Combustibili fossili: la Cop28 si chiude senza un impegno vincolante per l’eliminazione

«I 198 delegati alla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima hanno approvato il cosiddetto Global Stocktake, dove, per la prima volta, si parla di “transizione dai combustibili fossili”. L’obiettivo sarebbe quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma non è esplicitato se l’abbandono definitivo di gas e petrolio dovrà avvenire effettivamente entro tale data. Il testo non ha infatti incluso le espressioni “phase out” o “phase down” (eliminazione graduale), alle quali si erano opposte le nazioni produttrici di petrolio, a partire dalla padrona di casa Arabia Saudita – scrive L’Indipendente – Il termine scelto è stato invece il meno impegnativo “transitioning away” (transizione), da attuare in un non meglio specificato modo “equo, giusto e ordinato”. La formulazione adottata è però nel complesso vaga e, soprattutto, non vincolante dato il solo e debole appello “calls on”, (“i Paesi sono chiamati a…”)».

«Questo non è l’accordo storico di cui il mondo aveva bisogno: presenta molte lacune e carenze. Ma la storia sarà scritta se tutte le nazioni, le imprese, i leader locali e le voci della società civile, che si sono uniti per formare una forza senza precedenti per il cambiamento, saranno determinati a conseguire l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. Ciò significa, con urgenza, fermare tutti i piani di espansione fossili che ci stanno spingendo oltre il limite di 1,5°C» scrive Greenpeace.

Per Legambiente l’accordo siglato dalla Cop28 presenta «tre talloni d’Achille legati al ricorso alle tecnologie d’abbattimento di emissioni di anidride carbonica e all’utilizzo di fonti fossili come combustibili di transizione per garantire la sicurezza energetica. È inoltre mancato un serio impegno per la finanza climatica indispensabile per aiutare i paesi più poveri e vulnerabili ad accelerare la fuoriuscita dalle fossili».

«La scelta paradossale di riunire 195 stati negli Emirati Arabi, uno dei principali paesi produttori di petrolio, e di dare al ministro Sultan Al Jaber, che dirige l’azienda petrolifera statale, la presidenza di una conferenza decisiva per invertire una rotta che sta portando al collasso climatico, fin dall’inizio è stato un pessimo segnale politico – commenta Barbara Nappini presidente di Slow Food – l’accordo sulla transizione verso la neutralità carbonica è zeppo di scappatoie e permetterà ai Paesi di non muoversi con la velocità necessaria per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C».

«La cosa più deludente è che, come ci aspettavamo, l’agroecologia non è emersa come elemento chiave e potenziale soluzione per cambiare il sistema alimentare e combattere il cambiamento climatico. Si è discusso molto di fonti energetiche alternative, ma, ancora una volta, non si è messo in discussione il modello attuale di sviluppo, produzione e consumo – continua Nappini – Ancora una volta, la Cop28 ha dimostrato come questi incontri globali non guardino al futuro della nostra vita sul pianeta e della nostra salute, ma siano in balìa degli interessi delle multinazionali».

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