L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ci informa che negli ultimi vent’anni dal 2000 al 2020 l’uso di antidepressivi è più che raddoppiato in 18 Paesi europei. Eppure sembrerebbe strano questo allarmante, non siamo infatti nel migliore dei mondi possibili? Non siamo l’eldorado a cui aspirano tante persone e che vogliono raggiungere sfidando morte, torture, razzismo e discriminazioni? Un luogo che appartiene al 20% più ricco del pianeta e che con la sua capacità di persuasione, grazie a media e pubblicità, vuole far credere che qui ci sia il paradiso terrestre (dei depressi).
Ma perché poi essere depressi, sentirsi soli? Non c’è stato nella storia periodo più opulento e ricco di questo in cui siamo circondanti da merci di ogni tipo in un infinito paese dei balocchi. Basta ammazzarsi di lavoro, non importa quale e ci si può comprare quasi tutto. E visto che i soldi sono l’ormai unico e incontrastato dio supremo, una volta ottenuti si dovrebbe essere soddisfatti, allegri e spensierati, invece pare che i dati ci dicano che non sia così.
I vantaggi di essere nella parte ricca del mondo poi aumentano ancora di più, proprio negli ultimi vent’anni con l’avvento massiccio della lampada di Aladino tascabile (il cellulare), con la quale possiamo conoscere chiunque e qualunque cosa. Con la realtà virtuale possiamo girare il mondo stando seduti in poltrona, possiamo comunicare con chiunque in qualunque momento e la tecnologia è così progredita che siamo in una realtà da fantascienza. Ma se siamo così progrediti perchè ci imbottiamo di antidepressivi e mille altre medicine? E siamo pure sempre più soli, visto che figli non se ne fanno più e i single ormai sono la normalità. Ma non sarà che proprio la corsa al soldo, quindi al consumo, e la supremazia dell’io su tutto sono i problemi? Ma non sarà che l’allontanamento dalla natura a vantaggio dell’artificiale produce gravi mancanze?
In effetti con la perdita del senso di comunità, distrutto dal consumismo che ci vuole tutti individualisti e consumatori compulsivi, si è perso il rapporto con l’altro e con l’ambiente. Un rapporto vero, sincero, reale è quello tra persone, quello fatto di sentimenti, emozioni e non mediato da accessori virtuali. Perchè le persone sempre di carne e sentimenti sono fatte, se le isoli, se le allontani dagli altri e dalla natura, se le artificializzi è normale che si deprimano e perdano il senso di se stessi e della vita. Ma chi ci vende il mondo artificiale ha in mano immensi capitali e magari è anche lo stesso che ci vende gli antidepressivi, con i suoi soldi può comprarsi tutto e tutti, in primis
media mainstream e politici e così il gioco è fatto. Riesce a far credere qualsiasi cosa attraverso la propaganda e il martellamento pubblicitario.
L’alternativa all’inevitabile depressione e solitudine è costruire una realtà che abbia parametri e scopi completamente diversi da quelli che vedono soldi e sfruttamento di persone e ambiente al primo posto.
E’ possibile realizzare progetti concreti che rivalutino il senso della comunità e facciano aumentare prosperità e benessere, è possibile anche diminuire le spese a parità di comfort, anzi con un comfort aumentato. E fare scelte che tutelino l’ambiente e aumentino l’occupazione facendo lavorare tutti, meno e meglio. Per realizzare queste progettualità di speranza, felicità e vita si può prendere spunto da chi da decenni vive e propone le reali alternative, non teoriche, non per sentito dire e non fa il cronista ma l’attore in prima persona del cambiamento. Quel cambiamento di cui tanto si sente parlare a vanvera o solo perché è una parola che va di moda ma poi di cambiamento reale c’è ben poco e molto marketing.
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Se si vogliono riportare al centro la persona e l’ambiente inseriti in un contesto anche collettivo e comunitario, è possibile partecipare al corso “Comunità, resilienza, autosufficienza. Interventi pratici per persone che vogliono agire subito” presso la splendida cornice naturale della Fattoria dell’autosufficienza.
La sessione di aprile sarà nelle giornate dall’11 al 13.
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