ReCommon ha lanciato il rapporto “Sicurezza energetica per chi?” (scaricalo qui), sui crescenti interessi italiani nel business del gas naturale liquefatto (GNL), in particolare di Snam e Intesa Sanpaolo. Lo studio è stato presentato dall’associazione mercoledì 19 aprile a un evento organizzato all’Università Statale di Milano.
Tra la società energetica di San Donato Milanese e la prima banca italiana esiste un importante legame finanziario. Negli ultimi anni, Intesa Sanpaolo ha concesso 500 milioni di dollari di finanziamenti a Snam, tra cui la sottoscrizione di bond presentati come green, a cui si si aggiungono 160 milioni di dollari di investimenti.
Il gas naturale liquefatto arriva via nave da paesi segnati da conflitti e sistematiche violazioni dei diritti umani, come Egitto, Israele, Qatar e Nigeria, o dove gli impatti socio-economici e ambientali dell’estrazione e del trasporto del combustibile fossile sono molto severi, come nel caso degli Stati Uniti.
Proprio rimanendo sull’ultimo Paese citato, nel 2022, l’Italia è risultata il 6° importatore globale di GNL statunitense, 14esimo nel periodo 2016-2022. Si può stimare che l’80% di questo gas sia di scisto, prodotto attraverso l’utilizzo di pratiche molto invasive come il fracking o la trivellazione orizzontale. Negli ultimi sei anni, le navi gasiere arrivate in Italia dagli USA sono 99, di cui 38 nel solo 2022.
Il gas di Washington viene estratto prevalentemente dal Permian Basin, raggiungendo poi gli stati del Texas e della Louisiana, che ospitano gran parte dei terminal in cui avviene la liquefazione necessaria all’export.
Fra il 2016 e il 2022, Intesa Sanpaolo ha concesso finanziamenti per 3 miliardi di dollari alle prime 20 società coinvolte nell’espansione del settore del GNL, nonché 890 milioni di investimenti al 1° gennaio 2023. Ma è la passione per il GNL a stelle e strisce a essere ancora più radicata: dal 2016 a oggi, Intesa ha erogato 2,1 miliardi di dollari a quelle società che gestiscono e continuano a espandere l’industria del gas liquefatto nel Golfo del Messico, regione già martoriata da eventi climatici estremi, dalla concentrazione di impianti industriali e ora sacrificata sull’altare del GNL per i mercati asiatici ed europei.
Ma il GNL continua ad arrivare anche dalla Russia. Alcune zone grigie nelle sanzioni imposte a Mosca dall’Unione europea hanno permesso al gas russo di inondare il mercato europeo. Nel 2022, le esportazioni di GNL di Mosca sono cresciute del 10%, e circa il 43% del totale ha avuto l’Unione europea come destinatario finale.
Un aumento guidato dalla società russa Novatek, il cui gas arriva per lo più da Yamal LNG. Un mega-impianto realizzato anche grazie ai prestiti di Intesa Sanpaolo. Buona parte di questo gas liquefatto non arriva direttamente ai terminal di GNL dei paesi destinatari, ma passa prima da alcuni impianti chiave europei e da lì differenziato, tra cui quello di Barcellona. I paesi europei che hanno importato volumi di GNL russo nel 2022 sono stati Spagna, Belgio, Francia, Paesi Bassi e, infine, Italia.
In Italia il GNL arriva presso gli impianti di rigassificazione controllati o partecipati da Snam, società di trasporto del gas partecipata dallo Stato attraverso CDP Reti e corporation tra le più grandi in Europa. Il nuovo piano strategico della società parla chiaro: dei 10 miliardi di euro complessivi, 9 saranno investiti in nuove infrastrutture per il gas, tra cui quelle per l’import di gas liquefatto. Snam punta, infatti, a coprire il 40% del consumo italiano di gas con il GNL entro il 2026.
Sul fronte energetico, la risposta italiana alla crisi passa anche per Barcellona. È stato l’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a sancire il nuovo collegamento tra il terminal per l’import di Panigaglia, controllato da Snam, e i terminali spagnoli, in particolare quello di Barcellona.
Nel 2022, la Russia è divenuto il terzo fornitore di gas della Spagna, che adotta la misura del “tanker unico”, cioè gli stoccaggi di gas sono gestiti come un unico deposito aggregato. Questo significa che, per esempio, un terminal in Galizia può ricevere GNL proveniente da Yamal e rivenderlo a qualsiasi Paese nel Mediterraneo dal terminal di Barcellona. Il governo Meloni non sembra aver messo in discussione la strategia dei suoi predecessori. Al contrario, la narrativa della sicurezza energetica giustifica l’espansione dei due terminali di Snam che dovrebbero ricevere il gas “spagnolo”: Panigaglia e Livorno. Ci si domanda quali siano le garanzie che alla fine quello acquistato non sia sempre gas russo.
Come Intesa Sanpaolo, anche Snam contribuisce alla partita del maggior afflusso di GNL statunitense nel bacino mediterraneo, grazie agli accordi con Cheniere Energy e il crescente utilizzo del suo terminal greco di Revithoussa.
Il GNL, che sia russo, a stelle strisce o qatariota, dovrebbe poi approdare in Sardegna, facendo deragliare il percorso di giusta transizione energetica per l’isola. Il piano strategico di Snam prevede infatti due unità galleggianti per l’import di GNL a Portovesme e Porto Torres, che riceveranno gas unicamente da quelli di Panigaglia e Livorno: si tratta di una “pipeline virtuale”, un collegamento di navi bettoline per il trasporto di gas liquefatto che dovrebbero fare spola tra i terminal in Liguria e Toscana e la Sardegna.
«Intesa Sanpaolo approfitta senza alcuna remora di un momento di crisi per fiutare nuove opportunità di investimento nel GNL. Il mantra della sicurezza energetica viene ripetuto a suon di dollari che entrano nelle casse della prima banca italiana sotto forma di interesse sui prestiti e stacco della cedola, a danno di comunità e territori sacrificati in nome di un business inutile e rischioso» ha dichiarato Daniela Finamore di ReCommon.
«Snam è passata dall’essere paladina della transizione ecologica all’essere protagonista dell’era della sicurezza energetica, sempre a tutto gas. Il gas naturale liquefatto è l’ennesimo mercato di cui la società di San Donato milanese punta a diventare leader nel Mediterraneo. Anche in questo caso, lo Stato copre ogni rischio d’impresa e incentiva investimenti in nuovi gasdotti, terminal GNL e depositi di gas pagati con i soldi degli italiani, ma a tutto vantaggio di Snam. Mentre la crisi climatica avanza, i territori e le persone vengono depredati della possibilità di usare le risorse pubbliche, incluse quelle del PNRR, per costruire una giusta transizione» ha affermato Filippo Taglieri di ReCommon.
Immagine di copertina: Nave gasiera in Louisiana, dicembre 2022. Foto di Carlo Dojmi di Delupis/ReCommon.