In giro per gli Stati Uniti il pullman per i diritti dei lavoratori Starbucks

Giovani lavoratori entusiasti festeggiano la vittoria nelle elezioni per la costituzione del Sindacato nel proprio posto di lavoro. Una 104enne simpatizzante dei lavoratori comizia con un megafono di fronte ad un negozio in lotta. Sono alcune delle immagini del crescente successo e popolarità di ciò che sta avvenendo in una delle grandi multinazionali statunitensi, le caffetterie Starbucks. Sedi della crescente maggiore sindacalizzazione negli ultimi due decenni: in poco più di un anno Starbucks Workers United, affiliato al Sindacato Service Employees International Union,.ha organizzato più di 8.000 baristi in 335 negozi di 38 Stati dell’Unione. Spesso con l’appoggio delle comunità in cui la caffetteria è luogo di aggregazione.

Due pullman verdi e neri con l’emblema del Sindacato, partiti da Minneapolis / St. Paul, stanno facendo un tour di proselitismo attraverso il Paese (sono già previste 13 soste in un mese di viaggio, con relative iniziative sul posto). Lo slogan, iscritto sulla fiancata dei bus, è “The Union is calling (il Sindacato chiama / ti sta chiamando). Precisato con “Quest’estate ci stiamo mobilitando per mostrare a Starbucks com’è veramente il potere dei lavoratori”.

L’idea di pubblicizzare le proprie istanze con un mezzo visibile non è nuova negli USA: nel 1908 Eugene Debs, segretario del Partito Socialista (incarcerato nel 1918 per 3 anni per una difesa pubblica degli obiettori di coscienza alla prima guerra mondiale), fece comizi a 50.000 persone in varie città, raggiunte coast-to-coast col treno elettorale “Red Special”.

In questi giorni invece il bus è quello dei lavoratori che si stanno organizzando sindacalmente presso Starbucks, la più grande catena di caffetterie, che nel mondo ha 400.000 dipendenti. Dopo una prima vittoria sindacale nel dicembre 2021, a Buffalo (Stato di New York), il proprietario dell’azienda, Howard Schultz. ha iniziato un’aggressiva campagna antisindacale (non diversa da quelle di altre grandi multinazionali statunitensi, ma ancor più sfrontata) che inanella già a suo carico decine e decine di casi di illegalità denunciate e/o sanzionate.

Richiesto di comparire di fronte ad una commissione senatoriale sui diritti dei lavoratori, organizzata dal senatore Bernie Sanders, Schultz si è fatto attendere per mesi fino all’intimazione a comparire del marzo 2023, quando ha fatto una figura barbina di fronte alle domande incalzanti dei suoi interlocutori. Forse messo in difficoltà perché non poteva licenziarli, così come ha fatto con decine di organizzatori sindacali. E come ha fatto pochi giorni dopo l’udienza, allontanando anche Alexis Rizzo, una barista organizzatrice della prima campagna sindacale a Buffalo.

In molti casi l’Agenzia federale per la protezione dei diritti di contrattazione, il National Labor Relation Board (NLRB), ha imposto la riassunzione dei licenziati. Uno dei giudici l’ha motivata col fatto che Starbucks ha mostrato “un generale disprezzo per i diritti fondamentali dei dipendenti” in risposta alle campagne sindacali.  Starbucks si è inoltre rifiutata, così come imposto dal NLRB, di diffondere un messaggio in cui spiega al personale di tutti i negozi che ha il diritto di formare un Sindacato. Un nuovo pronunciamento di un giudice, nel marzo 2023, ha riproposto l’ingiunzione di diffusione del messaggio.

Starbucks, se pur ha aperto alcune fittizie trattative in alcuni negozi (negli USA in quasi tutte le categorie è assente il contratto nazionale e quasi sempre anche il contratto aziendale che copra tutte le sedi), non dimostra alcuna volontà di firmare un contratto collettivo.

La lotta dei lavoratori ha svelato il finto progressismo del fondatore dell’azienda (non si può dimenticare che se Hillary Clinton avesse vinto alle elezioni presidenziali contro Trump nel 2016, Schultz era il probabile candidato alla nomina di Ministro del Lavoro). Lui chiama i suoi dipendenti partners e non pensava fossero così poco riconoscenti da voler trattare autonomamente da pari a pari le condizioni del proprio lavoro, senza sottomettersi alla sua totalizzante ideologia d’impresa. Quella ben descritta sul sito aziendale One.Starbucks, che “spiega” come votare nelle elezioni sindacali, dove si dice: “Dai il tuo voto. Votare “Sì” significa che il sindacato parlerà per te. Votare “No” significa che continuerai a parlare per te stesso e a lavorare direttamente con la tua leadership di Starbucks”. Il sito è stato denunciato come antisindacale da parte del NLRB.

Se anche le trattative con Starbucks, difficili perché ostacolate in tutti i modi, anche illegali, non dovessero nemmeno iniziare, è indubbio che lotte come questa sedimentano rapporti umani, collettivi, politici, che fanno maturare un’idea alternativa di società. E questa è già una sconfitta per uno dei più squallidi Paperoni statunitensi.

Fonti

Annabelle Liang, Starbucks illegally fired US workers over union, judge rules, BBC, 2.3.2023

video “Former Starbucks CEO Howard Schultz Testifies in Senate Committee Hearing

Luca Celada, La guerra di Starbucks alla sindacalizzazione, Il Manifesto, 16.3.2023

Michael Sainato, The law is finally catching up’: the union contract fight at Starbucks, The Guardian 12.5.2023

St. Paul Union Advocate, Bussin’ baristas take Starbucks union campaign on the road, People’s World, 12.7.2023

https://sbworkersunited.squarespace.com/tour-map

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