Da giorni i telegiornali ci mostrano le immagini degli israeliani che protestano contro il governo di Netaniahu, ma nessuno si sforza di spiegarci bene a cosa siano dovute queste proteste. Ci proviamo noi.
La risposta sintetica è che gli israeliani protestano contro la violenta sterzata a destra del proprio governo, dopo che i risultati elettorali hanno obbligato Netaniahu a formare una alleanza innaturale con il partito di estrema destra Otzma Yehudit, guidato dall’estremista ultraconservatore Itamar Ben-Gvir (immaginate un Salvini che prenda steroidi da vent’anni).
Tanto per essere chiari, Ben-Gvir è l’attivista che nel 1995 minacciò di morte il primo ministro israeliano Rabin, che aveva appena firmato gli Accordi di Oslo con i palestinesi. Pochi giorni dopo quelle minacce, Rabin fu effettivamente assassinato da un estremista di destra. Ben-Gvir ha fatto spesso discorsi apertamente razziali contro gli arabi di Israele, è stato più volte arrestato per incitazione all’odio e alla violenza, e sostiene che tutti gli arabi dovrebbero essere cacciati da Israele “eccetto quelli che dichiarino una lealtà incondizionata al nostro paese”. Ovvero, praticamente nessuno.
In seguito alla recente alleanza di governo, Ben-Gvir è diventato Ministro della Sicurezza Nazionale, e in questo ruolo si è subito preoccupato di andare a provocare i palestinesi con una visita improvvisata alla Spianata delle Moschee, lo scorso gennaio. Dopodichè ha ordinato la demolizione di alcune case di palestinesi durante il Ramadan.
Ma il suo reale peso politico ha iniziato a farsi sentire quando Netaniahu ha tentato di introdurre una pesante riforma, che metterebbe di fatto nelle mani della coalizione di governo la scelta dei giudici, e permetterebbe alla coalizione stessa di annullare qualunque decisione da loro presa in modo indipendente.
Questa “riforma giudiziaria” – come la chiama Netaniahu – è in realtà un tentativo palese di cancellare ogni più elementare diritto democratico, annullando la separazione dei poteri, e questo ha scatenato le proteste in piazza degli israeliani.
E qui si è inserito nuovamente Ben-Gvir, che durante le manifestazioni ha obbligato il capo della polizia, Shabtai, a licenziare un comandante della polizia locale, Eshed, che si era rifiutato di usare la mano pesante contro i manifestanti.
Questo non ha fatto che alzare ulteriormente il livello delle proteste in Israele, dove si rischia ora una vera e propria crisi istituzionale.
Da tutto questo si comprende chiaramente come Netaniahu – che ha bisogno di restare in qualunque modo al governo, pur di rimandare le cause legali che lo attendono – sia letteralmente ostaggio di Ben-Gvir.
Per fortuna sono gli israeliani stessi a ribellarsi contro questa svolta a destra, tanto autoritaria quanto pericolosa per l’equilibrio stesso della loro nazione.
Come abbiamo detto tante volte, nessuno dall’esterno potrà mai risolvere la questione palestinese. Solo gli israeliani potranno farlo, dal loro interno, appianando una volta per tutte l’eterno contrasto fra il sionismo più radicale e le forze moderate e democratiche del paese.
Massimo Mazzucco