Per sei dei nove limiti planetari, abbiamo già oltrepassato le soglie di sicurezza: è questa la conclusione di uno studio pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista Science Advances. Lo scrive Giuseppe Onufrio, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia.
«A partire dal 2009 gli scienziati hanno individuato una serie di indicatori per monitorare lo stato di salute della Terra. A ognuno è associato una soglia di sicurezza, calcolata su basi scientifiche, che sarebbe meglio non superare – prosegue Onufrio – Si chiamano limiti planetari e circoscrivono uno spazio sicuro in cui l’umanità può vivere e prosperare. Come dei confini invisibili, delimitano lo stato favorevole e stabile in cui la Terra è rimasta negli ultimi 10.000 anni e che ha permesso alla nostra specie di svilupparsi in società complesse».
«La Terra è un paziente che non se la passa molto bene scrive ancora Onufrio – Dal riscaldamento globale, alla perdita di biodiversità e di integrità della biosfera, dall’immissione nell’ambiente di inquinanti di sintesi come le plastiche e i PFAS, all’alterazione dei cicli dell’azoto, del fosforo e dell’acqua: sei dei nove parametri sono al di là del livello di guardia. Due invece sono molto vicini al limite: l’inquinamento atmosferico e l’acidificazione degli oceani. L’unico che al momento non è minacciato è l’ozono atmosferico».
«Purtroppo, per riportare la Terra entro i confini sicuri dei limiti planetari stiamo facendo ben poco. Eppure, l’unico parametro che oggi risulta entro i limiti, l’ozono atmosferico, ci indica che, come specie e forza dominante sul pianeta, possiamo sicuramente fare molto per cambiare la situazione. L’integrità dello strato di ozono atmosferico è stata messa in serio rischio in passato, ma negli ultimi decenni la graduale eliminazione delle sostanze chimiche artificiali in grado di distruggerlo ha permesso di ridurre il cosiddetto buco dell’ozono – si legge ancora – Sebbene oltrepassare un singolo confine planetario non equivalga a cambiamenti drastici che avvengono da un giorno all’altro, nel loro insieme il superamento di più soglie critiche si traduce in un significativo aumento dei rischi per l’umanità e per gli ecosistemi di cui noi stessi facciamo parte. Viviamo quindi in un mondo tutt’altro che stabile e sano, che potrebbe subire cambiamenti irreversibili. La Terra, seppur stravolta, sopravviverà. Ma su un pianeta sottoposto a crisi multiple indotte dalle attività umane, milioni di persone rischiano di non avere questa stessa certezza. È tempo di cambiare!».
Foto © Rendra Hernawan / Greenpeace