre che in giro in tutta Italia.

10) Riscontrate consenso dal basso rispetto a queste attività (famiglie dei degenti, cittadini terzi) ?

Stiamo stringendo tante relazioni strategiche sia in alto con gli interlocutori politici, sia in basso con la rete di attivisti sui territori, con comitati di parenti e comitati per la difesa della sanità pubblica. Stiamo costruendo un grande fronte di opposizione sociale.

11) Quali saranno le prossime tappe di “Riapriamo le porte” e quali sono gli obiettivi politici per il 2023?

L’obiettivo prioritario del 2023 è consolidare una comunità rivoluzionaria, non tramite le piattaforme di videoconferenze ma dal vivo. La prossima importante tappa della seconda stagione dell’Operazione “Riapriamo le porte” è il 18 febbraio a Milano, alle ore 15.00 nel piazzale dell’ospedale Niguarda. Dopo le elezioni regionali, impegneremo subito la nuova giunta a prendere in carico le nostre rivendicazioni. Partiremo da istanze semplici, misurabili e facilmente ottenibili: 1. Stop restrizioni visite parenti; 2. BASTA con la tortura del tampone a tappeto su tutti; 3.Apertura di pronto soccorso e terapie intensive; 4.riconoscimento cure certe per i danneggiati da vaccino.

12) Secondo la dichiarazione d’intenti firmata al recente G20 di Bali, entro il prossimo 27 febbraio 2023, il governo italiano dovrà prendere una decisione in merito all’introduzione di “forme” di controllo sanitario (senza escludere il ricorso ad una tipologia di passaporto vaccinale); qual è la posizione del Comitato in merito e che tipo di mobilitazione politica può essere attuata per evitare il materializzarsi di uno scenario in cui avremmo di fatto ceduto la sovranità sanitaria all’OMS, mentre i media ci avvisano continuamente di “nuove pandemie” in arrivo?

La liberazione dall’oppressione degli organismi sovranazionali, non può essere il risultato di un processo lineare che avviene solo tramite elezioni, per la sola intermediazione dei partiti (per giunta divisi), bensì sarà la risultante di nuove forme che si daranno i corpi sociali nel dispiegare il nuovo conflitto di classe, a partire da nuove forme di unione. I tentativi di unione esperiti fin ora, sono stati maldestri tentativi di fagocitazione del soggetto autoproclamatosi egemone, rispetto agli altri. L’unione sperimentata dall’ OPR con “Riapriamo le porte” si attua per mezzo di ponti funzionali che stiamo costruendo tra realtà riconoscenti la propria interdipendenza reciproca. Il segreto per garantirci un percorso duraturo, armonico ed equilibrato sta nell’individuazione di campi di attività e responsabilità ben specifici e non sovrapponibili, in cui ciascuno è massimamente creativo e autonomo e ripone nell’altro piena fiducia. “Di Sana e Robusta Costituzione” mette a disposizione metodi e strumenti dimostratisi funzionanti e affida agli attivisti sui territori l’organizzazione di eventi e di azioni, l’elaborazione di analisi, proposte e sintesi, la coltivazione dei rapporti strategici con le istituzioni e con gli altri gruppi di resistenza, nonché la presa in carico dei problemi dei cittadini. “Io ho qualcosa che tu non hai e tu hai qualcosa che io non ho, mettendo insieme le nostre forze, si crea valore aggiunto”: la nuova rivoluzione sarà l’esito di una ritrovata e rinnovata coscienza/soggettività di classe in questo senso e la concentrazione delle nostre energie sul terreno della sanità, favorirà questo processo di maturazione. Matureremo i rapporti di forza sul campo della sanità per poi giocare la partita col nemico su tutti gli altri fronti (guerra, carovita, sovranità alimentare).

Intervista a cura della Redazione di ComeDonChisciotte.org

27.01.2023

Immagine Radio Radio

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