Aggiornamento 20.15: Gli Stati Uniti hanno approvato un pacchetto di aiuti militari destinato a Israele per 8 miliardi di dollari. Il bilancio delle vittime israeliane, tra militari e civili è salito a 150. 230 i palestinesi uccisi. Numerosi feriti in Cisgiordania, dove l’esercito israeliano sta attaccando la popolazione anche con armi da fuoco. Netanyahu invita i leader dell’opposizione a formare un governo di emergenza.
Aggiornamento 19.00: Il Ministro dell’Energia israeliano Yisrael Katz ha firmato un ordine per la sospensione dell’energia elettrica alla Striscia di Gaza. Distrutta a Khan Yunis la casa del numero 1 di Hamas, Yahya Senwar. Due ospedali gestiti da Medici Senza Frontiere sono stati colpiti dalle forze israeliane. Ucciso un infermiere e un autista di ambulanza. Molti sono i feriti. Un deposito di ossigeno è stato danneggiato.
Aggiornamento 18.20: L’aviazione israeliana sta prendendo di mira diversi siti residenziali. La Filastine Tower, al centro di Gaza City, con dozzine di famiglie al suo interno, è stata demolita da un attacco multiplo aereo. Il bilancio delle vittime israeliane è confermato a 70. Netanyahu ha riferito al presidente degli Stati Uniti Joe Biden che sosterrà una campagna “forte e prolungata” fino a che Israele non avrà raggiunto la vittoria.
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Dopo il massacro di Jenin e i continui assalti dei coloni e dei militari israeliani alla moschea di Al Aqsa, i canali ufficiali di Hamas annunciavano da mesi che la risposta delle fazioni armate palestinesi contro lo stato ebraico sarebbe avvenuta dove meno se lo sarebbe aspettato. Nessuno poteva però immaginare quanto accaduto nelle prime ore dell’alba. A seguito di un fitto lancio di razzi, oltre 2.500 in poche ore, che hanno colpito anche Tel Aviv e alcune colonie attorno a Betlemme, almeno 4 unità scelte delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio militare di Hamas, sono riuscite ad aggirare il muro di separazione e l’immenso dispositivo di sicurezza che circonda la Striscia di Gaza, dove 2 milioni di persone sono intrappolate senza via di fuga dal 2007.
Secondo fonti di Al Jazeera, sarebbero circa mille i combattenti che sono riusciti a infiltrarsi in territorio israeliano per diversi chilometri, prendendo il controllo di tre insediamenti limitrofi.
L’offensiva è stata rivendicata anche dal Jihad Palestinese e del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.
Nella città di Sderot i combattenti palestinesi hanno preso d’assalto la stazione di Polizia cittadina e sono riusciti a impossessarsi di alcuni mezzi dell’esercito israeliano che hanno condotto e fatto sfilare a festa lungo le strade di Gaza. Diverse basi militari israeliane lungo la barriera di separazione risultano sotto controllo palestinese.
Tra gli israeliani si registrano decine di morti e centinaia di feriti.
Almeno 50 ostaggi, tra soldati e civili, sono stati condotti all’interno dei confini di Gaza.
Secondo diversi media, tra loro ci sarebbe anche un alto comandante israeliano, Nimrod Alloni, catturato dai combattenti palestinesi.
Diversi commentatori ipotizzano che dietro un tale rapimento massiccio possa nascondersi la volontà di intavolare un nuovo accordo per uno scambio di prigionieri, dopo i continui tentativi falliti di negoziazione sui militari catturati durante l’attacco israeliano del 2014.
Il leader di Hamas, Mohammad Deif, ha soprannominato l’operazione “Tempesta di Al Aqsa”, sostenendo che l’operazione è stata lanciata in risposta all’occupazione della moschea di Al Aqsa e alle continue violenze perpetrate dai coloni israeliani contro i villaggi palestinesi. Deif sostiene che questo è “il giorno della più grande battaglia per porre fine all’ultima occupazione sulla terra”, chiamando a raccolta anche i gruppi armati palestinesi presenti in Libano.
“Questa non è un’operazione militare, non è un altro round di combattimenti, ma una guerra”, ha dichiarato il premier Israeliano Benjamin Netanyahu.
L’esercito israeliano ha lanciato l’operazione “Spade di Ferro”, inaugurata da violenti raid lungo la Striscia, che hanno provocato già oltre 200 vittime e 1600 feriti. Le autorità militari starebbero mobilitando un altissimo numero di riservisti, lasciando intendere che un’operazione di terra potrebbe essere molto vicina: “Contrattaccheremo – dice Netanyahu – con una forza che il nemico non ha mai conosciuto”.
Tutte le potenze occidentali, compresa l’Italia e l’Unione Europea, si sono schierate a fianco di Israele, sostenendo che lo stato ebraico “ha diritto di difendersi”. Il Pentagono ha assicurato che lavorerà per fornire allo stato ebraico “tutto quello di cui avrà bisogno”.
“Gaza è evasa dalla sua prigione” ha commentato la giornalista palestinese Mariam Barghouti. Diverse ruspe palestinesi hanno cominciato ad abbattere alcune recinzioni lungo il confine di separazione.
Gli equilibri all’interno della lotta palestinese stanno cambiando e molti gazawi, che per tutta la vita hanno vissuto intrappolati nella striscia, stanno sperando che quel varco possa essere l’inizio della fine dell’occupazione e di un assedio illegittimo che va avanti da oltre 16 anni. Tuttavia, la reazione di Israele e le conseguenze per la popolazione palestinese saranno di una portata ancora difficile da immaginare.
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