Aleksandr Dugin: siamo i soldati dell’eternità

 (Per chi non ama ascoltare la voce sintetica, all’interno trovate il testo completo dell’intervista).

In una interessante intervista, rilasciata il 23 Novembre 2023 al giornalista ucraino Pavel Volkov di Ukraina.ru (già accusato di “assistenza informativa ai terroristi” dal regime di Kiev nel 2017), Aleksandr Dugin discute del futuro della Russia evidenziando l’aggravarsi delle tensioni in Medio Oriente come una continuazione dello scontro ideologico che avrà importanti implicazioni nel ventunesimo secolo.

Secondo Dugin, la chiave di tutto risiede nella geopolitica e nella rinascita di un nuovo Impero russo che si ispirerà allo stendardo del Cristo. Le sue dichiarazioni pongono l’accento sulla necessità per la Russia di stabilire un controllo sull’Ucraina al fine di realizzare un nuovo impero. Dugin collega la geopolitica all’ideologia, affermando che quanto più consapevole sarà il popolo russo della propria civiltà sovrana e dell’impero russo, tanto più si riconnetterà alle sue radici e ai suoi valori che sono stati abbandonati negli ultimi duecento anni. Il filosofo russo afferma che la Russia ha tradito se stessa quando, abbandonando la religione, l’Ortodossia, lo Zar e senza aver difeso la civiltà sovietica, ha di fatto corrotto l’identità di un popolo. Queste scelte hanno portato alla negazione della giustizia sociale e hanno contribuito all’abbandono della stessa identità russa.

TESTO INTERVISTA

Pavel Volkov:
Aleksandr Dugin, alla luce degli ultimi eventi, è possibile un congelamento del fronte ucraino?

Aleksandr Dugin:
Il conflitto Palestinese ha cambiato seriamente la situazione, tutti i paesi subordinati agli Stati Uniti sono stati in guerra con noi fin dal primo momento. L’Ucraina ha avuto un’enorme sostegno, spesso lo sottovalutiamo per motivi politici e propagandistici, ma in realtà è stato un evento senza precedenti, tanto che possiamo dire che la Russia era in guerra con la NATO. Ora c’è un nuovo soggetto: il mondo islamico. Anche se si tratta di una coalizione di pochi paesi, ad esempio Libano, Siria, Yemen e Iran, è già sufficiente per dirottare un’enorme parte dell’attenzione militare verso un’altra regione. E poi c’è Taiwan, quindi l’Ucraina non è più l’unico fronte di lotta del mondo occidentale unipolare contro il mondo multipolare. Stanno emergendo nuove linee del fronte. Il tema dell’Ucraina sta passando da una priorità esclusiva a una secondaria. L’Occidente è fedele. L’Occidente sosterrà l’Ucraina per molto tempo, ma probabilmente con meno entusiasmo. E proprio questa situazione è possibile che ci suggerisca qualche nuova mossa, ad esempio di congelare il conflitto per effettuare una rotazione, per preparare i nuovi quadri, eccetera.

Pavel Volkov:
A quali condizioni?

Aleksandr Dugin:
Il punto è che qualsiasi termine di tregua, che potrebbe essere offerto ora sarebbe di 20 livelli inferiore a quello che potremmo considerare minimamente accettabile. Saranno richieste cose umilianti e impossibili che nessuno prenderà in seria considerazione. Cosa è successo con l’accordo sul grano, quando Mosca si è resa conto che le sue condizioni potevano essere 20 livelli sotto il minimo accettabile, ha interrotto l’accordo e con il cessate il fuoco ci saranno richieste ancora più dure per vari motivi. Sia per le aspettative eccessive dell’Ucraina stessa, sia per la demonizzazione radicale dei russi in Occidente, che per la sovrastima della nostra debolezza. A un certo punto abbiamo dato prova di debolezza ritirandoci da Kiev e dalla regione di Karkiv. Dopo di ciò, l’Occidente ha avuto l’impressione che la Russia fosse finita, che fosse debole, che fosse un colosso con i piedi d’argilla e che si potesse eliminare facilmente. Poi ci siamo riassestati e si è scoperto che non era del tutto vero, ma le aspettative sono rimaste alte. Penso quindi che ora possano seguire proposte di colloqui di pace, ma i termini iniziali saranno così inaccettabili che la Russia, anche se volesse, non potrà accettarli per mille motivi. Stiamo iniziando la campagna elettorale per le elezioni presidenziali, che ovviamente si svolgeranno sotto il segno della vittoria e tutto ciò che assomiglierà anche lontanamente ad una vittoria sarà accolto con favore. Qualsiasi cosa che assomiglia alla sconfitta o al tradimento nel Presidente in carica nel futuro Presidente avranno l’autorità per affrontarla? Ecco perché non sono troppo preoccupato per i colloqui di pace, si tratta della cosa peggiore su cui ci siamo arenati, ma a quanto pare non è l’unica, abbiamo visto molti altri problemi durante la guerra di liberazione.

Pavel Volkov:
In assenza di un negoziato cosa può succedere?

Aleksandr Dugin:
Assisteremo probabilmente a una destabilizzazione della situazione nell’Ucraina stessa, sentendo l’indebolimento del sostegno l’elite ucraine si sfideranno e si scaricheranno l’un l’altra le responsabilità. Zelensky si trova ora in una posizione molto difficile, potrebbe aver annullato le elezioni in modo ragionato quando un paese è in guerra, di solito è governato da un dittatore, una persona che a causa di circostanze storiche è costretta a concentrare tutto il potere nelle sue mani. Nulla di speciale in questo, ma in Occidente il continuo svolgersi delle elezioni, la costante riproduzione dei cicli elettorali sono in un certo senso uno strumento essenziale, è necessario cambiare costantemente i leader per evitare che acquistino il senso dell’impunità. E anche i leader filo-occidentali troppo legati alle loro poltrone, vengono destituiti in Occidente. Ecco perché l’idea di rinviare le elezioni, che Zelensky sembra aver concordato con l’Occidente, in realtà sta lavorando contro di lui. Ci sono due pesi e due misure, ora si può sostenere la cancellazione delle elezioni e poi dare la colpa a Zelensky.

Pavel Volkov:
Ma se per qualche motivo il congelamento del conflitto dovesse avvenire, quali rischi comporterebbe per la Russia? Dopotutto anche la Russia è sotto pressione per certi versi.

Aleksandr Dugin:
E’ la cosa peggiore che possa accadere in questa guerra è la pace, cioè una tregua alle condizioni del nemico. La realizzazione di queste condizioni non può essere presentata come una vittoria, perché in effetti abbiamo perdite enormi, la gente perde i propri cari, i propri figli, il sangue scorre nell’anima dei russi e dire semplicemente che congeleremo il conflitto non verrà accettato da nessuno. Tutto ciò è un rischio per il collasso del paese e del sistema ed è meglio non pensarci nemmeno. Credo che le nostre autorità si rendano conto in modo molto serio che è impossibile congelare il conflitto senza una vittoria, senza risultati positivi, evidenti, tangibili e visibili. Certo se ne parlerà, qualcuno che sogna la sconfitta della Russia all’interno e all’esterno della stessa esacerberà la situazione. Ma per quanto posso immaginare del potere supremo, questo sarà impossibile. Parleremo di pace quando avremo la vittoria.

Pavel Volkov:
Come si capisce se la vittoria è giunta?

Aleksandr Dugin:
La vittoria può essere diversa, può trattarsi della vittoria su tutta l’Ucraina o della liberazione della sola Novorossia o anche di una parte della Novorossia all’interno dei quattro soggetti che fanno già parte della Russia nei loro confini amministrativi, ma anche il consolidamento dei confini dei quattro nuovi soggetti può essere considerata una vittoria minima, che però non sarà in realtà una vittoria. A mio avviso non si tratterebbe nemmeno del minimo, ma del fallimento e della sconfitta agli occhi della nostra società che ha già versato tanto sangue. Metà Ucraina come Odessa, Mikolaive, Karkiv, Dnipropetrovsk. La distanza tra ciò che può essere la base per i colloqui di pace per l’Ucraina e l’Occidente e per noi è troppo grande finché le posizioni non si avvicineranno, finché non lanceremo una potente offensiva con un assedio a Kiev sarà impossibile negoziare.

Pavel Volkov:
Quindi, solo la cattura militare diretta dei territori può essere la base per i negoziati.

Aleksandr Dugin:
Oppure se il governo ucraino dovesse crollare. D’altra parte potremmo arrivare ai negoziati se tutto crollasse, ma ovviamente è improbabile. In breve la differenza tra le due serie minime di proposte di pace è ora così grande che ulteriori ostilità sono inevitabili, e con esse arriveranno i processi politici all’interno della Russia e dell’Ucraina. All’interno della Russia sono prevedibili, ovvero un rafforzamento del partito della vittoria e la definitiva liberazione dal partito dei traditori. Mentre in Ucraina, a mio avviso dovremmo aspettarci la disintegrazione. Quando la gente non ottiene ciò che sogna, quando la distinzione tra ciò che viene proclamato e ciò che è reale diventa del tutto inaccettabile, si cerca qualcuno da incolpare, qualcuno deve rispondere del fallimento dell’offensiva tanto propagandata. Questo ha indebolito la società Ucraina, dividendo le élite all’inizio della guerra di liberazione. Sia la società che le élite ucraine si sono rivelate piuttosto solide grazie alla propaganda nazista all’aspettativa di viaggi in Europa e soprattutto all’odio nei nostri confronti. La russofobia, il sentimento di rabbia, l’odio, il desiderio di uccidere, di distruggere, hanno davvero unito quella società, ma anche questo ha i suoi limiti. Il fallimento della controffensiva ha dimostrato che la Russia è molto potente e con questo fallimento le élite ucraine e la società Ucraina dovranno fare i conti. Come reagiranno? Onestamente non lo so, non so se questo fallimento sarà sufficiente a colpirli così duramente da farli crollare e arrendersi, o se saranno in grado di ricostruirsi e continuare a resistere. Ma in ogni caso le nostre prospettive possono non essere brillanti, ma non sono negative, sono affidabili, legate alla volontà del Presidente di condurre il paese alla vittoria, mentre la situazione in Ucraina peggiorerà. Zelensky è stanco, prima ci ha fatto ridere come un clown, poi ha versato sangue, ha usato tutti i metodi per attirare l’attenzione, ma non ha nulla per impressionare, sorprendere o ispirare. Quindi la sua stella sta iniziando a spegnersi. In più l’Occidente è distratto su altri fronti. In questa situazione penso che molto, molto lentamente l’iniziativa passerà a noi molto lentamente, perché è difficile combattere contro tutta la NATO e con un fantoccio così rabbioso e pieno di odio come l’Ucraina, considerate un branco di lupi rabbiosi a cui vengono forniti i missili a lunga gittata. Non sappiamo davvero come controbattere a una cosa del genere.

Pavel Volkov:
Questi problemi possono dividere la società ucraina, che comunque non si innamorerà della Russia. Ci sono ancora strumenti non militari per far uscire l’Ucraina dal controllo esterno dell’Occidente o il treno è già partito?

Aleksandr Dugin:
Non credo ne siano rimasti, il treno è partito, li avevamo, ma non li abbiamo usati, quindi ora non c’è altra soluzione al problema se non quella militare. Un’altra domanda è, cosa fare dopo se immaginiamo di aver liberato l’Ucraina fino a Leopoli? Cosa offriremo loro dopo? Certamente dovremmo offrire loro qualcosa, ma non è una questione di cui parlare oggi, la guerra sarà così complicata e lunga che avremo tempo per pensare a cosa fare. Sono assolutamente convinto che non ci sia altra via d’uscita, se non l’impero e l’ortodossia. La creazione di un potente polo mondiale per la conservazione della cultura classica e della visione del mondo classico in contrasto con il moderno Occidente degenerato. Una mobilitazione per l’inizio di un mondo culturale slavo. Ne abbiamo bisogno e questo sarà abbastanza accettabile anche per gli ucraini. Ma prima dobbiamo spezzare la schiena della macchina politica liberal nazista occidentale, se riusciremo a distruggerla, allora penseremo a cosa dire agli ucraini. Ma finché il nostro stivale non sarà al confine con la Polonia e l’Ungheria, è inutile parlare di economia e ideologia. Nessuno ci ascolterà. Solo dopo una schiacciante vittoria militare prenderanno sul serio le nostre parole. Finora abbiamo sprecato il potenziale delle minacce, va bene quando lo dicono i commentatori, ma quando le nostre principali figure militari e politiche dicono non fate questo o vi andrà male, e poi quel male non arriva, abbassano notevolmente il valore delle parole e delle dichiarazioni della Russia. In questa situazione, finché non risponderemo alle nostre parole con i fatti, finché non sconfiggeremo completamente l’Ucraina sul campo di battaglia. Credo che nella situazione attuale sia semplicemente il responsabile parlare di qualsiasi altra leva. Nessuno ci ascolterà, l’economia non ha alcun ruolo, stanno facendo esplodere gasdotti che richiedono decenni e miliardi di investimenti per essere costruiti. Francamente l’economia non ha alcuna importanza se non quella militare. E l’economia militare significa un numero sufficiente di armi di alta qualità e buone uniformi per i soldati, è l’unica cosa che conta.

Pavel Volkov:
Ma l’economia è anche un tenore di vita. È questo, tra l’altro, che attrae gli ucraini in Europa. Non è poi così trascurabile il fatto che in quelle nuove regioni c’è sviluppo che le persone hanno un posto dove vivere, studiano, che hanno lavori ad alta professionalità e altamente retribuiti. Dovrebbe essere piacevole da toccare con mano per gli ucraini.

Aleksandr Dugin:
No, non saranno interessati. In primo luogo nessuno glielo mostrerà. In secondo luogo, se l’Ucraina avesse combattuto per avere un conforto, sarebbe rimasta unita alla Crimea. Sarebbe stata un po più discreta e flessibile nella sua politica verso la Russia, avrebbe ottenuto il conforto europeo e si sarebbe trovata in una posizione generalmente buona, no? Gli ucraini hanno sacrificato tutto questo per una sola cosa, uccidere un russo. La furia della loro russofobia sostituisce qualsiasi considerazione su chi sta bene lì o su chi viene pagato quanto non credo affatto che si tratti di motivazioni materiali del nostro nemico. Il nostro avversario è posseduto da un demone, non si può discutere con un demone, un demone mandato per distruggere, uccidere, morire. Non pensa a dove sia più redditizio per lui vivere, ovvero con i russi nei nuovi territori o in Occidente. La sua coscienza vive completamente separata dal corpo e in questa lotta con la diabolica Ucraina non funzioneranno affatto le argomentazioni relative al fatto che nei nuovi territori le condizioni di vita sono migliori. Che si stanno costruendo città in primo luogo non verranno mostrate. In secondo luogo, non ci crederanno finché una persona è posseduta da un demone. Cosa puoi dirle? Cosa spiegare, ad esempio, a un uomo ubriaco? Non andare sulla carreggiata verrai investito! Ma lui ci andrà lo stesso, perché le sue gambe ci vanno, non pensa, non sente nulla. E la Possessione demoniaca è ancora peggio. Ti priva di ogni pensiero critico, non valuti nulla, non vedi nulla, non credi più a nulla. I posseduti vivono in un mondo assolutamente illusorio, dove lo stesso fattore materiale si trasforma in una sorta di desiderio demoniaco.
Noi diciamo loro, qui c’è il comfort, qui c’è la convenienza, qui c’è la prosperità e loro rispondono, no, voi ci state mentendo. Il fattore materiale è quando un russo verrà ucciso, quando ha un moscovita verranno cavati gli occhi quando lo bruceranno, allora sarà un fattore materiale da qualche parte. A Mariupol si stanno costruendo case in cui vivono felici ex cittadini ucraini, ma nessuno di loro ci crederà, anche se lo vedessero non ci crederebbero. Finché non spezzeremo il collo alla macchina politico militare non cambierà nulla, nessuno ascolterà mai tali argomentazioni.

Pavel Volkov:
Che dire delle persone nei nuovi territori, dei milioni di rifugiati che sono arrivati in Russia hanno vissuto a lungo in Ucraina e dopo il Maidan? Sono stati oggetto di un trattamento mirato. Sono persone problematiche, bisogna comportarsi in modo speciale con loro?

Aleksandr Dugin:
Sono persone complicate, ma più facili di quelle che si trovano dall’altra parte. Certo, hanno bisogno di un adeguato approccio, ma ora, lo ammetto, non ho tempo per loro. L’esistenza della Russia è in gioco. Cioè mi rendo conto che è una cosa importante, ma se non ci sarà la Russia non ci saranno né queste persone né altre. Non ci potranno essere affatto. Noi nella capitale viviamo in una sorta di stato di congelamento, mentre in realtà sul fronte a Zaporozhye a Kherson, nel Donbass è in corso una sanguinosa guerra per la storia. Camminiamo per le strade, andiamo in scooter ma sotto di noi il terreno, al di sotto dell’asfalto, è intriso del sangue e del dolore di quelle persone che stanno combattendo per noi. Le persone che si sono recentemente trasferite in Russia capiscono perlomeno a cosa sia servito tutto questo. Sono loro che devono spiegarci cosa sta succedendo. Noi non possiamo dire loro nulla perché la Russia, in generale, ha anche la colpa di aver permesso che tutto questo accadesse. Quando l’Ucraina ha iniziato a comportarsi in modo assolutamente russofobico perché non l’abbiamo fermata quando potevamo farlo? Abbiamo commesso così tanti errori nei confronti dell’Ucraina negli ultimi trent’anni che siamo in parte responsabili e le persone che vivono nei nuovi territori si sono accorte da sole di tutto ciò e hanno fatto le loro scelte, sono i nostri maestri, sono molto più svegli. In questa guerra sono stati i primi a svegliarsi e a risvegliare la Russia, dovremmo trattarli con la massima attenzione e amore, ma sono loro che dovrebbero condurci a Liv. Penso che non siano loro ad avere bisogno del nostro sostegno, ma noi del loro. I popoli dei nuovi territori sono la nostra avanguardia, ci indicano la strada. Per quanto riguarda i nostri obblighi sociali nei loro confronti, credo che li stiamo rispettando. Ora ci troviamo in una situazione in cui stiamo superando l’incubo in cui è sprofondato il nostro paese alla fine degli anni 80. È una tragedia condivisa, dobbiamo ripristinare l’unità del nostro impero, è semplicemente un dovere storico ed è per questo che possiamo e dobbiamo pagare qualsiasi prezzo. Se non ci sarà nessun impero non ci sarà la Russia, non ci saremo noi, e non solo il nostro futuro, ma nemmeno il nostro passato. Se sconfiggeremo l’Occidente in Ucraina allora confermeremo con i fatti di essere un polo di civiltà sovrano, un polo del mondo multipolare, preserveremo così il nostro presente, il nostro futuro e il nostro passato, altrimenti saremo finiti, saremo cancellati dalla storia.

Pavel Volkov:
Alexander Gelievich, lei rappresenta uno dei movimenti filosofici e politici più popolari in Russia. Sarebbe interessante conoscere come lei e i suoi sostenitori vediate il futuro della Russia.

Aleksandr Dugin:
Inizia tutto con la geopolitica per essere un impero, come diceva Brzezinski, la Russia deve stabilire il controllo sull’Ucraina, la geopolitica è legata all’ideologia, più ci rendiamo conto di essere una civiltà russa sovrana, un mondo russo, un impero russo più ci rivolgeremo alle nostre radici, ai nostri valori che abbiamo abbandonato soprattutto prima, 100 anni fa, con i bolscevichi e dopo negli anni 90 con il resto. In realtà ci siamo traditi completamente in 100 anni, prima abbandonando la religione, l’ortodossia, lo zar e poi abbandonando la giustizia sociale e la difesa di una civiltà sovietica molto speciale. Abbiamo tradito noi stessi due volte in 100 anni e non è stato invano. Abbiamo tradito l’impero, abbiamo tradito il mondo russo, abbiamo tradito la nostra identità e ora è necessario ripristinarla.

Pavel Volkov:
Forse Brzezinski non è esattamente il tipo di pensatore sulle cui idee la società russa dovrebbe fare affidamento. Che cosa significa per lei impero? Qual è la configurazione del potere della proprietà della struttura sociale che ha in mente?

Aleksandr Dugin:
L’impero che costruiremo con la liberazione dell’Ucraina dovrà avere una struttura ideologica, completamente indipendente, che si baserà sulla continuità delle diverse fasi della storia russa. Ci saranno elementi di ortodossia e di potere autocratico supremo e necessariamente di giustizia sociale. Nel periodo sovietico questa era l’esigenza principale del popolo russo e degli altri popoli della Russia. Allo stesso tempo, naturalmente, l’ateismo, il materialismo, l’idea del tutto plebea, meschina e disgustosa del progresso materiale dobbiamo scartarla, dobbiamo tornare agli ideali della Chiesa, all’ortodossia, agli ideali delle alte aspirazioni. Ai principi dell’aristocrazia dello spirito. Sono tutte cose che sono andate perdute negli ultimi 100 anni e che dobbiamo ripristinare mentre guadagniamo la vittoria sul fronte ucraino.

Pavel Volkov:
Mi sembra una sorta di eclettismo, autocrazia e giustizia sociale allo stesso tempo, e chi possiede la proprietà? Dopotutto la giustizia sociale dipende direttamente da come distribuire ciò che abbiamo.

Aleksandr Dugin:
Solo i materialisti hanno in mente la questione della distribuzione della proprietà. La proprietà è importante, ma in realtà ci sono molte altre opzioni oltre alla completa uguaglianza materiale, al comunismo e alla disuguaglianza borghese. Se parliamo di una società solidale, socialmente orientata, il divario tra ricchi e poveri non dovrebbe superare i limiti normali. In una società solidale deve esistere l’aiuto reciproco, il principio dell’autocrazia non contraddice in alcun modo il principio di giustizia sociale.

Pavel Volkov:
Beh, il comunismo non riguardava la piena uguaglianza materiale, ma l’assenza di sfruttamento. Se ho capito bene, nella società solidale dell’impero del futuro rimarranno i ricchi e i poveri e ci sarà il capitalismo. Ma dal volto umano, con una distribuzione più equa della ricchezza.

Aleksandr Dugin:
Al contrario, il capitalismo è un modello anglosassone che distrugge tutto. Il capitalismo non è solo una società con un mercato, ma una società di mercato dove tutto si vende, dove tutto si compra. Dove c’è una sola classe, la borghesia, il capitalismo è l’essenza di ciò che stiamo combattendo. No al capitalismo, non ci può essere capitalismo in un vero e proprio impero sacro. È un sistema completamente diverso. Ma perché parlare solo in termini di modelli politici occidentali? Socialismo, capitalismo, sono tutti i prestiti della cultura occidentale che ci è estranea. Dobbiamo ricostruire la società russa e avremo una proprietà russa. Il modo in cui il popolo russo ha tradizionalmente inteso la proprietà è questo.

Pavel Volkov:
In epoche diverse, il popolo russo ha inteso la proprietà in modi diversi. Che cosa intende?

Aleksandr Dugin:
Leggete il giurista euro asiatico Nikolai Alexis, il popolo russo e lo Stato era un libro meraviglioso. Egli afferma che l’approccio più corretto è l’idea di proprietà privata relativa. La proprietà privata relativa è più o meno ciò che in Unione Sovietica si intendeva per proprietà personale. È a nostra disposizione, ma non possiamo farne ciò che vogliamo. Ad esempio un cane è in nostro possesso, ma non possiamo ucciderlo perché sarebbe immorale per la società e senza cuore per il cane stesso. Sarebbe un crimine. Lo stesso vale per tutto ciò che ci viene affidato. Dovremmo trattare la terra, le case, i mezzi di trasporto e altre cose con considerazione sociale e morale. Non è una cosa da poco.

Pavel Volkov:
E anche immorale uccidere un servo della gleba, saltichica fu punito per questo ai suoi tempi, ma è ancora un servo della gleba. Ma non è questa la questione principale. In base a quale principio ci verrà affidato qualcosa? A qualcuno verrà affidata una piattaforma petrolifera a qualcun altro un appartamento della cruscevka in un quartiere dormitorio di una città di provincia, giusto?

Aleksandr Dugin:
No, non lo è. Sono assolutamente convinto che le ricchezze del popolo, petrolio, gas, risorse naturali debbano appartenere tutte allo Stato, esclusivamente allo Stato, perché non possono essere oggetto di proprietà privata, per quanto la gente contribuisca a estrarle. Il sottosuolo appartiene allo stato, all’intera nazione, pertanto ogni cittadino di questo bellissimo impero dell’avvenire russo ha diritto a una certa quota della ricchezza della nazione. Perché ognuno di noi dovrà avere un minimo di risorse, un minimo di alloggi, un minimo di terra. Questo sarà il compito di un forte potere autocratico, perché si tratta di un sostegno. Le persone che vivono nelle loro case, sulla loro terra daranno vita ai figli della Russia che saranno leali e riconoscenti, saranno veri sostenitori e saranno cresciuti nel modo giusto. Dobbiamo cambiare tutto. Se applichiamo al futuro impero i principi di ciò che abbiamo avuto nel ventesimo secolo o ciò che vediamo in Occidente, questi sono esempi assolutamente fallaci. E’ necessario costruire una società completamente nuova e questa nuova società è la società del futuro impero che dovrà rompere con l’Occidente, con le sue idee di capitalismo, socialismo, uguaglianza e disuguaglianza.

Pavel Volkov:
Né socialismo, né capitalismo, né uguaglianza, né disuguaglianza. È difficile capire come si possa agire nel mezzo.

Aleksandr Dugin:
Tutto deve essere diverso, tutto deve essere solidale, spirituale, altamente sviluppato, altamente educato, altamente organizzato. E noi lo sappiamo fare. Queste sono le nostre idee, i nostri sogni. Già nel 900 e persino nel diciannovesimo secolo, l’obiettivo dei nostri antenati era quello di costruire una società giusta. E quando l’abbiamo concretizzata secondo gli stampi occidentali, l’uno o l’altro, siamo arrivati alle contraddizioni. Occorre uno sviluppo molto aperto. Tutto si risolverà con la vittoria in Ucraina. Non potremo andare oltre la nostra posizione se non rinnoviamo e rivitalizziamo il sistema nella stessa Russia. Quindi, man mano che ci rafforzeremo, man mano che rivendicheremo la nostra identità, otterremo una vittoria dopo l’altra. Ogni vittoria in prima linea significherà in realtà una vittoria all’interno del sistema e l’instaurazione nella nostra società di leggi e proporzioni corrette, che sono state mostruosamente infrante negli ultimi 100 anni di storia e nel settantenale ciclo sovietico ma soprattutto negli ultimi trent’anni di governo liberal che di fatto è esogeno al Paese.

Pavel Volkov:
Se le leggi e le proporzioni corrette come lei dice sono state distrutte esattamente 100 anni fa, allora erano corrette all’inizio del ventesimo secolo? È questa la società che secondo lei era buona? Ma non era un capitalismo con vestigia feudali?

Aleksandr Dugin:
No. E poi ci sono state molte falsità. Ciò che si sognava nel diciannovesimo e nel ventesimo secolo deve essere realizzato nel ventunesimo, tutte le forme concrete di realizzazione che questi sogni hanno assunto richiedono un’analisi critica molto seria. Ma la cosa più importante è il motivo per cui rifiutiamo gli ultimi 100 anni. Perché è allora che la Chiesa fu rifiutata. La sacralità fu rifiutata, abbiamo seguito la strada occidentale del materialismo dell’ateismo, e poi, negli ultimi trent’anni, del capitalismo. E prima ancora del socialismo, ci siamo lasciati trasportare dalle idee materialiste ateiste dell’Occidente e così abbiamo distrutto tutto. Abbiamo distrutto la nostra società, abbiamo distrutto la nostra spiritualità, abbiamo distrutto le nostre famiglie, abbiamo distrutto la nostra cultura, ci hanno fatto ballare con alcune donne pazze come la Pugačëva che ha ballato fino all’ultimo momento, spaventandoci con le sue grida isteriche e insensate. Poi, in un momento critico per il paese. Si presenta in Israele dopo aver ridicolizzato il nostro paese in preda alla russofobia e quando anche lì è chiamato a mostrare un po di tatto e di coraggio nei confronti della nuova terra, a quanto pare non così nuova, visto che egli si era rifugiato, sparisce anche da lì. Questo è il tipo di bruttezza che gli ultimi 100 anni della nostra storia hanno prodotto, la feccia disgustosa della razza umana è diventata un modello per la nostra cultura. Figure simili in politica, in economia e così via. E ora dobbiamo uscirne.

Pavel Volkov:
Tali personaggi sono un prodotto solo dell’epoca da lei citata? Ma tutti gli eroi della grande guerra patriottica, e non solo, che ci ha regalato il diciannovesimo secolo e in quelli precedenti erano tutti patrioti? Non c’era nemmeno un traditore?

Aleksandr Dugin:
Non sto dicendo che dovremmo tornare indietro, dobbiamo andare avanti e realizzare i sogni del popolo russo, dei patrioti russi che hanno combattuto per la Russia, che hanno visto i suoi difetti ma che hanno sognato una Russia migliore, la Russia del futuro. Sono questi i loro sogni che dobbiamo realizzare non solo ripristinare ciò che è stato. Se nel diciannovesimo secolo tutto fosse stato perfetto, non ci sarebbero state rivoluzioni e le persone che hanno fatto le rivoluzioni, forse molte di loro, erano anche animate da buoni pensieri. Questi buoni pensieri, questi sogni luminosi, l’amore per la Russia, la fedeltà a Dio, la comprensione della nostra cultura, della nostra identità, la sua difesa, la volontà di giustizia. Questi ideali, questi valori tradizionali dovrebbero essere incarnati ora nella Russia che costruiremo. Quindi sì, la monarchia e l’ortodossia sono principi, e sono perfetti. Abbiamo avuto l’autocrazia nel corso della nostra storia e negli ultimi 100 anni è stata anche monarchia. Solo che non si chiamava così. L’autocrazia è il principio più importante nell’organizzazione di territori così vasti. Il principio dell’impero, il principio dell’ortodossia e dello spirito, la superiorità dello spirito sulla materia, questo è l’orientamento di tutta la nostra società, senza di esso non ci sarà un senso. Noi non siamo di questo mondo, il nostro impero non è di questo mondo. O meglio è in parte di questo mondo e in parte no. E questa dimensione spirituale, questa verticalità, è la cosa principale da trasmettere. È necessario realizzare il sogno dei nostri antenati, del diciannovesimo e del ventesimo secolo, ma senza religione, senza fede, senza chiesa, senza Dio, senza Cristo, qualsiasi società, anche la più perfetta, non avrà nessun valore.

Pavel Volkov:
Ma non si può costringere la gente a credere in Dio, se non ci crede.

Aleksandr Dugin:
Sai quando questa guerra è iniziata molte persone, soprattutto i volontari, vi si recavano con la bandiera rossa, alcuni con la bandiera imperiale, ma ora, gradualmente, sta comparendo sempre di più il Salvatore. Lo Stendardo con Cristo è il più comune tra le unità di volontari. Cristo stesso verrà se ci rivolgiamo a Lui. Lui verrà da noi se le persone si rendono conto del loro amore per la madrepatria, iniziando semplicemente con lo sfogliare la nostra storia, pagina per pagina, vedranno l’importanza della Chiesa. Non c’è bisogno di forzare nessuno, non ci deve essere alcuna costrizione. Sono assolutamente convinto che ogni russo sia profondamente ortodosso e cristiano. Molti non se ne rendono conto, non bisogna forzare, non bisogna imporre nulla a nessuno, basta dirglielo. Quando le persone vengono torturate per 70 anni, con la propaganda dell’ateismo che massacra le loro idee sullo spirito, sulla religione, sull’anima sull’eternità, sul paradiso, sulla resurrezione dei morti, chi potrebbe sopportarlo? Cosa succederebbe se ti mettessero in una cella per 70 anni? Ti torturassero, ti impiantassero false idee nella coscienza e poi per altri 30 anni, anche di peggio. Il messaggio era: occupati solo di te stesso, non c’è giustizia, non c’è patria, ci sei solo tu finché vivi, e quindi ti trasformavi in un automa senza anima e caricavi i tuoi sogni appestati e gli eventi della tua vita da idiota su un server cloud. Questo sarà il modo in cui sarete conservati, sempre che rubiate abbastanza denaro per congelarvi e poi scongelarvi un giorno. Queste idee sataniche infernali sulla vita, con cui il mondo è stato indottrinato, vengono messe a tacere sui fronti, vengono tirate fuori quando un uomo pensa a cosa significhi essere un russo. E per lui arriva questo Stendardo con il Salvatore. Ma chi lo porterà? Lo porteremo noi. Lo porteranno i sacerdoti, il popolo russo lo porterà. Lo Stato porterà questo Stendardo con il Salvatore. Basterà guardarlo e tutto diventerà chiaro automaticamente. Naturalmente aiuteremo le persone a tornare se stesse, senza costringerle a prestare giuramento a una nuova ideologia. Non abbiamo bisogno di inventare nuove ideologie, dobbiamo tornare a noi stessi perché il ritorno a Dio non è un ritorno al passato, è un ritorno all’eterno, l’eterno esiste. L’Occidente ha deciso di costruire la sua civiltà degli ultimi secoli, sul fatto che non esiste l’eterno, che esiste solo il tempo. Questa è un’idea falsa, il diavolo parla attraverso le loro bocche, questo è il diavolo con cui combattiamo oggi ogni giorno ad Adveedka a Kherson, vicino a Backmut. Questo è un vero diavolo perché crede e vuole farci credere che non esista l’eternità. Noi siamo i soldati dell’eternità.

Grazie a Bet17 per la realizzazione di questi video e per la traduzione e il montaggio. Se volete sostenere il suo lavoro troverete su B17tv.com le informazioni per farlo.

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