L’antispecismo è una lotta collettiva

Venerdì 10 marzo Essere Animali ha mandato la sua delegazione al BookPride, fiera dell’editoria indipendente tenutasi a Milano, per parlare di diritti animali tramite Punacci, storia di una capra nera di Perumal Murugan, il primo libro in lingua tamil ad essere stato tradotto in italiano. Maria Mancuso ed Elena Turtas, con la mediazione di Ludovica Lugli hanno fatto entrare noi ascoltatori in un mondo, quello antispecista, che ancora oggi sembra nebuloso.

Essere animali, è un’organizzazione no-profit che da più di dieci anni si batte per un mondo senza violenza sugli animali, lavorando perché si riesca a porre fine agli allevamenti intensivi ed estensivi e promuovendo un’alimentazione libera da sfruttamento animale.

“Punacci” è un libro che dal suo inizio presenta una storia peculiare, quella di una capra, di un animale di allevamento che per tutta la durata dell’opera lotta per la sopravvivenza, nonostante sia “adottata” da una coppia umana. È da subito presentato come un animale speciale, che non conosce lo sfruttamento ma questo sogno viene infranto molto presto, quando Punacci diventa “produttiva” ed i due vecchi (così vengono chiamati per tutta la durata del libro) la fanno diventare un loro mezzo di sussistenza. Questo particolare momento coincide con lo strappo tra idealizzazione e realtà, la “famiglia” umana della capra prende decisioni che possono non rappresentare il suo bene. Finisce l’utopica fantasia di essere solo un animale da affezione ed inizia la vita adulta di Punacci, fatta di sogni mancati e caratterizzata dal comportamento egoistico dei “suoi” umani.

Mancuso e Turtas sottolineano come la lotta antispecista sia complessa, perché gli animali non hanno a livello legislativo un’identità ed i loro diritti sono miseri. Punacci è un ottimo punto di inizio per comprendere la vita animale, perché, anche se spesso viene antropomorfizzata, lo scrittore non la rappresenta come un “essere Disney”, ma parla dei traumi che vive, come la maternità forzata che sente come uno stupro.

Dalle parole delle attiviste Mancuso e Turtas emerge che abbiamo un problema con lo studio animale ed a colmare questo vuoto giunge in nostro soccorso “Al di là delle parole” di Carl Safina, un saggio in cui vengono messi in discussione gli “occhiali antropomorfizzati” con cui guardiamo agli animali. Possiamo però dire che talvolta gli studi scientifici sul tema dello specismo allontanino la massa dal contenuto e per questo la storia di Punacci risulta essere così importante: lo scrittore in quest’opera prova ad andare oltre l’affezione che proviamo solo per alcune categorie di animali. La forza di questo libro è la profonda empatia che emerge in ogni pagina, fino alla fine della lettura.

L’autore, Perumal Murugan, non scrive questo libro perché diventi un manifesto della lotta allo specismo, ma perché si tramuti in uno spunto di riflessione verso le categorie animali da allevamento, che nell’immaginario collettivo sono lontani dal meritarsi la nostra empatia ed il nostro rispetto. Spesso si pensa che l’antispecismo sia “anti essere umano”, ma il problema sta nel fatto che a fare rumore siano i lati più estremi del movimento per la difesa animale.

La relazione tra umani e non umani è complessa, il rapporto più stretto coincide proprio con quello che abbiamo con gli animali che sfruttiamo. La domanda sorge spontanea a questo punto, è giusto dire che le cose non possano cambiare? È comprensibile l’attaccamento alla tradizione, soprattutto in Italia dove la cultura si stringe in un grande abbraccio con l’alimentazione, è giusto quindi, per le due attiviste, dire che tendenzialmente questa è una società che si nasconde dietro “dogmi alimentari” non prevaricabili.

Nel nostro paese continua la guerra delle lobby della zootecnica contro i prodotti vegetali in nome del made in Italy, o almeno questa è la maschera che hanno utilizzato per la proposta di legge che chiede l’impossibilità di utilizzo, per i produttori di alternative vegetali, di termini come “cotoletta” “wurstel” etc, oltre che la proposta più recente di divieto di produrre carne coltivata.

Il problema sarebbe il linguaggio o il prodotto? Probabilmente entrambi e la soluzione migliore per l’industria dominante coinciderebbe con l’eliminazione totale dell’offerta, dimenticandosi che stiamo compiendo azioni che avranno un riscontro nella vita di esseri viventi, animali e no. La proposta di legge, quindi, punta alla tutela degli allevamenti intensivi basandosi su opinioni antiscientifiche appoggiate da Coldiretti (Confederazione Nazionale Coltivatori Diretti). Quello che assume il Ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, portavoce della lotta alla carne sintetica, fa leva su posizioni culturali più che su basi scientifiche e l’approvazione del DDL da parte del Consiglio dei Ministri è allarmante e ci toglie il velo di illusione per un futuro migliore.

Dall’inizio del talk, le attiviste parlano con coraggio di un argomento ostacolato dalla comunicazione di massa, ogni parola è connessa a quella precedente dall’enorme amore per la causa che lega sia Macuso e Turtas che Lugli e che ha portato alla creazione del talk al quale ero presente.

Nel dibattito attuale si tende a dimenticare come l’antispecismo sia da inserire nella parentesi più ampia della lotta femminista intersezionale, poiché se l’obiettivo è quello di ascoltare chi viene dimenticato la condizione di vita degli esseri animali deve essere, sfortunatamente, inserita tra i punti che dobbiamo cambiare per un mondo uguale per tuttx.

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