di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Come promesso nel finale del mio recente articolo sulla questione morale, incentrato su alcune importanti dichiarazioni del deputato Claudio Borghi – con le quali pareva aver rotto l’omertà politica sui soliti temi economico-monetari, che sappiamo intoccabili -, lo sto seguendo in quelle che sono le sue successive mosse e dichiarazioni politiche, che parrebbero essere l’inizio di un suo personale percorso verso quelle verità che vengono opportunamente tenute nascoste alla maggioranza.
Il 28 agosto scorso, sulle colonne del quotidiano La Verità – a firma del giornalista economico Fabio Dragoni – è uscita una lunga intervista a Claudio Borghi (per chi volesse leggerla, è riportata nelle note a piè di pagina)[1] – nell’analizzare la quale, vorrei subito partire dal fondo, ovvero dalla risposta che il deputato leghista offre all’ultima domanda:
“Nelle riunioni politiche (all’interno della Lega ndr), ci sono sempre due grandi temi: quello che si dovrebbe fare e quello che si può fare date le condizioni. A me piace parlare di ciò che si dovrebbe fare, ma è quasi sempre il secondo tema che ovviamente monopolizza le discussioni….” (cit. risposta di Borghi all’intervistatore)
Ecco che la questione morale per un politico, sta tutta in questo concetto chiaro e semplice, ovvero nello scegliere il verbo giusto tra dovere e potere ed usarlo nella declinazione temporale corretta.
Naturalmente il verbo giusto è dovere ed il tempo da usare non è certo il condizionale, ma il presente “devo”!
Il politico di fronte a quello che la sua coscienza e professionalità comanda, deve assolutamente battersi con tutte le sue forze per metterlo in pratica. E non abdicare di fronte anche ad una eventuale maggioranza interna al suo partito.
Insomma, questa dichiarazione palese di Borghi, dopo che lui stesso nell’intervista dimostra chiaramente di conoscere le reali problematiche auto-imposte, che affliggono l’operato del governo, assomiglia molto più ad una resa, che ad una reale voglia di onestà intellettuale per battersi fino in fondo per quello che è giusto fare.
Borghi, coscientemente o meno, ci confessa come anche nel suo partito la posizione anti-regole che regolano l’euro, sia del tutto minoritaria, stante il fatto che nelle loro riunioni interne non ci si preoccupa di come cambiarle ma solo di cosa si può fare all’interno di quei paletti imposti da una entità sovranazionale.
E non solo, i fatti ci dicono, che anche quando le regole europee lo permettono e nessun diktat perviene da Bruxelles, i nostri governi trovano lo stesso il modo di seguire la strada errata dell’austerity.
Nessuno, nemmeno all’interno della Lega è intervenuto per fermare il provvedimento dell’attuale governo (che Borghi stesso sostiene), sul blocco alla trasferibilità dei crediti fiscali. Un provvedimento che mette la parola fine a quello che poteva essere uno strumento fondamentale per un recupero della nostra sovranità monetaria, anche se all’interno dei trattati europei.
Lo stesso Senatore Alberto Bagnai, capo economista della Lega di Salvini, ha dato una forte mano alla linea del governo sul tema esposto, con un intervento in Parlamento a dir poco allucinante a livello di competenze in materia economico-monetaria, per uno che ha conseguito laurea in economia e cattedra universitaria. [1]
Questo conferma che Borghi parrebbe avere ragione, sul fatto di trovarsi in minoranza all’interno del suo schieramento.
Certo, parliamo di un governo di coalizione, dove dall’altra parte abbiamo il partito di maggioranza relativa – Fratelli d’Italia – che mostra anch’esso, essere fortemente sbilanciato al proprio interno verso il perseguire in modo fedele le stesse politiche di austerità che hanno condotto nel baratro il nostro paese.
E’ chiaro che, se sommiamo i due atteggiamenti all’interno degli schieramenti alla confessione di Borghi, due più due fa esattamente quattro: i poteri italiani che muovono i fili del governo non hanno la minima intenzione di uscire da questa gabbia, ed a tutt’oggi hanno ben saldo il bastone del comando, stante il fatto che chi la pensa come Borghi, è netta minoranza all’interno dell’esecutivo!
Sorprende che Alberto Bagnai, non l’odierno Senatore, ma quello del blog Goofynomics che quotidianamente picchiava sulle folli regole europee – non esca allo scoperto per dar manforte al compagno di partito che parla la sua stessa lingua a livello di verità economica e monetaria.
Il resto dell’intervista sono le ormai note posizioni di contrarietà di Borghi alla ratifica della riforma del Mes. Anche se la vera riforma utile agli italiani sarebbe quella dell’uscita definitiva dal Mes, il deputato leghista ha ragione sul fatto che il Meccanismo Europeo di Stabilità, non servirebbe a niente in caso di crisi di banche sistemiche.
“Le banche sistemiche le salvano le banche centrali” – tuona Borghi – portando ad esempio il salvataggio della banca svizzera Ubs, salvata dall’istituto centrale elvetico con 207 miliardi. Se confrontiamo le dimensioni della Svizzera con quelle della Ue e poi constatiamo che il capitale del Mes è di 68 miliardi.. beh, i problemi in matematica finanziaria di chi pensa al Mes nell’eventualità di dover salvare Deutsche Bank o Unicredit, sono alquanto evidenti!
Aggiungiamo che fare una distinzione fra banche sistemiche e non sistemiche, riguardo ai salvataggi, non è certo incoraggiante sul pensiero di Borghi. Gli daremo la possibilità di spiegare meglio senza la fretta di una intervista!
La soluzione giusta e corretta, noi la conosciamo bene: devono essere le banche centrali, all’interno del loro monopolio sulla moneta a garantire illimitatamente i depositi che vengono creati da tutti i loro agenti (le banche commerciali), nella loro funzione di concedere credito.
Non esiste altra soluzione reale e praticabile a quella appena indicata pena, prima o poi, l’implosione del sistema economico e finanziario con immani sofferenze per la maggioranza.
Da una parte si prospetta come salvare le banche e dall’altra, si cerca il modo di tassarne i super profitti: parrebbe un gioco ideato dagli stolti, se non fosse la brutale realtà con cui si muovono le leve della speculazione finanziaria per portare al costante accumulo di denaro in mano a pochi.
Quanto sarebbe più semplice riportare le banche, attraverso una nuova legislazione, dentro i limiti della loro funzione di concedere credito e togliere loro la possibilità di fare investimenti mettendo a forte rischio i risparmi di coloro che hanno depositato i loro soldi presso di loro. Ed all’interno di questa operazione, indirizzare in modo preventivo quella spesa pubblica che poi occorre per salvarle, verso politiche fiscali che perseguono la piena occupazione ed a sostegno dei consumi.
Tutto questo, eviterebbe molti fallimenti aziendali ed i conseguenti crediti inesigibili per le banche.
Al sistema sano appena descritto, si preferisce, non fare deficit per far lavorare chi lo vuole e consegnarlo alla finanza, per creare immani crisi perpetue, per poi arrivare ad immettere denaro pubblico per salvare gli stessi che hanno contribuito in modo determinante a creare le crisi stesse, e che nel frattempo hanno già messo al sicuro il denaro ricevuto.
Ma la follia più assoluta, è che il denaro da immettere per salvare chi si è preso il malloppo, viene poi chiesto dai governi ai cittadini ed alle imprese con aumenti continui della pressione fiscale. Come se quest’ultimi, ne disponessero in quantità illimitata, in quanto emettitori della moneta stessa!
Borghi, nell’intervista ripercorre in modo corretto anche gli eventi di quell’estate del 2011, quando a Francoforte fu partorito da Mario Draghi & Co., in simbiosi con l’allora Presidente della Repubblica Napolitano, il famoso golpe nei confronti del governo allora presieduto da Silvio Berlusconi, dando inizio a quella dittatura finanziaria che poi portò alla chiusura delle banche greche alla vigilia del referendum ed al totale controllo di ogni governo che negli anni avvenire si sarebbe poi succeduto nei paesi della Ue.
Un altro tema fondamentale che Borghi tocca nella sua intervista è quello del ruolo dei funzionari pubblici, soprattutto quelli che ricoprono ruoli apicali, come nel caso da lui citato: il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini. Dice Borghi: “tutte le autorità a qualsiasi livello, dovrebbero ricordarsi che dipendono dal governo che ha la legittimità elettorale che loro non hanno. Non sono indipendenti dall’esecutivo. Se chi gestisce l’Agenzia delle Entrate non va d’accordo con il governo il problema è suo”.
Queste parole mostrano chiaramente come l’eventuale asservimento di certe figure poste nei ruoli apicali al cd deep state anziché al governo, sia un problema certamente da risolvere se vogliamo un reale cambiamento nel nostro paese.
Infine il deficit, che secondo Borghi non sarà tanto quanto servirebbe davvero al paese!
Parole sante direbbe Warren Mosler!
Nel governo precedente, dice Borghi, c’erano discussioni ridicole sul deficit: se fare 2,4% o 2,04%, poi è arrivato il Covid ed abbiamo fatto il 10% e niente è crollato! – “ora di fatto siamo tornati alle vecchie regole”.
“Fare troppo deficit non è giusto né sbagliato in sé. Abbiamo due spinte contrastanti. Da un lato l’alta inflazione. Dall’altro la scarsa crescita. E dato che l’inflazione non dipende dalla forte crescita (inflazione esogena, ndr), dico che il deficit che faremo non sarà a mio avviso tanto quanto quello che servirebbe al Paese. Proprio perché dobbiamo seguire regole non ottimali, come l’attuale Patto di Stabilità, che dovrebbe appunto essere cambiato”.
Infine, Borghi ci da anche una lettura geopolitica sull’attuale apparente disallineamento tra le politiche economiche europee e quelle d’oltreoceano, dove i deficit volano.
Pare, secondo il deputato leghista, che da una conversazione fatta sotto l’ombrellone con un imprenditore americano, abbia appreso che negli Stati Uniti, nonostante l’arrivo di Biden, in linea con il pensiero di Trump, si continui a guardare con occhio cattivo le politiche mercantiliste tedesche, in quanto dannose anche per loro.
Chi esporta troppo, oltre che i propri beni, esporta anche disoccupazione in quei paesi che comprano, afferma Borghi; soprattutto quando i governi di quei paesi non sono in grado di adottare le correte politiche fiscali, aggiungo io.
Insomma, secondo Borghi, pare che gli americani si siano arrabbiati ed abbiano posto un brusco stop alla politica mercantilista tedesca.
Quello che però, il deputato della Lega non ci dice, è cosa gli americani hanno in serbo per noi e soprattutto, se le sue idee abbiano qualche possibilità di diventare maggioranza all’interno del governo che sostiene e se queste sono convenienti o meno ai nostri poteri profondi che lo controllano.
di Megas Alexandros
Fonte: Borghi confessa: “ho le mani legate!” – Megas Alexandros
Note:
[1] La Verita 28 Agosto 2023 (1).pdf
[2] Bagnai o “Bagnarola”….. l’indecenza del capo economista della Lega – Megas Alexandros