Vincere la guerra

Nestor Halak per Comedonchisciotte,org

La guerra in Ucraina va avanti oramai da un anno e mezzo e si è rivelata per quello che sono tutte le guerre: una grande carneficina su una scala che non si vedeva almeno dalla guerra del Vietnam. La guerra è stata fortemente voluta da chi detiene il potere in America mentre l’amministrazione russa ha fatto quanto ha potuto prima per evitarla, poi per limitarla il più possibile, come si vede senza risultati apprezzabili. Già il fatto che la guerra sia in corso è un successo per il potere americano, ma questo non significa che sia un completo successo, né che non possa andare a finire in un disastro.

Abbiamo fatto, letto, visto, sentito in proposito molte considerazioni differenti e spesso contrastanti sia sui motivi che hanno portato alla guerra, sia sui perché è stata poi condotta in una maniera o nell’altra, a questo punto degli eventi ci chiediamo, quali potrebbero essere le mosse successive per uscirne vincitori. Vediamo prima il punto di vista americano, dico americano e non occidentale in generale poiché in questo momento la volontà dell’ “occidente collettivo” si riduce in pratica alla volontà dell’amministrazione americana in quanto la politica estera europea (e per la verità anche quella interna), non ha nessun grado di autonomia: a tutti gli effetti pratici l’Europa è interamente dipendente dalle decisioni di Washington.

Che opzioni hanno gli americani?

Primo, far proseguire il conflitto. Gli Stati Uniti hanno tutto l’interesse a che la guerra continui. Anche se al momento le speranze di una rapida destabilizzazione dello stato russo non si sono concretizzate, possono sempre farlo insistendo quanto basta e soprattutto la guerra è  fonte di grandi guadagni per la cosiddetta “palude” di Washington, cioè  per tutti coloro che vivono (e vivono bene) attorno ai senatori, ai congressisti, ai governanti e ai grandi funzionari statali. Il sistema di governo americano si regge sostanzialmente sul denaro dei lobbisti, dei “portatori di interessi”, dei “donatori”, che foraggiano la politica in cambio di provvedimenti favorevoli alle varie cause particolari, cioè, detto in altre parole, sulla corruzione generalizzata e legalizzata dei pretesi “rappresentanti del popolo”.

Chiaramente la necessità di rimpiazzare le armi consumate ad un tasso rapidissimo in Ucraina assicura a questi personaggi che un fiume di soldi continui a pervenire nelle loro tasche da parte dei grandi produttori: chi si sognerebbe mai di fare qualcosa per interromperlo? Bisogna anzi conservarselo gelosamente. Potete scommettere che l’interesse del paese in generale non è una priorità.

Continuare la guerra indefinitamente comporta però anche dei rischi, il principale dei quali è un cedimento catastrofico dell’esercito ucraino che già oggi sembra essere tutt’altro che in buona salute. Questo comporterebbe una piena vittoria militare russa con ripercussioni a breve termine (l’unico lasso di tempo che queste persone riescono a prendere in considerazione) imprevedibili, sia mondiali che interne, che potrebbero portare ad una loro rapida destituzione. Gli ucraini hanno davvero la possibilità di reggere ancora a lungo?

Secondo, trattare. L’opzione meno rischiosa sarebbe senz’altro quella di congelare il conflitto sulle linee attuali con una sorta di armistizio rimandando a trattative da protrarsi nel tempo la sistemazione definitiva. Nel frattempo  ciò che rimane dell’Ucraina (che è ancora una gran parte), resta un vassallo di Washington che si può usare, riarmare e forse anche proclamare ufficialmente paese Nato con squilli di tromba, gagliardetti e bandiere. Naturalmente, di fatto, paese Nato lo è già, ma una proclamazione ufficiale, oltre ad apparire una vittoria americana, renderebbe ai russi più difficile un’eventuale ripresa della guerra. Se poi non fosse possibile  giungere ad un compromesso esattamente in questi termini, si può sempre cercare di strappare ai russi altre concessioni, dopo tutto si sono sempre mostrati molto disponibili al dialogo e quello che chiedevano a Minsk e successivamente ad Istambul era giusto il minimo possibile. E poi, per il governo Usa, un trattato non impegna più di tanto, si può sempre violare. Gli accordi di Minsk dimostrano che i russi si possono prendere per i fondelli abbastanza facilmente. Il problema è che stavolta potrebbero non volerne più sapere, ma anche in questo caso si potrebbe sempre rispondere con un gran baccano di propaganda urlando a squarciagola “i russi non vogliono trattare, vogliono solo la guerra, sono mostri assetati di sangue, mentre noi, la grande terra dei giusti, per pura compassione e spirito umanitario facciamo il possibile per fermare la carneficina!”     Che gli estremisti ucraini, per quanto pazzi, possano opporsi, è da escludere: senza il fiume di aiuti occidentali cadrebbero in ventiquattrore. Mi pare che per gli americani la trattativa non comporti perdite, solo possibili guadagni.

Terzo, rilanciare. Se gli ucraini da soli proprio non ce la fanno a sostenere più a lungo il conflitto, si potrebbe aiutarli, costruire un altro esercito da mandare incontro ai russi. Per esempio lasciare che i polacchi occupino l’Ucraina occidentale per “motivi umanitari” assicurandosi così una zona cuscinetto; per gli stessi motivi i moldavi potrebbero occupare la Transnistria e un contingente Nato potrebbe stanziarsi ad Odessa e si potrebbe assicurare a tutte queste zone una copertura aerea che al momento è assente: d’altra parte se ci sono armi in cui la Nato è più forte si tratta proprio della  Marina e dell’aviazione. Ciò potrebbe spostare la guerra esclusivamente all’est dell’ucraina, dove abitano le popolazioni russofone. Alla fine cosa volete che gli importi agli americani dei polacchi o dei rumeni? Meno di nulla.

Ma naturalmente anche questa soluzione ha i suoi pericoli: i russi potrebbero non rispettare affatto le zone ucraine occupate e bombardarle e abbattere gli aerei Nato e colpire gli aeroporti esteri dai quali dovrebbero necessariamente partire. Potrebbero attaccare le truppe occidentali a Odessa o a L’Vov e in questo caso anche i cadaveri dei militari americani potrebbero cominciare ad arrivare a Washington e ciò potrebbe avere gravi ripercussioni interne: anche in questo caso la classe al potere rischierebbe di perdere il posto. Inoltre c’è il rischio evidente di avere una guerra generalizzata, magari nucleare  in Europa e anche oltre. Il potere è una gran cosa, ma a che serve da morti?

E’ certo che i russi non volevano una guerra, soprattutto una guerra sulla propria terra (ancora una volta!) per di più con popolazioni affini. Ma ci sono stati trascinati dentro a forza e ora la guerra devono vincerla, pena il ritorno alla situazione di impotenza degli anni novanta o anche peggio. Abbiamo visto che il primo tentativo, quello dell’intimidazione seguita dal negoziato, non è riuscito, ma d’altra parte il paese ha retto perfettamente all’assalto occidentale. Allo stato attuale, quale potrebbe essere la strategia migliore per uscirne vittoriosi?

Anche per i russi, mi pare le opzioni principali sono tre, ciascuna delle quali comporta sia vantaggi che pericoli.

Primo continuare la guerra di logoramento. Dopo la distruzione dell’aviazione  e la prima occupazione di grandi territori ucraini con poche truppe e il fallimento della seguente fase negoziale, l’esercito russo si è ritirato di molto, conservando solo quei territori indispensabili per mantenere il ponte di terra con la Crimea e difendibili con le poche forze a disposizione. La fase iniziale è stata una scommessa piuttosto azzardata, specie tenendo conto dello stile più che prudente a cui ci avevano abituati. Da allora è iniziata una guerra dichiaratamente di logoramento che dura ancora oggi, ma nel frattempo l’esercito russo si è grandemente rafforzato nel numero e al momento dispone di molte riserve.

Continuare così, attendere che il decimato esercito ucraino crolli, sembrerebbe l’opzione più prudente e sicura, ma evidentemente l’Ucraina in sé sarebbe già stata “logorata” da tempo se non fosse completamente sostenuta dagli americani e se questi riusciranno in qualche modo a mantenerla in piedi, magari inviando nuova carne da cannone da altri paesi e inventandosi nuove provocazioni, la guerra continuerà ancora a lungo e pare improbabile riuscire a logorare tutto l’occidente sul lungo periodo. E nel frattempo l’economia e la società russe, reggeranno? In questo senso le sconsiderate “controffensive” ucraine paiono aiutare la strategia russa, ma saranno sufficienti?

Secondo trattare. L’amministrazione russa si è sempre mostrata pienamente disposta alla trattativa offrendo condizioni più che accettabili dalla controparte: ovviamente è molto più conveniente fare delle concessioni che impegnarsi in una guerra dall’esito sempre dubbio e nella quale, comunque vada, ci saranno immense distruzioni e migliaia di morti, non in America, ma in Russia. Ovvio che conviene più trattare che combattere. Ma la controparte non combatte in America, non sono i soldati americani a morire, che incentivi ha a trattare quando ritiene di poter raggiungere pienamente i propri obbiettivi con altri mezzi e a spese altrui? D’altra parte, stante che l’obbiettivo finale è la distruzione della Russia, è difficile trovarsi d’accordo con gli stessi russi, o no? Perciò i patti, che peraltro ci sono già stati fin dal 2014, sono solo trucchetti di bassa lega a scopo dilatorio. In questa situazione pare francamente inutile puntare ad una soluzione negoziale … a meno che non si abbiano i mezzi per imporla.

Terzo andare all’offensiva. Cioè porre fine alla guerra con uno sforzo militare intenso, ma limitato nel tempo profittando della superiorità attuale e delle condizioni non certo brillanti dell’esercito ucraino fortemente indebolito da un anno e mezzo di sforzi. Si potrebbe ad esempio attaccare dal nord e tagliare Kiev dal confine polacco prendendo la città e ponendo con ciò fine all’attuale regime e/o occupare la regione di Odessa impedendo l’accesso al mare di ciò che resta dell’Ucraina e/o sfondare le linee ucraine ad ovest del Donbass. O qualunque manovra con i medesimi effetti che gli esperti militari ritengano fattibile e con buone probabilità di riuscita. In questo modo si aggirerebbero i rischi di tenuta socio economica sul lungo periodo e si ripristinerebbe velocemente la sicurezza della Russia dando un colpo probabilmente mortale all’egemonia statunitense.

Ma naturalmente anche questa opzione presenta i suoi lati negativi: in guerra mai nulla è certo e l’operazione potrebbe non riuscire provocando una catastrofe, oppure potrebbe indurre gli americani ad intervenire direttamente con gli ovvi rischi di escalation nucleare e non è certo questo che Putin vuole. In ogni caso una grande offensiva produrrebbe un enorme numero di caduti russi concentrati in un breve periodo di tempo. Inoltre la presa di gran parte del territorio ucraino imporrebbe il conseguente obbligo di governarlo, compito affatto facile ed economicamente gravoso forse quanto la continuazione del conflitto a lungo termine.

Queste mi paiono le maggiori opzioni possibili per i due schieramenti, al momento la Russia, guidata dal prudente Putin, mi pare orientata, come peraltro a suo tempo ha apertamente dichiarato, a continuare nell’attuale guerra di logoramento attendendo il crollo dell’esercito ucraino, e, tutto sommato l’occidente, pur guidato dagli irresponsabili Neocon americani, pare d’accordo, solo che si aspetta che i logoramento riguardi i russi. Certo si possono fare ragionamenti e previsioni in proposito, ma che restano appunto previsioni, ben lontane dall’essere certezza.

Dovremo ancora attendere anni per arrivare all’epilogo o la situazione è già sul punto di precipitare? E voi, come vincereste la guerra?

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