Potrebbe avere il via libera definitivo nei prossimi mesi, previa approvazione della Conferenza Stato-Regioni, il nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025, dunque a distanza di sei anni dalla pubblicazione dell’ultima versione ovvero il PNPV 2017-2019.
A riguardo è critica la Commissione Medico Scientifica Indipendente che scrive:
“Non sembra ragionevole l’affrettata approvazione di un PNPV così massiccio e con rilancio di obiettivi di copertura così ambiziosi, senza una previa seria ed esplicitata valutazione dei rapporti tra costi e benefici delle diverse opzioni. Non ravvisandosi alcuna urgenza, né tanto meno emergenza, si chiede di procedere con la temporanea proroga dell’esistente e, rispetto a nuovi obiettivi, in via preliminare di:
1) anteporre il punto, ora al penultimo posto, ‘Completamento del percorso di valutazione previsto sull’obbligatorietà delle vaccinazioni’, come previsto dalla L. 119/2017, aprendo un dibattito scientifico pubblico che aperto anche a contributi scientifici critici su alcune strategie vaccinali in atto, tenuto anche conto della Sentenza 14/2023 della Consulta, che riafferma che un trattamento sanitario obbligatorio per legge deve comunque essere diretto ‘anche a preservare lo stato di salute degli altri’ (il che palesemente non è per almeno alcuni dei vaccini pediatrici oggi obbligatori)
2) attivare in modo contestuale serie ricerche con contributi pubblici per migliorare le pratiche vaccinali, a partire da programmi strutturati di farmacovigilanza attiva (a breve, ma anche medio-lungo termine, incluso il monitoraggio di possibili fenomeni di rimpiazzo e di interferenza), su campioni rappresentativi di popolazione. La disponibilità di tali ricerche, ineludibili per una corretta valutazione del bilancio tra rischi e benefici attesi, dovrebbe costituire precondizione ad estensioni di programmi vaccinali
3) escludere, anche ai sensi della L. 119/2017, obblighi di vaccinazione in caso di avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale, nonché di pericolo per la salute in relazione a specifiche condizioni cliniche, documentate nei modi stabiliti. I medici, oltre a conoscere gli standard scientifici basati sulle prove che si rendono via via disponibili (e non solo sul ‘principio di autorità’), dovrebbero essere liberi di consigliare/prescrivere o meno specifiche vaccinazioni, valutando i casi individuali dei propri assistiti, senza indebiti condizionamenti statali o degli ordini professionali
4) rendere disponibili vaccini monovalenti per più oculate scelte da parte del medico curante in relazione a reali necessità della persona assistita.”
È possibile leggere il comunicato per esteso QUI.
Si auspica che le argomentazioni articolate della CMSI possano essere prese in considerazione dalla politica e che anche nei media si possa finalmente cominciare ad assistere a un dibattito scientifico serio senza censure sulla tematica dei vaccini. Solo così si potrà sanare la spaccatura sociale che si è creata soprattutto negli ultimi tre anni.
Purtroppo, la sensazione è che non si andrà in questa direzione perché le agende internazionali, almeno su certi temi specifici, hanno finora dimostrato di avere più peso dei Governi e dei Parlamenti nazionali.
Vedremo cosa ci sarà da riportare a riguardo prossimamente.
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VB