di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
E’ morto Silvio Berlusconi, per tutti il Cavaliere e con lui certamente si chiude un’epoca!
Quando muoiono personaggi del calibro di Silvio nazionale i bilanci sono d’obbligo come o forse più delle condoglianze, e stante la prolungata influenza che il suo operato di uomo pubblico ha avuto sulle nostre vite, ognuno di noi ha tutto il diritto di non attendere la Storia, per giudicare un uomo piacevole e simpatico ma che ne ha fatte di cotte e di crude.
Silvio Berlusconi un uomo di potere o del “Potere”? Questa è la domanda che tutti noi ci siamo sempre posti pensando a cosa ha fatto e dov’e’ riuscito ad arrivare nella sua vita, ma soprattutto per quello che non ha fatto, per le nostre di vite, quando ha avuto tutto il potere per farlo.
Il percorso terreno di Berlusconi in relazione al suo operato, va diviso in modo netto in due parti: quello che ha fatto da imprenditore prima e quello da politico poi.
Fermo restando che anche i successi nel mondo imprenditoriale, quando raggiungono i livelli che ha raggiunto Berlusconi, sono sempre frutto di una liaison di interessi quantomai stretti con il mondo politico e le lobby che lo comandano; la storia del Cavaliere, è l’ennesima conferma della totale metamorfosi che ogni uomo subisce quando da normale cittadino si trova catapultato nello spregevole mondo della politica.
L’imprenditore di grande successo nel campo immobiliare, il precursore dei tempi in quello televisivo ed il presidente di calcio più titolato al mondo, hanno lasciato il posto al politico che ha contribuito (naturalmente insieme agli altri che si sono alternati), a catapultare il nostro paese nei suoi anni peggiori, dal punto di vista del benessere comune e del degrado morale raggiunto negli ultimi trenta anni.
L’imprenditore che creava migliaia di posti di lavoro ed inanellava successi e miliardi uno dietro l’altro ed il presidente della squadra del Milan, che vinceva in tutti campi del mondo, ha lasciato il posto al politico che ha condotto l’Italia nell’euro, condividendo in pieno tutto il progetto europeo funzionale al saccheggio del paese messo in atto dalle nostre élite che ha portato disoccupazione, precarietà ed un impoverimento generalizzato mai visto fin dai tempi delle guerre mondiali.
Tra la figura imprenditoriale e quella politica di Silvio Berlusconi, c’è poi un comune denominatore che unisce queste due parti inversamente proporzionali tra loro, in fatto di risultati. Un comune denominatore, che si compone dalla classica invidia per chi ha successo. Elemento questo che però ha reso poi difficile decifrare dove sia la verità sulla reale provenienza dei capitali che hanno dato l’avvio alla sua ascesa e che, come sappiamo, sono a tutt’oggi ancora oggetto di indagini in alcune procure.
La classica e fisiologica invidia che alberga tra la gente, non sarebbe stata un ostacolo alla verità, se le nostre istituzioni che gestiscono la “Giustizia”, non fossero anch’esse state prese d’assalto dagli stessi poteri profondi a cui Berlusconi stesso apparteneva. Finendo per creare quella voluta confusione, dove indagini e processi servono più alle campagne elettorali che a determinare quella verità che uno stato di diritto ed il suo popolo meriterebbero.
Persino le accuse di contiguità con la Mafia che da anni vengono attribuite a Berlusconi, finiscono per lasciare il tempo che trovano, in un paese dove oggi il cancro mafioso è totalmente asservito alla metastasi massonica.
Non voglio e non mi interessa entrare su questi aspetti della vita di Berlusconi, lo faranno i magistrati di Firenze (dove ancora, sono in corso le indagini sulle stragi di mafia); naturalmente, se riusciranno a staccarsi dal Sistema di potere che sappiamo ancora essere ben presente nei nostri luoghi di giustizia.
C’è una cosa però che mi interessa in modo particolare dell’operato del Berlusconi-politico; una cosa che a dire il vero interessa a tutti noi italiani e che ci da’ la risposta alla domanda oggetto del titolo del presente articolo.
In questi giorni, dopo la sua morte, stiamo ascoltando di tutto sulla vita di Silvio Berlusconi. La stampa main- stream, come sempre si divide a metà tra i suoi detrattori e gli innamorati cronici, ma nessuno (e sottolineo nessuno), ricorda quel fatidico anno 2011, quando la nostra democrazia subì un vero e proprio “golpe bianco”.
Gli stessi poteri che nel 1992, con ancora il sangue fresco per le strade di Falcone e Borsellino, abbatterono la prima Repubblica – e scelsero Silvio Berlusconi come l’uomo che a breve avrebbe fondato un nuovo partito dal nulla (Forza Italia) per condurre il paese – solo pochi anni dopo, con Draghi e l’allora presidente Napolitano al comando, decisero che per la democrazia nel nostro paese l’ora della fine era scoccata.
La storia la conosciamo tutti, Berlusconi se ne va ed arriva a Palazzo Chigi Mario Monti per mettere in atto le famose politiche fiscali lacrime e sangue, per un massacro sociale funzionale al saccheggio del paese e tenersi l’euro; una valuta di stampo coloniale sostanzialmente a cambio fisso, con la quale è stato ricreato un “gold standard” di fatto, per mantenere intonsi i risparmi delle élite nostrane.
Berlusconi, che negli anni avvenire ha poi dimostrato di conoscere il funzionamento della moneta moderna e quindi cosa sarebbe successo al paese con l’arrivo del governo tecnico, di fronte al golpe ed in totale spregio al bene degli italiani del quale sempre si sciacquava la bocca nei suoi innumerevoli discorsi pubblici, si fece da parte come un agnellino ed addirittura andò anche in sostegno del governo-Monti.
Arrivarono immediatamente la distruzione della domanda interna e quella di un tessuto produttivo che ci aveva reso i migliori al mondo. A fermare lo spread ci pensò immediatamente Draghi con le ormai note politiche monetarie che avrebbe potuto mettere in atto anche con Berlusconi. Ma quello che interessava fermare ai poteri per continuare il saccheggio, erano le politiche fiscali e la certezza che gli stessi potessero ricevere 80 miliardi all’anno di interessi dal sangue degli italiani.
Tutto questo Silvio Berlusconi lo sapeva, ma come un vigliacco più totale, rinegando se stesso e gli italiani, decise di tacere per ordine di scuderia e naturalmente per interesse personale.
Non solo, la discesa morale di uomo che invecchiando non si poteva più guardare – noi in TV e lui allo specchio – è continuata quando in seguito, per esclusiva finalità di campagna elettorale, ci ha fatto vedere che sapeva benissimo come stavano le cose e cosa stava succedendo al suo popolo.
Basterebbe ascoltare, il suo discorso del 2013 al Consiglio Nazionale del Popolo delle Libertà (che riporto qua sotto), per comprendere come Silvio Berlusconi sia un appartenente fedele, di quelli che tengo famiglia, alla stregua di un Bagnai qualsiasi (tanto per fare un nome, all’interno dei numerosi esemplari che il Parco della nostra politica contiene):
Era il 2012, aveva da poco ceduto la poltrona a Mario Monti, quando in vista della nuova campagna elettorale, Silvio, fingeva di minacciare la UE con quello che non aveva fatto appena un anno prima sulla poltrona di governo:
«vi dico l’idea pazza: la Banca d’Italia stampi euro», se la Bce non vuole farlo. «Se l’Europa non dovesse ascoltare le nostre richieste – ha poi aggiunto – dovremmo dire “ciao ciao” e uscire dall’euro» [1]
L’ultima considerazione su Berlusconi la voglio fare a livello morale. Non vi è dubbio che in quel fatidico anno 2011 Berlusconi si è dimostrato tutt’altro che Uomo Vero, poiché invece che essere fedele agli italiani ed alla Repubblica, in virtù del giuramento fatto quando è divenuto Presidente del Consiglio, la sua fedeltà l’ha riservata alle oligarchie che hanno in mano il paese ed alle quali lui stesso appartiene.
Questo lo rende a pieno titolo uomo del Potere!
Nel paese della normale devianza, come è il nostro attualmente; per molti certamente Berlusconi avrà scritto la storia in senso positivo. In un paese dove i deviati sono considerati normali ed i normali sovversivi, è giusto che Berlusconi si sia meritato i funerali di Stato…..
non per il sottoscritto!
di Megas Alexandros
Fonte: Silvio Berlusconi: se ne va un uomo di potere o del Potere? – Megas Alexandros
Note: