Non c’è niente da celebrare

Adria, 6 febbraio 2023. Sui cancelli d’ingresso del Cantiere Navale Vittoria – colosso veneto delle costruzioni navali – sventolano le bandiere, issate a festa sui pennoni, accompagnate da un vento gelido. Accanto a quelle italiana ed europea, c’è quella – più desueta – libica. Si sta svolgendo infatti la cerimonia di consegna di una nuova motovedetta made in Italy alla guardia costiera libica, alla presenza del Ministro degli esteri italiano Antonio Tajani e della collega libica Najila El Mangoush, assieme al Commissario europeo per l’allargamento e la politica di vicinato Olivér Várhelyi. Assente invece il preannunciato ministro degli interni Matteo Piantedosi. È la grottesca celebrazione di un regime di morte, quello delle frontiere europee, che si traveste di gentile retorica nelle parole dei rappresentanti istituzionali. 

La presenza di un Commissario europeo è particolarmente rilevante, perché il regalo dell’Italia alle autorità libiche è in realtà un regalo tutto europeo: i finanziamenti per la nuova motovedetta “classe 300” provengono infatti dal fondo della Commissione “Trust Fund Africa”, e rientrano nel progetto europeo Sibmmil (Support to integrated border and migration management in Libya). Di fatto, si tratta di fondi per la cooperazione esplicitamente indirizzati alla sorveglianza dei confini e al rafforzamento delle polizie di frontiera dei paesi esterni. E questa è solo la prima delle cinque imbarcazioni promesse dal governo italiano al governo libico di unità nazionale, nell’ambito del memorandum di intesa 2.0 concordato dalla nuova presidente del consiglio Giorgia Meloni in visita a Tripoli lo scorso 28 gennaio, riassumibile in “tu ci dai il gas noi ti diamo tutto il supporto necessario per fermare i flussi migratori”. 

Sul ponte a pochi metri dall’entrata del cantiere, si sono però alzate anche delle voci dissonanti, determinate a rovinare la festa e a svelarne l’ipocrisia. Sono state quelle del presidio lanciato da Mediterranea Saving Humans, a cui hanno risposto i Centri sociali del nord-est, l’Adl Cobas, Officina 31021 di Mogliano Veneto e associazioni, collettivi e singoli del territorio. Gli interventi delle varie realtà sociali giunte per contestare sono stati prima di tutto un’operazione di verità. Sappiamo infatti a cosa serviranno queste motovedette: a fermare il viaggio di chi ricerca in Europa una vita migliore, a rinchiudere nei lager libici decine di migliaia di persone, come avviene sistematicamente da anni. Dal 2016 al 2023 sono state 131 mila le persone intercettate in mare e respinte dalle milizie libiche (vedi i grafici).

«La cerimonia doveva essere il palcoscenico della “nuova” politica italiana in materia di respingimenti di massa, vietati dalla Convenzione di Ginevra, ma praticati sistematicamente dal 2017 attraverso il lavoro sporco appaltato alle milizie libiche», spiega MSH. «Una strategia che si articola in due dispositivi combinati: la criminalizzazione e l’allontanamento forzato delle navi non governative del soccorso civile dalla zona SAR attribuita alla competenza libica, e il potenziamento di una feroce polizia di frontiera travestita da «guardia costiera».

Le manifestantə hanno mostrato le fotografie delle torture libiche, e hanno ribadito come queste operazioni di respingimento ed esternalizzazione delle frontiere violino il diritto internazionale e le principali convenzioni sul diritto del mare. Ma non solo: il presidio ha puntato il dito anche contro chi fa profitti sulla pelle delle persone1.

Dopo diverse ore di attesa, si è deciso di avanzare oltre il blocco transennato della polizia, riuscendo ad avvicinarsi al luogo della “cerimonia” tra gli spintoni della polizia. L’arrivo delle auto blu è stato scandito dagli slogan e dalle urla di rabbia. «Saremo in mare, in terra e sulle montagne per supportare il viaggio delle persone, noi siamo la parte viva di questo paese ricordatevelo», si diceva dal microfono mentre la voce rimbombava nei capannoni del cantiere.

Mentre scendeva il buio, dall’altra parte del ponte, oltre gli scudi e i blindati, andava in scena lo spettacolo dell’orrore.
Da questa parte, un bellissimo tramonto rosa sembrava ricordare che era la parte giusta.

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