In questi giorni si tiene a Trento la diciottesima edizione del Festival dell’Economia e la città verrà letteralmente “occupata” dalla presenza dei personaggi politici più di spicco del governo di destra, nonché di altri importanti rappresentanti della governance neoliberale. In una città militarizzata e al centro della scena pubblica e politica, questa mattina è stata occupata la facoltà di sociologia, con l’obiettivo di organizzare momenti di autoformazione, discussione, ma anche per organizzare le mobilitazioni di questo week-end. Di seguito il comunicato dell’assemblea studentesca contro il Festival dell’economia.
In riposta all’occupazione della nostra città da parte del Festival dell’Economia, come studentx abbiamo sentito la necessità di riappropriarci pacificamente degli spazi che attraversiamo nel quotidiano. Desideriamo rendere Sociologia – e l’Università – uno spazio aperto a tutta la cittadinanza in cui dibattere e discutere su come creare un futuro alternativo, dal basso, collettivo.
In un Festival che si fa portavoce di discutibili narrazioni politiche, teoriche e scientifiche capitaliste, in un momento storico di profonda crisi, abbiamo deciso di prendere una posizione politica netta contro il Festival dell’Economia e il modello di società che rappresenta.
Poniamo una critica concettuale a un Festival che viaggia su categorie “scientifiche” veicolate da una retorica politica neoliberale, reazionaria e guerrafondaia. La presenza di ministri di questo governo (19) e amministratori delegati è indice di un preciso indirizzo politico. Multinazionali come Enel, Renault e partner come Intesa San Paolo, Ferrovie dello Stato, Confindustria e il Sole24Ore giostrano un Festival che di scientifico ha poco ma di interessi economici privati ne ha tanti.
Lo slogan “Il Futuro del Futuro” è un chiaro tentativo di distrarre il focus dell’attenzione: le persone presenti al Festival non sono assolutamente disposte a guardare il futuro, ma sono qui a imporci una visione pregna di una retorica politica anacronistica che ha ampiamente mostrato i suoi drammatici fallimenti. Occupiamo per riappropriarci del nostro tempo, della nostra vita, del nostro futuro, della nostra Università. La giustizia e l’Italia che vorrebbe chi in questo festival presenzia è una chiara volontà di sovradeterminare le nostre vite e le nostre esperienze.
Occupiamo contro un Festival che proclama di parlare di futuro ma che ignora temi come i provvedimenti omicidi del governo Meloni contro l’immigrazione. Occupiamo per denunciare la passività dei governi di fronte al collasso eco-climatico e la complicità criminale delle amministrazioni nel perseguire grandi opere disastrose come il TAV.
Occupiamo perché qui si svolge un Festival che nulla ha a che fare con l’Università e con chi la abita, perché la lotta parte anche da qua. Oggi Sociologia è rappresentazione di uno spazio universitario vissuto dal basso e autogestito da studentx, contro l’imposizione di un Festival e di decisioni calate dall’alto.
Occupiamo contro l’ideologia capitalista che, in questi giorni più che mai, viene venduta come scienza oggettiva e inconfutabile. Occupiamo contro il mito dell’apoliticità e della neutralità del sapere.
Occupiamo contro l’Università-azienda che segue un modello privatizzato. Occupiamo contro l’Università che incentiva la competizione, la performance e il merito come perpetuazione del privilegio di classe. Occupiamo contro l’Università di Trento che si configura sempre più come Università di nicchia. Occupiamo contro il carovita e la speculazione sugli affitti, di cui siamo vittime ignorate.
Occupiamo contro un’Università che finanzia una ricerca coloniale, guerrafondaia, ecocida ed eurocentrica. Occupiamo per riappropriarci di un sapere critico da cui l’Università è sempre più spogliata, e che lascia il posto a una ricerca scientifica che beneficia aziende e fini privati. La ricerca è libera se svincolata da logiche aziendali e non finalizzate al profitto. Allo stesso modo, la libertà di ricerca non può essere basata su precarietà e sfruttamento, ma è tale solo se si sostanzia di contratti e diritti che, ad ora, sono negati.
Per questo oggi occupiamo e costruiamo uno spazio autogestito, collettivo e di dialogo partecipato. Occupiamo per creare un bacino di sapere antiautoritario e critico rispetto alla narrazione dominante.
Occupiamo per un’istruzione orizzontale e un’Università anticoloniale, anticapitalista, critica, transfemminista. Occupiamo per il disarmo immediato, contro tutti i governi oppressori e dalla parte dei popoli che resistono. Occupiamo per dare voce a chi oggi non può esprimere il proprio dissenso verso questo sistema.
Occupiamo per costruire insieme una società libera e aperta in ribellione a un modello che il Festival vuole imporre: la società è un’altra e oggi occupa.